Il produttore tedesco Hendrik Weber, aka Pantha Du Prince (intervistato sulle nostre pagine in occasione del progetto “Ursprung” condiviso con il multistrumentista Stephan Abry) si ripropone sulle scene internazionali con il suo nuovo disco “Elements Of Light”, il quarto autografo o quasi, se non fosse per l’accompagnamento acustico al suono di xilofoni, percussioni e campanelli assortiti ad opera del collettivo The Bell Laboratory che ha co-firmato l’album. Ad ogni modo non ci sono stati cambiamenti radicali rispetto al tipico suono targato Pantha Du Prince, quel “beat&bell” che ha trovato perfetta coniugazione nel suo precedente, gustosissimo album, “Black Noise” e che qui ritroviamo “umanizzato”. Le ritmiche minimal techno vengono stemperate in favore di melodie sempre più cristalline, come fossero acquerelli elettro-acustici tutti da contemplare. Ne abbiamo parlato direttamente con Hendrik Weber, buona lettura.
Minimal techno che strizza l’occhio alla musica shoegaze con inserti elettroacustici e psichedelici. Ti piace come istantanea di presentazione per la tua musica?
Ovviamente è difficile descrivere con le parole quello che si ascolta, preferisco considerare il mio lavoro semplicemente come il suono di Pantha du Prince.
Il tuo passato musicale parla di un ragazzo innamorato dei My Bloody Valentine, lo studio della chitarra e più in generale della composizione classicamente intesa. Come sei arrivato all’elettronica?
La musica elettronica è stata una liberazione per me. Con la sua forma libera e la possibilità di utilizzare le frequenze che si preferiscono non rimanendo ancorati ai tradizionali sistemi di notazione musicale. Si può lavorare più in dettaglio con essa. E’ un’esperienza sonora in tempo reale dove tu sei parte del processo produttivo, non si scrive e poi si esegue qualcosa ma la produzione è già esecuzione. E’ questo l’aspetto determinante che mi spinge a sedermi davanti ad un sintetizzatore ed un pc. L’idea di essere in laboratorio anziché piegato sullo studio della chitarra e delle sue note.
Hendrik Weber se non fosse musicista di cosa si occuperebbe?
Hendrik Weber non è un musicista nell’accezione classicamente intesa. E’ un piazzista di concetti e di contenuti, un compositore ed un artista, che utilizza diversi media, quello musicale – sonoro così come quello visuale – filmico. Hendrik Weber non potrebbe esistere altrimenti. Le esibizioni di Pantha du Prince sono principalmente musicali seppure possono essere considerate come una forma d’arte a sé stante visto che coinvolgono più sensi e non solo quelli apprezzabili con l’orecchio. Insieme al pubblico si da forma ad un universo “altro”.
Da “Diamond Daze” passando per “This Bliss” per giungere a “Black Noise”. Oggi: “Elements Of Light”, un sorta di avvicinamento alla purezza del suono acustico, pur calcando i territori della musica elettronica…
Interessante non è vero? “Elements Of Light” può essere considerato come un diversivo rispetto al mio modo di creare musica. Agisce sulla sfera dell’intelligibile, si presta a diventare una sorta di utopia sociale da investigarsi attraverso l’interazione digitale. Nel futuro tornerò ad occuparmi di elaborazioni elettroniche con il tipico marchio di fabbrica Pantha du Prince.
In “Elements Of Light” hai collaborato con il collettivo The Bell Laboratory. Come sei entrato in contatto con loro? Sembrano degli scienziati del suono con quei camici bianchi.
The Bell Laboratory è un’idea mia e di Lars Petter Hagen, un direttore d’orchestra e compositore. Lui trovato i musicisti con il coinvolgimento di Pantha Rei e ci siamo uniti tutti insieme sotto questa denominazione sociale. Si tratta di un collettivo aperto di musicisti altamente qualificati che sono interessati alle frequenze sonore prodotte dalle campane ed alla ricerca sonora legata ad un approccio olistico del mezzo musicale.
Sostanzialmente l’album è una colonna sonora sul fenomeno della luce, sulle infinite possibilità di composizione e distruzione di questo elemento naturale. E’ così?
E’ fantastica questa tua rappresentazione. Descrive bene quello che facciamo, ed il tutto è molto intuitivo per noi. Seguiamo un approccio non verbale, piuttosto metaforico e pittoresco.
L’accostamento di atmosfere calde e fredde (suono acustico/elettronica) ti caratterizza fin dagli esordi. Troviamo che un equilibrio davvero notevole sia stato raggiunto già con “This Bliss”, che ricordi hai di quel periodo?
Quello era un tempo nomade per me, sempre in movimento tra Europa e resto del mondo, non avevo una dimora fissa se non minuscole stanze a Parigi ed Amburgo… un’esperienza stimolante quanto faticosa, giornate intense e piene d’amore.
Come stai presentando “Elements Of Light” dal vivo?
