C’è un festival che alla settima edizione è riuscito a crescere ed imporsi amalgamando nel migliore dei modi, arte, conferenze, cinema e musica. Quello che infatti una volta era un evento di street art oggi è una realtà in continua evoluzione: quindici padiglioni e altrettante opere di artisti internazionali, un mese di eventi tra cui quattro conferenze tematiche, cinque weekend pieni di musica in collaborazione con alcune delle realtà più importanti del panorama internazionale e una serie di eventi off per radicarsi nel migliore dei modi nel territorio capitolino. Ad un giorno dall’apertura abbiamo incontrato Francesco Dobrovich, uno dei due fondatori di Outdoor festival e ci siamo fatti raccontare cosa succederà in questo mese pieno di appuntamenti da non perdere.
Come descriveresti Outdoor a qualcuno che non ha mai partecipato alle edizioni precedenti? Quali sono le figure principali che lavorano al festival?
Outdoor è espressione delle tendenze che nascono e animano le grandi città europee e internazionali. Outdoor è legato all’arte visiva, ma a queste mostre si accompagnano serate musicali, conferenze e molti momenti di approfondimento.
Nufactory è l’agenzia che lo ha fatto nascere. Il suo team è legato da una forte interazione e versatilità per cui è difficile definire i ruoli. Il lavoro di Nufactory è un lavoro di squadra. Manteniamo, ovviamente, una struttura manageriale conferendo, comunque, a tutta la parte curatoriale una grande importanza.
Il pubblico di Soundwall è sicuramente abituato alla contaminazione tra arte e musica, sono ormai diversi i festival che hanno in cartellone anche mostre e performance. Outdoor invece parte proprio dalla parte opposta: da sette anni siete il punto di riferimento per la street art, ma non avete mai trascurato la proposta musicale. Quali sono gli highlights di questa edizione?
Outdoor nasce come festival che propone, in primis, l’arte visiva e ci poniamo, da sempre, l’obiettivo d’incentivare il pubblico a vivere gli ambienti urbani con più consapevolezza. L’arte e la musica servono proprio a fare da tramiti per arrivare anche al nuovo pubblico. Noi di Outdoor siamo partiti con interventi di street art nei quartieri di Ostiense, Garbatella, San Paolo, Marconi, passando poi a una nuova proposta: da azioni in spazi pubblici alla riabilitazione di luoghi privati in disuso, sempre attraverso interventi di urban art e proposte culturali.
Questa settima edizione è molto ricca dal punto di vista artistico: dallo spagnolo Felipe Pantone, all’affermatissimo americano Craig Costello, anche conosciuto come Krink, il francese Honet e tanti altri artisti che potrete scoprire sul nostro sito.
Molti di questi artisti, in linea con il tema curatoriale di questa edizione “Beyond”, si sono appunto spinti oltre realizzando opere diverse da quelle che sono soliti realizzare, andando al di là anche di quello che ci si potrebbe aspettare dalla classica street art. L’istallazione super tecnologica dei Tundra dalla Russia o la scultura di Virgilio Villoresi sono solo alcuni esempi.
Dal punto di vista musicale l’obbiettivo, come anche per quello che riguarda le arti visive, è quello connettere Roma con altre città europee e internazionali: sei eventi tematici sulle nazioni partner: uno dedicato all’Italia con il concerto di Cosmo, uno con la Russia, che aprirà la manifestazione questo sabato, la Norvegia con Prins Thomas, la Spagna rappresentata da Francesco Tristano, l’Austria dagli Elektro Guzzi e l’hip-hop Paris Festival per la Francia.
Una delle caratteristiche di Outdoor è quella di riuscire da sempre a trasformare spazi abbandonati in location bellissime. Prima l’Ex Dogana, poi l’Ex Caserma in via Guido Reni, cosa ci aspetterà quest’anno in termini di allestimento?
