Per me che sono nato a Palermo, e quindi sono siciliano, le tradizioni sono importantissime. Sono molto di più che una ricorrenza da festeggiare una volta l’anno, ma anzi servono a ricordarmi chi c’era prima di noi, cosa è stato fatto dai nostri antenati e per quale ragione. Sono la testimonianza attuale di un lontano passato, da preservare e mantenere vivo, oggi e per sempre. Come me, lo sanno benissimo gli organizzatori di’Ortigia Sound System Festival che hanno scelto la Fanfara dei Giudei di San Fratello di Messina per sviluppare tutto il concept grafico di questa quinta edizione della rassegna. Una tradizione importantissima nata nel Medioevo e resa attuale non solo con una grafica che ha preso gli elementi più caratteristici e li ha usati per comunicare nella rete, nelle t-shirt e nelle bag del merchandising e in una mostra allestita benissimo nel Lido OSS, ma anche messa a tutti gli effetti nella line-up del festival facendo sì che la Fanfara diventasse un’artista che con la propria musica ha “interrotto” piacevolmente il giovedì sera all’Antico Mercato e il sabato pomeriggio, con una marcia partita dal Tempio di Apollo e che ha attraversato tutta l’isola. Ecco la prima tradizione.
La seconda riguarda alcuni artisti che ormai sono presenze fisse del festival, ma più che presenze sono amici che hanno il piacere di ritornare a suonare ad Ortigia. Young Marco, Erlend Øye, Stump Valley, !K7 Soundsystem: ognuno a modo loro è tornato a dispensare il proprio background musicale nei più disparati scenari. Solo notizie positivissime, perché ci siamo persi i loro set, dal boat party di Young Marco, dal concerto al tramonto di Erlend Øye e dall’opening party degli Stump Valley – che hanno suonato per sei (e più) ore. !K7 Soundsystem invece ha aperto come meglio non poteva fare l’ultimo boat party del festival, quello con DJ Seinfeld. Tutti quanti, nessuna eccezione, hanno proposto la loro musica con il sorriso in faccia, contentissimi di tornare in un contesto strepitoso come quello dell’isola di Ortigia.
Altre tradizioni, sempre musicali, sono state messe in primo piano e ne sono uscite rinvigorite dal festival. Primo fra tutti James Holden nella sua nuova veste da sciamano elettronico insieme ai The Animal Spirits ha dato vita ad un live robusto ed efficace, quasi perfetto. Uno che ha raggiunto la perfezione da semi-Dio in terra è stato Omar Souleyman che con le sue tradizioni musicali siriane ha letteralmente preso per mano il pubblico dell’arena Maniace con un live vulcanico e travolgente e l’ha fatto divertire dall’inizio alla fine. Kamaal Williams ha portato con se un live splendido che ha rimesso in gioco le radici del jazz e dal palco dell’Antico Mercato ha fatto uscire una musica moderna sempre perfettamente in bilico tra jazz e funk. Il futuro è nelle sue mani e nelle corde del suo Rhodes. La leggenda vivente Lee Scratch Perry ha fatto il suo dignitosissimo lavoro allietando il pubblico del venerdì con un live reggae lento e affascinante. Mafalda, una che di tradizioni musicali ne ha fatto un lavoro sublime con la sua Melodies International, gestita insieme a Floating Points, ha messo su un set elegante e colorato con perle senza tempo disco, jazz, musica brasiliana, afrobeat e boogie. Infine, la napoletaneità è stata celebrata con lo showcase Napoli Sound formato da Mystic Jungle, Filippo Zenna e Nu Guinea. Nonostante mi sia perso Mystic Jungle, non è stato così per gli altri due: i Nu Guinea ormai sono due macchine da guerra formidabili in assetto dj set più tastiera: tra un “Secondo Coro Delle Lavandaie” di Roberto De Simone e la bellissima “Je Vulesse” il loro set è stato irresistibile. Ma il più intelligente, per tipo di musica proposta, e il più bravo, per audacia, è stato Filippo Zenna. Chi era lì presente sa che magia è stata creata in quella frazione temporale!
Ma come sempre per ogni festival ci sono come sempre dei vincitori e dei vinti. I vincitori sono tre, e parto dalle coreane C’Est Qui from Seoul Community Radio, che hanno lanciato dal truck di Automat Radio un missile di set house con punte affascinanti di acid da togliere il respiro. Il secondo vincitore è Tasker, che ha suonato una bellissima techno il sabato notte all’after targato Whities in compagnia di Bwana. Terzo vincitore, o meglio vincitrice, è stata Or:La. La ragazzina ha spaccato tutto, e nonostante i problemi al mixer, ha fatto un set micidiale con palate di electro fresca e coinvolgente. Piuttosto una mezza delusione sono stati Jarreau Vandal che ha fatto una selezione trap ne più e ne meno uguale a quelle che si trovano su Spotify, e gli Hot Chip con il loro nuovo progetto Megamix hanno fatto divertire, questo è innegabile, però considerata la loro carriera e il progetto potevano dare molto di più, e tutto questo “megamix” alla fine dei conti non c’è stato.
Una sorpresa che spero di vedere crescere nei prossimi anni fino a diventare tradizione è la terrazza con vista duomo di Siracusa da un lato e golfo illuminato dal sole al tramonto dall’altro. Questo bellissimo spot ha accolto artisti, stampa e addetti del settore con la musica di caldissimi nomi siciliani e non come Donato, ELIO, Kassiel, Cape Bazar, Gropina e Lamusa. Passarsi un paio d’ore bevendo del prosecco e conversando con colleghi e amici è stata una cosa fantastica.
Alla fine dei conti Ortigia Sound System Festival è stato come sempre una bellissima esperienza, organizzato con coscienza e passione in ogni minimo aspetto. Dall’impianto, agli allestimenti, preparati insieme ai Quiet Ensemble, quest’anno il festival è migliorato tantissimo, per merito di una famiglia fatta di organizzatori, driver, assistenti, tecnici e tanti altri che ha lavorato all’unisono senza una sbavatura. Le tredicimila presenze provenienti da più di quaranta paesi diversi sono il miglior premio che potessero ricevere. Ortigia Sound System è diventato sinonimo di garanzia, per tipo di offerta proposta, e di qualità, per nomi in cartellone. La quinta edizione è da incorniciare. Aspettando la sesta…