E’ fantastico esibirsi insieme al collettivo, siamo in 6 sul palco e ci si immedesima totalmente con il proprio strumento, si perde la propria individualità in favore di qualcosa di più complesso, l’ego viene messo da parte per seguire il flusso sonoro. Ciascuno da forma al proprio micro processo che da forma al tutto. Seguendo frequenze stabilite naturalmente. Quando mi esibisco da solo con il mio vecchio repertorio tutto è differente, ci si scatena nei club, seppur ho la necessità di revisionare qualcosa, nei miei live come Pantha du Prince sto già proponendo materiale inedito, non collegato con Elements of Light… nuove tracce, altre storie elettroniche.
Avete ottenuto buone reazioni dal pubblico fino ad ora?
Come fossimo un unico organismo stiamo celebrando l’euforia della condivisione.
Terminiamo con una curiosità: cosa ascolta Hendrik Weber quando ha voglia di rilassarsi?
J.S. Bach, Pan Sonic, musica corale mussulmana, Spacemen 3, Silver Apples, Eric Satie, musica folk dalle isole dell’Oceania, che presto scompariranno. Ma più d’ogni altra cosa conta il silenzio, il proprio personale annullamento.
English Version:
The German producer Hendrik Weber, aka Pantha Du Prince (already interviewed by us for his side project “Ursprung” shared with the multi-instrumentalist Stephan Abry), is once again on the international scene with his new album, “Elements Of Light”, the fourth autographed production or almost at all, because this time he plays with The Bell Laboratory collective that have co-written the album providing to add xylophone, drum and various bell sounds. However there weren’t radical changes towards the typical Pantha Du Prince sound, that beat&bell that has found its perfect conjugation in the previous, absolutely tasty album, “Black Noise” and that here we find more “humanized”. Minimal techno rhythms are diluted in favor of increasingly clear melodies, like electro-acoustic watercolors to contemplate. We talked directly with Hendrik Weber, enjoy reading!
Minimal techno that winks to shoegaze with electro-acoustic and psychedelic elements. Do you agree with this snapshot of your music?
Well words are always limited, so I would not try to find words to describe what I’m hearing, for me it is Pantha du Prince sound.
Your musical background is not common, a boy in love with My Bloody Valentine, that studies guitar and more generally the classic composition method. How did you come to electronics?
Electronic music was the liberation for me. It had a very free form and the possibility to use frequencies which means you can be more precise and step out of the usual notation systems. You can go much more into detail. As well using a sonic experience as centre, means you are part of the creation in real time, you don´t need to construct and then the process starts, the creation is already the process. Which was the most convincing for me to sit in front of synthesizers and computers. This laboratory situation was always more interesting then studying a guitar piece via a notes.
What would Hendrik Weber be if not a musician?
Hendrik Weber is not a musician in the classical sense, he is a concept provider and a content provider a composer and conceptual artist, that uses all media, music-sonic art as well as visual and experimental film. So Hendrik Weber would probably not exist otherwise. The Pantha du Prince performances are very musical, so on stage it is a musical performance as well as performance as an art form itself, still it links up more senses then just acoustic ones. To become a whole other universe together with the audience.
From “Diamond Daze” through “This Bliss” to arrive to “Black Noise”. Today: “Elements Of Light”, a kind of new arrival to the purity of acoustic sounds, while treading the territories of electronic music…
Interesting isn´t it? “Elements Of Light” was an excursion on the Pantha du Prince way to create. It provided the possibility to open up, to become a kind of social utopia with the help of digital interaction. For the future the processing of electronic music will again be in the focus for Pantha du Prince.
In “Elements Of Light” you have collaborated with the collective named The Bell Laboratory. How did you get in touch with them? They seems sound scientists with those white coats.
We created the Bell Laboratory together with Lars Petter Hagen, a conductor and composer. He found the musicians together with Pantha Rei, now together with the musicians we all forming this group. It is an open collective for highly trained musicians who are interested in bells and bell frequencies and open to new forms of playing in a group organism.
Essentially the album is a soundtrack of the light phenomenon, it musically represents the infinite possibilities of composition and destruction of this natural element. Isn’t it?
Great how you put in words. I think this describes what we do on this piece, it is very intuitive for us. So we follow a non verbal more metaphorical picturesque path.
The combination of warm and cold harmonies (acoustic sounds/electronics) characterizes you from the outset. We find that a remarkable balance has been achieved already with “This Bliss”, what are your memories of that time?
It was a nomadic time, very high speed travelling around Europe and the world, I had no steady home, just little rooms in Paris and Hamburg… it was interesting and exhausting, still intense times full of love.
How are you presenting “Elements Of Light” live?
The ensemble is great to play with, we are 6 musicians on stage and it is overwhelming how everyone is into it and looses themselves for the organism, the ego is put aside and we follow the stream. Everyone creates it’s own micro processes, and gives it to the bigger whole. Interweaving with the same pulse. The solo material of course is different, it is still rocking in the clubs and gets a revision now, a lot of new material is also in the Pantha du Prince solo live sets, that are not connected to Elements of Light… new tracks, more electronic stories.
How were the reactions of the public so far?
We are all one, and we are celebrating a euphoric moment of coming together.
Just a curiosity: what hears Hendrik Weber when he wants just to relax?
J.S. Bach, Pan Sonic, Muslim choral music, Spacemen 3, Silver Apples, Eric Satie, folk music from Oceania islands, that will disappear soon. But more then everything else to silence, to the zero itself.