Ieri, parlando della nuova stagione del Dude, invece di fare l’elenco delle cose (belle&interessanti) che ci saranno prossimamente fra le mura del club milanese ci siamo ritrovati, invece, a fare un’analisi molto più vasta. Un’analisi che parla di Milano, ma che parlava in generale del “tempo che fa” (o che potrebbe fare) nelle coordinate della miglior club culture italiana. La situazione meteorologica è complessa. Le perturbazioni ci sono. La bassa pressione aleggia. Ma, nonostante le difficoltà, non c’è il diluvio finale e definitivo. Le energie ci sono. Le forze fresche pure. Le competenze non mancano. Però ecco, non è più come prima che bastava avere una buona rete di PR, buone conoscenze con le agenzie europee, un club dalla giusta capienza, una programmazione internazionale ma “furba” e, oplà, il guadagno era automatico. E’ stato così per lunghissimo tempo. Ma sono tempi che difficilmente torneranno.
La città e il contesto che meglio hanno reagito in Italia sono stati quelli di Milano. Non si offenda nessuno. E’ una verità di fatto. Milano, che in tutto il primo decennio del nuovo millennio aveva offerto abbastanza poco (il Plastic, sì, ma in modo atipico e sull’onda lunga dei trionfi dei decenni precedenti; sicuramente i Magazzini Generali, ok), almeno a livello di clubbing di dimensione e contenuto “europei”. Le serate c’erano, sia chiaro: ma erano in qualche modo “cittadine”, “normali”, non avevano abbastanza contenuti ed originalità per colpire i più esperti e i più smaliziati osservatori europei. Poi, ad un certo punto, le cose sono cambiate. Si sono liberate idee ed energie, e la città è rifiorita. Fino a diventare oggi una delle mete europee più ricche di contenuti, nel weekend e non solo. Davvero: oggi Milano dà la polvere a Parigi, Barcellona e Madrid, e marcia sullo stesso livello di Berlino e Londra. Controllate le date, controllate cosa si svolge il fine settimana nelle varie città. Parlano i fatti.
Il rinascimento lo facciamo datare, in modo molto approssimativo, verso il 2010. Sono successe alcune cose ben specifiche: sono nate alcune realtà che hanno sparigliato le carte, proponendo dei suoni fino ad allora completamente snobbati (alcuni appuntamenti al Rocket, un luogo di suo fieramente “fashionista”, che mettevano in campo Planet Mu e Warp, o sonorità breakcore: inaudito); è arrivato un ricambio generazionale, che ha saputo rinnovare in primis gli alfabeti dell’incontro – a Milano inevitabile – tra sfera della moda e sfera del clubbing, in prima fila il fenomeno nu rave ma per fortuna le voci sono state polifoniche; sono nate realtà che hanno puntato fin da subito all’eccellenza nel campo techno e house puntando però sui nomi e sonorità nuove nel settore e non sull’”usato sicuro”, come invece era stato fatto a lungo; è finita infine la guerra sotterranea tra i vari player, firmando un tacito accordo di non belligeranza in cui, finalmente, la si smetteva di lavorare tanto per il fallimento della serata altrui quanto per il successo della propria e anzi, spessi e volentieri si univano (e si uniscono ancora oggi) le energie.
Oggi Milano dà la polvere a Parigi, Barcellona e Madrid, e marcia sullo stesso livello di Berlino e Londra. Controllate le date, controllate cosa si svolge il fine settimana nelle varie città. Parlano i fatti
In una parola: si sono rinnovati e sono drasticamente migliorati i contenuti, per varietà e qualità. Il risultato? Il pubblico ha seguito. La torta da cui attingere, da cui cibarsi, si è notevolmente allargata: a Milano, più che in altre città, andare nei club è diventata una cosa “bella” da fare. “Bella” anche nel senso che “fa figo”? Sì, certo. Piaccia o non piaccia, questa componente sempre ha giocato un ruolo primario e sempre lo giocherà. Più gente vogliosa di andare in giro a sentire dj set e live elettronici, consumando e pagando, ha fatto sì che nuove opportunità si aprissero a chi voleva fare, organizzare, proporre: perché se intraprendevi qualcosa, c’era la ragionevole speranza che le cose ti andassero decentemente bene fin da subito. E le cose ti potevano andare bene anche (e soprattutto?) se proponevi una cosa “tua”, sentita, personale, con una specifica identità. Perché tutto questo circolo virtuoso nasce anche dal fatto che in città parlare di clubbing e club culture con un minimo di competenza, quindi andando oltre la superficie e le banalità, è diventato popolare: dal 2010 circa, tra i ventenni/trentenni milanesi reali o acquisiti John Talabot, Sandwell District e Nicolas Jaar sono diventati importanti come Wesley Sneijder, Paolo Maldini, Zlatan Ibrahimović e Kakà.
Non è successo per caso. E’ successo perché, lo ribadiamo, sono arrivate energie fresche, idee fresche, voglia di qualità. Si è smesso di seguire solo la routine, la “via sicura” (quella che crea tante serate “normali”, prevedibili, poco significative se viste con gli occhi di un visitatore…); si è smesso di dire “Eh, ma tanto la roba diversa e di qualità non funziona…”; si è iniziato a leggere e consumare informazione di qualità sul clubbing, grazie in primis al lavoro davvero ottimo di Zero (e anche noi di Soundwall o Resident Advisor, i dati parlano chiaro, a Milano siamo letti tantissimo, in media più che in altre città italiane). Il risultato è che ormai, quasi di regola, ogni weekend a Milano ci sono almeno cinque o sei situazioni interessanti a livello assoluto fra cui scegliere. Perfino di domenica: domani 9 settembre a Milano, oltre all’appassionante seconda parte della 24 ore di Resident Advisor, ci saranno anche Moodymann al Magnolia e Kerri Chandler all’Apollo. Di domenica. La stessa domenica. E non è un’eccezione, fidatevi.
