Originali come i servizi di Studio Aperto che affrontano il tema del caldo estivo e delle temperature oltre i trenta gradi centigradi, puntuali come i titoli roboanti legati al calciomercato del Milan quando il buon Silvio ha bisogno di dare una bella pompatina alla sua immagine vincente, ogni estate piovono critiche sui dj set di Ricardo Villalobos. Bersagli delle rimostranze, al solito, il livello di concentrazione mentre è all’opera e la selezione dei dischi. Non importa dove il cileno abbia suonato fino a quel momento, per quali festival sia stato bookato entro la fine di settembre e se è presente, in modo più o meno consistente, all’interno delle line-up ibizenche; potete scommetterci su, puntando forte, che qualcuno avrà da ridire – e griderà forte il suo malcontento – anche solo delle sue magliette sudate, degli occhiali da sole improbabili o delle movenze e degli sguardi che lasciano poco spazio ad alibi sulla sua lucidità. E sapete qual è la cosa più noiosa? Sarà così anche l’anno prossimo e quello successivo perché così è da quando abbiamo memoria, ben prima che ci appassionassimo alla sua musica.
Il breve articolo appena pubblicato da Pulse Radio ne è solo l’ultima riprova, occasionale raccoglitore dei pareri non troppo benevoli sul suo ultimo dj set al Cocoon In The Park, l’appuntamento estivo di casa Cocoon che va di scena ogni anno a Leeds. Non ce ne vogliano i critici più esigenti, i panni degli “hater degli hater” non li indosseremmo mai e per nessuna ragione al mondo, ma tutto questo ci sembra stucchevole. Ricardo Villalobos è uno dei nostri artisti preferiti, lo ammettiamo (sì, è anche la nostra sconfinata passione nei suoi confronti a parlare), ma se c’è una cosa che lo spinge in alto nei nostri indici di gradimento è la sua fallibilità, prerogativa che lo rende imprevedibile in una scena appiattita da artisti che viaggiano col pilota automatico e che non corrono alcun rischio. Ecco, noi preferiamo quelli come Villalobos a Jamie xx, che pure ha fatto un buon album, ma che poi ha una paura di non piacere dal vivo che se lo mangia (chi era al Sónar quest’anno sa di cosa parliamo); lo preferiamo a tutti quelli a sentirli oggi o tra sei mesi non cambia nulla, anche se stiamo calcando tipologie di dancefloor diametralmente opposte.
Non siamo, tuttavia, tra quelli che lo difendono a spada tratta e per partito preso. Il fatto di essere imprevedibili, infatti, non gli impedisce di prendere cantonate pazzesche o di dar vita ad esibizioni ben al di sotto della sufficienza (di cui, tra l’altro, siamo stati anche testimoni), ma questo non vuol dire che non siamo pronti a correre il rischio di spendere i nostri soldi per voli e biglietti per ascoltarlo. Fa parte del gioco. Il problema sono gli €40 spesi per entrate al Cocoon In The Park? Perché di fronte ad artisti siffatti o si è disposti ad accettare la scommessa, oppure valgono tutte le critiche che Pulse Radio ha prontamente raccolto.
Ma lasciateci dire che palle. Sì, siamo stanchi di discorsi così, come quelli che siamo costretti a sorbirci contro Marco Carola che non suona più dischi ai livello di “Get Down”, o come quelli che recentemente hanno visto al centro del tifone Nina Kraviz e i suoi balletti. Ma non siete stanchi di fare il disco rotto che ripete sempre le stesse cose? È bene ricordare, nel caso ve ne foste dimenticati, che avete il potere di non esserci, di non andare e di non pagare un biglietto per uno show che, con buona probabilità, potrebbe non soddisfarvi. Ricardo Villalobos potrebbe essere paragonato ad Antonio Cassano, per le sue giocate e per i suoi colpi di testa fuori controllo; con la differenza, però, che qui i sentimentalismi legati alla maglia indossata non ci sono, non ci sono slogan ultrà da gridare a squarciagola e non c’è in ballo l’umore di un’intera settimana da difendere. Come Fantantonio, Ricardo Villalobos è capace di tutto, nel bene e nel male, e di questo dovete ricordarvene sia quando la sua esibizione sfiora il fallimento, sia quando a fine set vi sarà sembrato di raggiungere l’estasi più totale; anzi, proprio questa imprevedibilità contribuisce a creare “aura” sia intorno a lui che intorno all’evento (e quindi anche alla vostra serata).
Quindi fate il favore: prendete la musica in modo più sereno, prendete coscienza di cosa andrete ad ascoltare e godetevi gli spettacoli che pensate possano davvero fare per voi senza stupirvi, poi, se il Villalobos di turno era troppo su di giri per i vostri gusti.