Partiamo da un assunto che deve esser chiaro: Konstantin, con le sue dichiarazioni sulle donne-dj rilasciate a Groove nel giungo del 2017, ha detto una cazzata. Una grossa, di quelle da non poter esser taciute – tanto che il nostro Damir non ha usato tanti giri di parole per apostrofarlo riportando la notizia.
E dire che una figura del suo spessore di occasioni per veicolare messaggi positivi ne ha avute diverse nel recente passato. Pensate al Circoloco, dove suona (o ha suonato, chissà!) come regular guest a lungo, e a Giegling, la label che guida insieme a un team di compari/amici di tutto rispetto: uno che ha qualcosa da dire, se ha a disposizione una tale esposizione all’interno del music business “underground” , può farlo serenamente. Dove e quando vuole. Lui però ha scelto la via sbagliata e ne ha pagato subito le conseguenze.
Capita a tutti di avere un’opinione sbagliata e di aver bisogno solamente che qualcuno ce lo dica per farcene rendere conto. Capita a tutti di dire qualcosa con leggerezza senza rendersi conto del peso specifico delle proprie parole e del rischio che si corre ad accendere la miccia che innesca e fa esplodere il web: tre, due, uno e via…il razzo e partito, la bomba innescata, la valanga è saltata giù dallo strapiombo. Che bello il web, quello delle reazioni di pancia e delle petizioni sottoscritte utilizzando più lo stomaco che il cervello. Che bello il web delle reazioni scomposte e delle doppie morali. Che bello tutto, se la cazzata non l’abbiamo detta noi.
È la più grande lezione che il web possa insegnare: “amico, occhio a quello che dici che prima o poi il cetriolo può tornarti in culo”. E qualcosa mi dice che Konstantin questa volta abbia davvero preso appunti da bravo scolaro.
Oggi, dopo che l’Amsterdam Dance Event ha deciso di cancellarlo dalla line-up dei tre eventi in cui era stato inserito (compreso quello della sua Giegling), le sue parole di ammenda non hanno ricevuto la stessa attenzione (maddai? Che novità!) dell’intervista a Groove, lasciando un po’ il tempo che trovano.
“I deeply apologize to the people that I have hurt and to those who spent so much time with me to get to this point. It took me long to get back to all this. I needed to process and find the right words, and first of all I had to learn to listen. I would love to know what I can do to make amends.”
E che potrà mai fare Konstantin per chiedere ancora scusa? Cosa, ammesso che abbia finalmente iniziato ad usare il cervello prima di esprimersi nuovamente su certi temi?
Purtroppo e lo dico per la reazione scomposta e – perché no? – un po’ violenta di The Black Madonna & Co. sembra quasi che Konstantin abbia avuto la sfiga di dire la cazzata sbagliata nel momento sbagliato, consegnandosi disarmato nella mani di quel web che, oggi, nel 2018, ha il potere di santificare o distruggere chiunque gli capiti a tiro nel giro di poche ore. In fondo, perché riflettere bene prima di agire se non l’ha fatto nemmeno lui un anno e mezzo fa durante l’intervista?
Che poi, non trovate che sia terribilmente fascista dire a qualcuno “tu no, tu non suoni con noi”…nemmeno l’ADE fosse un festival promosso da The Black Madonna, Octo Octa e le Discwoman tutte. A casa mia, ma magari sono un’eccezione, si sarebbe sollevato il problema in maniera diversa: “ah, c’è Konstantin? Noi non dividiamo la consolle con lui, restiamo tutte a casa. La festa fatevela da soli.”
Le dj che hanno promosso la petizione da duemila firme che ha estromesso Konstantin dall’ADE hanno sbagliato la forma, i modi e i toni del dibattito. Anzi: hanno del tutto escluso la possibilità di un contraddittorio, lamentandosi anche dell’invito a partecipare a un panel con tema il sessismo all’interno del music business fatto al boss di Giegling. Insomma: Konstantin è meglio che stia a casa, ammesso che non abiti ad Amsterdam, perché se vive lì farebbe bene a lasciare la città. Capito? È oggettivamente troppo.
“Cavì, ma tu che ne sai? Sei mai stato una donna?”. La risposta è ovviamente no: non ne so nulla, ma provo comunque a destreggiarmi agile su filo spinato che rappresenta quest’argomento. Io appoggio e sostengo chiunque si batta per la parità di diritti: uomini, donne, etero, gay, rifugiati, musulmani, bianchi, neri, gialli e arancioni fosforescenti. Tutti. Purché la loro azione e le loro idee siano (perlopiù) inattaccabili.
Perciò prima di prima di scagliarmi su Konstantin non posso fare a meno di chiedermi cosa sarebbe successo se al suo posto ci fosse stato Jamie Jones o Jackmaster, tra l’altro accusato di aver molestato il personale femminile di Love Saves The Day Festival prima di “liberarsi” dentro una teiera. The Black Madonna avrebbe avuto la stessa reazione alla Pasquale Bruno? Oppure l’essere un allegro cazzone scozzese può ammorbidire la pena inflitta dalla giuria? Perché non si è intervenuti prima anziché aspettare quasi quindici mesi prima di decidere di dare una gomitata sui denti alla carriera di Konstantin. Perché di questo si tratta in fin dei conti.
E voi, voi che avete firmato la petizione senza rifletterci bene e senza analizzare in fondo le conseguenze, siete sicuri che sia giusto porre fine in questo modo al lavoro di qualcuno?