PBR è l’acronimo di Patrol Boat Riverine, un’imbarcazione militare statunitense utilizzata nella guerra in Vietnam per il pattugliamento delle acque interne. Oltre a ricordare, naturalmente, una delle frasi più famose del cinema, la frase di chiusura di Apocalypse Now (“PBR STREETGANG qui Onnipotente, mi ricevi?). Sicuramente non aveva mai ricordato la terrazza dello Space di Ibiza, né aveva mai ispirato la scena underground inglese. Questo almeno fino a quando Tom Thorpe e Bonar Bradberry non hanno deciso di iniziare la loro missione a colpi di dischi…
Ciao ragazzi, ci spiegate la scelta di questo nome? Non penso vogliate muovere guerra al Vietnam, vero?
Tom: In realtà il nome è stato scelto per noi da un caro amico. Siamo naturalmente entrambi fan di Apocalypse Now, ma il motivo per cui ci è piaciuto fin da subito il nome PBR Streetgang è da ritrovare più che altro nell’idea di un’imbarcazione che accoglie a bordo un sacco di tipi strani, eroi di un viaggio folle. Mi sembra sia abbastanza adatto per spiegare quello che facciamo!
Eravate dei dj apprezzati e popolari anche prima di questa collaborazione. Dove è avvenuto il vostro primo incontro e che cosa vi ha fatto decidere di iniziare questa liaison artistica?
Bonar: Ci siamo incontrati a Birmingham circa 10 anni fa. All’epoca lavoravamo e suonavamo per serate concorrenti in città, ma avevamo bisogno di altro. Sembrava come essere nello stesso negozio di dischi a comprare lo stesso genere di dischi. Così un paio di anni più tardi decidemmo di trasferirci a Leeds e iniziammo a suonare insieme alle nostre feste: così dopo un paio d’anni divenne del tutto naturale e logico nel nostro lavoro iniziare a far musica insieme.
Siete i resident djs al “We Love Space” a Ibiza. Che cosa significa per voi esserne parte e quali sono i vostri piani per l’estate 2012?
Tom: E’ sempre stato un immenso onore suonare al We Love Space. Anche se questa è la nostra quinta stagione non diamo nulla per scontato, soprattutto trovandoci a suonare sulla Terrazza. Comprendiamo il prestigio e l’esclusività di quella location e ci teniamo a preparare in maniera meticolosa ogni set. Abbiamo quattro date questa estate, 24 giugno, 22 luglio, 9 settembre, e la chiusura We Love il 30 settembre. È un sogno che diventa realtà per noi essere parte di tutto questo.
Parliamo della vostra ultima produzione e del vostro prossimo disco.
Bonar: La nostra ultima release è uscita su 2020 Vision (“At Dez”/VIS223), ed è stata una grande cosa per noi. Abbiamo entrambi grosso rispetto per gli artisti di grosso calibro che producono sotto questo nome, che ha una tradizione lunga circa 15 anni – una cosa rara nella musica dance. La nostra prossima uscita sarà su Hypercolour. Una traccia coraggiosa che sarà pubblicata solo in vinile limited edition in 300 copie.
Passiamo alla tecnica. Voi utilizzate sia turntables che Ableton live per i vostri show. Quali sono le differenze nell’utilizzo di questi due strumenti e qual è il migliore secondo voi per far ballare la gente?
Bonar: Per essere onesti li vedo entrambi come veri strumenti, proprio come un martello o un cacciavite, sono mezzi per cercare di ottenere il nostro sound. Io penso che sia importante non impantanarsi nelle trincee di guerra “analogico versus digitale”. È solo un dogma che distoglie dall’unica cosa importante da fare: far divertire la gente, facendo buona musica. Detto questo, siamo entrambi grandi collezionisti di vinili, lo siamo sempre stati e continueremo ad esserlo, ma penso che con il passare del tempo, questo abbia meno a che fare con noi e il nostro djing.
Gira voce che la Croazia sia la nuova Ibiza. Avete suonato in entrambi i paesi, cosa ne pensate di questo nuovo paradiso musicale?
Tom: Amo la Croazia, ho suonato ad una festival incredibile, un party “boutique” chiamato ‘Garden’, che attrae circa duemila persone, una straordinaria atmosfera e la location è sensazionale. Devo dirti che si nota fin da subito la somiglianza con Ibiza, con la differenza che è sconosciuta, bella e ancora piuttosto a buon mercato; è un luogo eccitante, da vedere.
Come dj resident dell’Asylum, ci parlate un pò di ciò che ha reso quel club e quei parties così speciali?
Tom: Asylum sta per arrivare al suo nono anno di attività e rappresenta una grossa parte della mia vita. L’idea iniziale era portare una ventata di freschezza a Leeds. Che cosa lo ha reso così speciale? Penso sia stato il nostro “concept musicale”: abbiamo chiamato a partecipare dj da tutti i tipi di ambienti musicali, il nostro motto “se è buona musica, vieni a suonarla”. Di settimana in settimana proponiamo cose totalmente diverse; Jazzy Jeff, seguito da Damian Lazarus, seguito da Jazzanova, seguito da Timo Maas… tutto molto casuale, e la gente premiava questa idea musicale.