Abbiamo inaugurato la nostra prima edizione nel 2010 come “un buon motivo per uscire di casa” e da quel momento in poi abbiamo cercato di portare ogni anno delle novità nella proposta culturale della nostra città, ponendo sempre l’accento su qualcosa di nuovo. Sicuramente l’ex Caserma di via Guido Reni, come anche l’ex Dogana di via dello Scalo San Lorenzo due anni fa, sono luoghi molto suggestivi che permettono e hanno permesso di poter lavorare sfruttando un grande fattore di fascino già presenti nelle location stesse. La novità di quest’anno non è, però, il luogo dove di svolgerà Outdoor, visto che per il secondo anno saremo in via Guido Reni, ma è nella proposta artistica sempre più ricca e suggestiva rispetto agli anni passati. Certo è che, anche per chi ci è venuto a trovare lo scorso anno, sia gli spazi che il percorso espositivo sono comunque totalmente stravolti rispetto la passata edizione. Per fare solo un esempio: in un’ala di circa diecimila metri quadrati sono state abbattute le barriere tra un padiglione e l’altro, creando un percorso unico.
Abbiamo in comune il claim: Beyond. Per noi significa continuare ad esplorare correnti musicali, scoprire artisti nuovi e non esclusivamente legati all’elettronica. Arrivati alla settima edizione, che significato date a questa parola?
Il significato della parola “beyond”, in parte, è quello che date anche voi e cioè la ricerca continua di nuovi stimoli: beyond, per noi di Outdoor, è uno stimolo alla conoscenza e alla condivisione attraverso le quali si possono creare società rispettose delle proprie radici e aperte al dialogo.
Tramite l’arte e la cultura s’implementa la proposta con diverse formule: il “festival dei festival”, far respirare l’offerta culturale al di là di quella italiana grazie alle nostre partnership, ne è l’esempio. Portare a Roma qualcosa che è oltre in nostri confini mentali e fisici.
Per la prima volta avete affiancato la scelta musicale a delle collaborazioni con realtà internazionali: cinque serate tematiche dove si esplorano le sonorità di diverse nazioni. Chi sono e cosa rappresentano?
I nostri cinque partner hanno delle storie che si intrecciano alla nostra. Alcuni di questi, infatti, provengono dal nostro mondo, quindi quello dell’arte pubblica. Ad esempio il New Art Festival che è un punto di riferimento per l’arte europea e internazionale ormai giunto alla undicesima edizione. Anche l’Asalto Festival di Saragozza, poi, ha fatto un percorso importantissimo di utilizzo dello spazio pubblico come luogo di aggregazione sociale.
Ci sono i cugini di San Pietroburgo dello Street Art Museum. Cugini perché stanno realizzando un progetto con delle caratteristiche molto simili al nostro, visto che lavorano in una fabbrica di plastica di cui una parte è stata dedicata alla realizzazione di un museo.
L’Hip Hop Paris Festival è quasi d’obbligo, grazie al gemellaggio particolare tra Roma e Parigi che ci tiene in costante contatto con la capitale francese. Oya Festival di Oslo, per finire, come apertura alla grande scena musicale.
Altro progetto che ospitiamo è l’Electric Spring: un festival di musica sui generis nel centro storico di Vienna dove l’utilizzo della musica funziona come collante sociale per vivere lo spazio cittadino in tutta la sua pienezza.
Oltre ad esplorare il territorio internazionale avete esteso quello capitolino, andando a costruire una serie di eventi “Off” che vi ha permesso di costruire un network urbano. Quanto è importante per un festival come Outdoor entrare nella quotidianità della città?
Gli eventi OFF solitamente nelle altre città si creano spontaneamente. Noi, arrivati alla settima edizione, abbiamo sentito il desiderio e la necessità di dare un input: vogliamo che attorno a questo momento dell’anno, in cui ormai da 7 anni proponiamo Outdoor, ci possa essere una concentrazione di eventi che parlino lo stesso linguaggio e che facciano vivere la città. Questi eventi danno, inoltre, la possibilità ai partner di sfruttare una piattaforma di comunicazione come quella di Outdoor e allo stesso tempo far si che il festival sia capillare e diffuso nella città con progetti prodotti e curati da altri.
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