Solitamente i festival che siamo abituati a frequentare e a recensire in Italia sono bene o male quasi sempre Spring Attitude, Dancity, roBOt, Club To Club, più tanti altri che si aggiungono di anno in anno. Per questi ultimi sgoccioli di 2015 siamo stati invitati dall’organizzazione del Paladarq Music Festival, festival di Mantova alla sua quarta edizione che si muove abilmente tra house e techno per saziare i bisogni musicali di tanta gente del Nord Italia. Negli anni passati ha ospitato tra le pareti del Palabam, palazzo dello sport di Mantova che si trova nei pressi della tangenziale nord della città, act internazionali del calibro di Art Department, The Martinez Brothers, Redshape, Nastia, The Zenker Brothers e Tama Sumo, così come una buona dose di produttori e dj italiani a rappresentare lo stato di salute musicale del nostro stivale come Ilario Alicante, Mattia Trani e Rame. Per quest’anno è stata data più attenzione alla sezione housettara del festival, con la presenza oltre che di Davide Squillace e Nic Fanciulli, soprattutto dell’enigmatico ma tanto quanto interessante back to back tra Nicole Moudaber e Skin (con le quali abbiamo avuto un’interessante chiacchierata prima del festival), front member degli Skunk Anansie e volto dell’edizione di X Factor appena conclusa.
L’area del festival è divisa in due spazi: la Keep On Raving Area, la sala con l’impianto più forte e ovviamente dedicato alla techno, e il Teatro, ricavato da un ala del Palabam di Mantova con un palchetto al centro di pista e una bella installazione di ombrelli al di sopra di essa. Appena entrati al festival troviamo in consolle MTD, nome d’arte di Nicola Bellingoli e già ospite della nostra serie Giant Steps, che suona una techno drittissima, incandescente, conquistandosi facilmente il giovane pubblico già presente dalle 21. Il suo set si chiude alle 22 lasciando così spazio al resident del Berghain, nonché owner della The Corner, Anthony Parasole, che decide di smorzare i toni e prendere le distanze dall’attitudine da picchiatore di MTD, tant’è che il pubblico non apprezza e quasi tutti scelgono l’energica tech-house di Nic Fanciulli, domatore per ben novanta minuti del Teatro e indiscusso mattatore della serata. Il parco luci – eccellente – e il pubblico in visibilio, già da prima in fibrillazione per merito del bel set di Federico Grazzini, fanno il resto. Tutti questi tre elementi messi insieme costruiscono una tra le più belle finestre del festival. Successivamente nella Keep On Raving Area salgono in consolle gli orgogli italiani in materia di techno raw, Lucretio e Marieu, The Analogue Cops. I due padroni della Restoration Records richiamano sotto cassa tanta gente, lavorando artigianalmente una strepitosa techno acida. Il loro set intenso e carico regala ai presenti un’ora di pura estasi per le orecchie. Parallelamente ai due, nel teatro, salgono in consolle Skin e Nicole Moudaber. Sicuramente i guest più attesi della serata. Le due ragazze, che si affacciano in consolle con un b2b tutto da scoprire, soddisfanno le aspettative a metà: da una parte iniziano i primi quaranta minuti con ardore seguendo una coerenza techno piuttosto coinvolgente, poi si incartano in una formula che a lungo andare, e fino alla fine del loro set, annoia. Intanto, e per fortuna, l’ordine di scaletta degli artisti è slittato di mezz’ora per tutti, così, quando ritorniamo nell’altra sala arriviamo giusto in tempo per il set di Derrick May, già in consolle da una quindicina di minuti. Il veterano della techno di Detroit, maestro e brillante artista indiscusso nel suo genere, suona per ben tre ore piene elargendo alla platea tutta la sua conoscenza musicale. Tre ore intensissime e bellissime, anche se in mezzo è saltata una traccia e lui c’ha riso su – giusto per dire come si stava divertendo. Suona, suda, leva e mette la cassa a proprio piacimento, non sta fermo neanche un secondo. Un carnevale di suoni e sensazioni a servizio del pubblico, un set brillante che conferma ulteriormente, come se ce ne fosse bisogno, la sua maestria in consolle. Mentre Derrick May fa felice tanta gente, dall’altra parte Davide Squillace fa esplodere di gioia ancora più gente. Tantissimi ragazzi, accorsi a Mantova da tutto l’hinterland di città e paesi attorno, sono rimasti fino alle 04:30 a godersi un navigatissimo ed efficace set tech house dell’alfiere senese del genere nel mondo, oramai da anni adottato dalla comunità elettronica di Barcellona, e amato dalle etichette e consolle di mezzo mondo. La sua musica abbraccia tutti i presenti del Teatro, e conclude magnificamente l’edizione 2015 del Paladarq Music Festival.
Considerazioni a margine: parco luci eccelso, molto variegato e giusto per gli spazi che ha riempito. Impianto audio mastodontico e molto buono, qualità audio altrettanto. L’area food troppo nascosta dal bar e dai pannelli che delimitavano gli spazi del festival. Pubblico educato, e interessato più dalle proprie certezze musicali che dalla ricerca della novità artistica. L’organizzazione dovrebbe rivalutare l’idea stessa del valore del termine “festival” in quanto non si è propriamente vissuta un’atmosfera da festival, lì dove c’è un senso di collettività musicale e umana vera e propria. L’organizzazione che sta dietro al Paldarq Music Festival è solida, intelligente, ha tanti anni di lavoro alle spalle quindi di sicuro ci si può fidare per il futuro. Magari coinvolgendo altri spazi più suggestivi di Mantova, che sicuramente ci saranno, piuttosto che utilizzare due spazi un pelino freddi e asettici.
Tirando le somme di questa quarta edizione possiamo ben dire a mente lucida che sicuramente nel futuro prossimo ci sarà da aspettarsi parecchio da loro. Le attese cresceranno di conseguenza nei mesi a venire, le competenze e l’intelligenza per migliorarsi su tutti gli aspetti ci sono. Benvenuti amici, continuate così. A presto.