Quali sono i vostri vinyl shop preferiti?
Tom: C’è un negozio nuovo a Leeds chiamato “Waxwerks”, molto cool. Il mio negozio preferito di tutti i tempi (che ora ha chiuso) era “Vinyl Junkies” a Londra.
Bonar: Anche per me “Vinyl Junkies” era un gran negozio ma il mio preferito era “Play Music” a Leeds. Purtroppo anche questo negozio ha tristemente chiuso i battenti, ma il suo spirito continua a vivere nei “Waxwerks”. Al di fuori del Regno Unito mi piace molto “Oye Records” a Berlino, accogliente atmosfera, che per me è molto importante, e personale super informato.
English Version:
PBR stands for Patrol Boat Riverine, a military U.S. vessel used in Vietnam during the war to patrol the waters. Besides recalling, of course, one of the most famous movie quotes, the closing sentence of Apocalypse Now (“PBR Streetgang to Almighty, do you copy?). Surely this name had neither recalled the terrace of Space in Ibiza, nor had inspired the British underground musical scene. This at least until Tom Thorpe and Bonar Bradberry have decided to start their mission “less bullets more records”.
PBR stands for Patrol Boat Riverine and is one of the most famous movie quotes “PBR Streetgant to Almighty, Do you copy? Why this name?
Tom: A very good friend discovered the name for us. We we’re already fans of the film and liked the name PBR Streetgang, plus the concept behind the boat, taking a bunch of weirdos/heroes on a crazy journey is pretty fitting!
You were appreciated popular as djs even before this collaboration. Where do you first met and What made you decide to start this artistic liaison?
Bonar: We met in Birmingham about 10 years ago – at the time we were working and Djing for different nights in the city but would always be in the same record shop buy the same kind of records – a couple of years later it just so happened we had moved to Leeds and then started djing together at our own parties – so after another couple of years it was just a logical progression to want to start to make music together.
You are resident djs at We Love Space in Ibiza. What does it mean for you and what are the plans for summer 2012?
Tom: It’s always been a massive honor playing for We Love at Space. Even though it’s our fifth now we take nothing for granted, especially playing on the infamous terrace. We understand the prestiege of playing this room, and always take extra care preparing for the gig. We have four dates this summer; June 24th, July 22nd, September 9th, and the We Love closing on September 30th. It’s a dream come true for us being apart of it all.
Let’s talk about your last production and your next one.
Bonar: Our last release was on 2020 Vision which was a big thing for us as I have such a history with the label and we both have a huge amount of respect for it because of the calibre of the other artists on that label and it’s Heritage that spans back some 15 years which is a rare thing in dance music. Our next release is will be on Hypercolour – a cheeky track that will track be vinyl only and limited to 300 copies.
You use to play your liveshows with turntables or with ableton live.What are the difference between these two instruments and what is the better to make the people dance?
Bonar: To be honest there both just tools like a hammer or a screwdriver – and ultimately I view them as just that, tools to get our sound across. I think it’s important not to get bogged down in the whole “analogue Vs digital” dogma because it detracts from what is the only important thing about making people dance, and that’s good music. That said we are both big vinyl collectors, always have been and will continue to be, but I think as time progresses, I think that has less to do with us and our djing.
Somebody uses to think that Croatia is the new Ibiza. You played in both countries, what do you think about this new dance paradise?
Tom: I love Croatia, we play an amazing boutique festival called the ‘Garden’, it attracts around two thousand people, a really great crowd though, with an amazing atmosphere, and the setting/location is stunning. I can totally see the resemblance to Ibiza in it’s early days, it’s undiscovered, beautiful and still pretty cheap, it’s an exciting place to be right now.
As resident djs at Asylum, tell us a bit about what made that club and parties so special.
Tom: Asylum is now coming up to it’s ninth year of parties, it’s been a big part of my life. The initial idea was to bring something fresh to the city of Leeds. What it made is so special is down to our trade mark ethos of booking dj’s from all kinds of musical backgrounds, our motto “if it’s good music play it”. From week to week there would be something totally different; Jazzy Jeff, followed by Damian Lazarus, followed by Jazzanova, followed by Timo Maas, it was all very random, and the crowd loved that.
What are your favourite vinyl shops?
Tom: There is a new record shop in Leeds called ‘Waxwerks’ which is very cool. My favourite shop of all time (which is now closed) had to be ‘Vinyl Junkies’ in London.
Bonar: Yeah Vinyl Junkies was great but my favourite was “Play Music” in Leeds which is also sadly closed now, but its spirit lives on in the ‘Waxwerks’ outside of the UK. I really like “Oye Records” in Berlin it’s had such a welcoming friendly vibe which is so important and the staff are really cool and knowledgable too.