Questo nuovo, succosissimo, Curle è davvero tanta roba. Un brivo che attraversa la schiena, che scivola veloce dal collo sino alle gambe, e che lascia poi una sensazione di caldo – sì, caldo – appagamento dovuto al lento incedere degli elementi che compongono le sei tracce della release. Opposti che convivono senza contrasti, opposti che non si “sopportano” ma che, anzi, si tengono per mano e che fanno di questa trentanovesima release targata Pablo Bolivar una piccola matrioska in cui tanti piccolissimi ecosistemi prendono vita contemporaneamente. Qui, però, non c’è un “dentro” e un “fuori” in termini assoluti, non si tratta, infatti, di livelli diversi e di sottoinsiemi chiusi e non comunicanti. Si tratta piuttosto di tante piccole gemme musicali che non potrebbero vivere se non l’una di fianco all’altra, che non potrebbero essere capite (ma soprattutto vissute) se non l’una dopo l’altra, come se ogni traccia fornisse una chiave di lettura – una sorta di Stele di Rosetta – per quanto seguirà.
Ed è così che l’ascolto scivola veloce, agile, a partire da “Learn To Fly” fino a concludere il suo percorso con “The Spark”. In mezzo il “battito dub” a cui ci ha abituati Pablo Bolivar – basti pensare a all’EP “Three Ways To Move” dello scorso marzo su Desolat – rappresenta il filo conduttore dell’intera raccolta, una sorta di spina dorsale su cui si poggia tutto l’EP. Per chi si aspetta un lavoro in stile Pulshar, però, deve essere ben chiaro che questo è un lavoro ben più algido di “Inside”: qui non c’è spazio per i caldi campioni vocali che colorano tracce come “Da Creator” e “Stepping Stones”, qui Pablo Bolivar si focalizza sulla ritmica e sulla costruzione del groove più che sulla musicalità, forgiando un EP letteralmente imperdibile. Curle, in fondo in fondo, è stata spesso e volentieri la casa di Efdemin.
“The Spark EP”, come detto, è da avere. Poi fate voi.