“Sono passati quattro anni dal mio ultimo EP uscito su Stockholm LTD. Il motivo principale di ciò è che sono stato circondato da musica che mi ha ispirato più di quella prodotta da me stesso.”
Esordisce così, con queste parole, Pär Grindvik quando è chiamato a presentare “Wyatt ARP EP”. Parole scrupolose, pesate, dette da uno che nella sua carriera non è stato semplicemente un produttore, ma sicuramente qualcosa di più. Bisogna riconoscere che lo svedese, al pari di artisti come Adam Beyer, Joel Mull, Jesper e John Dahlback, ha avuto un ruolo importante, e di grande peso, nello sviluppo della scena musicale techno svedese e – non sarebbe un azzardo dire – anche nord-europea. E ancora, parole che danno prova della maturità artistica di Grindvik, che rispecchiano la volontà di andare oltre quel fenomeno di “overflow di uscite” che inondano, caoticamente il mercato, con inettitudine e mancanza di valore. Infine, parole che mostrano umiltà, in special modo, l’ammissione non sentirsi pronto e di reputare di maggior ispirazione la musica altrui, piuttosto che la propria, rende l’artista svedese ancora più terreno, raggiungibile.
Insomma, parole azzeccate Pär. Tutte queste belle parole sarebbero, però, evanescenti se a sostenerle non ci fossero tracce di spessore. Fumo sì, ma anche carne a cuocere.
A tal proposito, l’EP, “Wyatt ARP “, contiene quattro tracce (tre original più un remix del leggendario Terrence Dixon) in cui si assapora techno fatta a modo: sostanziosa, ma sapientemente dosata nei suoni in modo da non risultare pesante e stucchevole. “Lead”, coi suoi noise industriali e i break pompati, dà prova di tutto questo. Tralasciando “The Snitch”, e le sensazioni ansiolitiche che comunica – mi sorge il dubbio che la traccia non sia propriamente all’altezza del resto del disco – balziamo direttamente alla traccia che dà il nome all’intero EP, ovvero, “Wyatt ARP”. Pochi istanti bastano per essere sbalzati in uno spazio cibernetico, freddo e profondo, in cui sirene ipnotiche risuonano ronzando, come sciami d’api, nel cervello. Un viaggio mentale di intensità tale da lasciare stonati. E’ questo il momento in cui compare, su Stockholm LTD., il volto leggendario di Terrence Dixon a cui viene affidato il compito di remixare “Wyatt ARP”, e devo ammettere che la mano dell’americano, di Detroit, si sente. La traccia prende una piega techno-acid dalle sonorità più incisive che, però, dall’altro lato, perdono in profondità, lasciando per la strada l’effetto ipntotico, mentale, che può facilmente colpire l’ascoltatore; in ogni caso, seppur non preferendolo all’originale, questo remix resta un buon lavoro.
Sono convinto nel dire: parole ben pronunciate Pär, ma, ancora meglio, fatti concreti.