Milano, che può stare più o meno simpatica, che può essere più o meno vista come un esempio da seguire, ha dimostrato con i fatti che le cose si possono fare bene e si possono fare belle, con la musica e i contesti “nostri”. Anche in momenti in cui si parla tanto di crisi del clubbing
Durerà? La risposta ve la diamo subito: no. E’ tutto “troppo”. Milano, col suo hinterland, ha un bacino di due, tre milioni di abitanti, e non sono nemmeno tutti tendenzialmente giovani e “in target” come a Berlino (che ha un bacino doppio), e Londra e Parigi dal canto loro il bacino ce l’hanno triplo. Stiamo vivendo uno stato di grazia, e come tutti gli stati di grazia avrà, ad un certo punto, un suo calo. Anche se siamo convinti che certe cose sono state costruite, certe consapevolezze e conoscenze sono diventate patrimonio comune, non torneranno più i bui primi anni 2000 quando, una volta calata per vari motivi la proposta “intelligente” di centri sociali e spazi occupati, abbiamo avuto per un po’ quasi solo serate banali e prevedibili, minimal o meno che fossero, e quelle non prevedibili e ganze (c’erano!) duravano lo spazio di un pugno di mesi, perché ‘gna facevano.
Bene: è per raccontare ed indagare tutto questo, per capire cosa è successo e cosa succederà, che con Resident Advisor (il quale non a caso ha scelto Milano come una delle sette esclusive mete mondiali per la sua specialissima serie di eventi lunghi 24 ore) abbiamo deciso di creare una tavola rotonda chiamando a raccolta vari operatori del settore della metropoli lombarda: gente che porta avanti le cose coi fatti e non con le parole, gente che ha ciascuna dei background diversi, degli obiettivi diversi, opera in contesti diversi – perché il messaggio forte è che la diversità (di voci, di stili, di attitudini) è ricchezza.
Durerà? La risposta ve la diamo subito: no. Stiamo vivendo uno stato di grazia, e come tutti gli stati di grazia avrà, ad un certo punto, un suo calo. Ma siamo convinti che certe cose sono state costruite, certe consapevolezze e conoscenze sono diventate patrimonio comune, non torneranno più i bui primi anni 2000
L’appuntamento, lo dicevamo, è per la parte diurna di 24/7 (dove potrete anche sentirvi, parlando di musica, Young Marco, Mano Le Tough e due eccellenze di ambito abituale milanese, Hiver e Futuro Tropicale, gente che può andare a suonare ovunque in Europa facendo figurini, ed in effetti così fa). Alle ore 16 di domenica 9 settembre, tra le mura di BASE Milano, ci saranno Lele Sacchi, che è per mille motivi una persona semplicemente ineludibile se si vuole raccontare la Milano dance degli ultimi venticinque anni, e Marco Sala (colui che dà la line al Volt Club, la più qualitativa novità in campo tech-house in città e anche quella più intrecciata al mondo della moda più “urban” e club culture friendly contemporanea); ci sarà Elisa Zanta, che conosce molto bene il contesto di cui prima ma al tempo stesso cura parte della programmazione del Tempio del Futuro Perduto, in rappresentanza degli spazi “atipici e politicamente impegnati che a Milano, dal Leoncavallo a Macao passando per la Pergola, hanno spessissimo alzato l’asticella e fatto un lavoro incredibile di sprovincializzazione e de-banalizzazione); ci sarà Rocco Civitelli aka Rocoe, che con la serata Body Heat ha scompaginato ogni regola pregressa e ha creato un autentico, piccolo miracolo, fatto di sold out regolari e scelte controcorrente; ci sarà Albert Hofer in rappresentanza di Le Cannibale, una delle realtà che in modo davvero intelligente (e coraggioso, e qualitativo) è riuscita a venire fuori dalla routine “ho la serata in un club, chiamo l’ospite straniero di nome” per differenziarsi parecchio (c’è una residenza mensile al Plastic, ma ci sono un sacco di eventi estemporanei in luoghi iconici della città); ci sarà infine Emanuele “Zagor” Treppiedi, la persona che più e meglio – fra le colonne di Zero – ha raccontato quello che succede in città, mettendo in campo un’attitudine preziosissima, fatta di entusiasmo, competenza ed assoluta mancanza di snobberia, ed è difficile ancora oggi vedere queste tre categorie presenti insieme allo stesso momento.
Vogliamo parlare soprattutto del futuro. Del come cavalcare questo stato di grazia, del come sopravvivere alla sua eventuale scomparsa e diminuzione. Ciascuno con la sua visuale, con le sue idee, con le sue proposte. E più saranno idee, visuali e proposte, più avremo fatto un buon lavoro. La diversità è ricchezza. E una club culture in stato di salute, dove la gente esce, si interessa a cose di musica, è felice di incontrare persone in giro la sera invece di tumularsi a casa davanti a una serie, fidatevi, è una cosa molto, molto importante per tutti. Milano, che può stare più o meno simpatica, che può essere più o meno vista come un esempio da seguire, ha dimostrato con i fatti che le cose si possono fare bene e si possono fare belle, con la musica e i contesti “nostri”. Anche in momenti in cui si parla tanto di crisi del clubbing.