Abbiamo inserito Ghali nella nostra lista dei personaggi più importanti del 2016 e siamo stati ben felici di farlo: siamo ancora convinti che la sua sia una delle voci più fresche e interessanti del panorama musicale italiano, la sua vicenda artistica e personale è una storia che merita di essere raccontata e crediamo fortemente nel suo essere al tempo stesso l’eccezione e la regola di quello che il pop italiano potrebbe e dovrebbe diventare.
Una figura capace di muoversi al di là dei generi e delle definizioni, in grado di parlare a porzioni larghe di pubblico differente, e che rappresenta per certi versi una sorta di nuova – multiculturale – italianità.
In questi mesi fiumi d’inchiostro sono stati scritti su di lui e si sono scomodate alcune delle firme più note e importanti di questo paese (come per esempio Roberto Saviano sulle pagine di Repubblica), nel nostro piccolo anche noi stavamo lavorando da tempo per poterlo avere su queste pagine.
I primi segni di contatto ci sono stati ai tempi della sua partecipazione alla scorsa edizione del Club2Club, ma per tutta una serie di ragioni si è preferito aspettare l’uscita dell’attesissimo primo album. Siamo tornati sotto di recente e sembrava che finalmente la possibilità di intervistare Ghali stesse diventando reale.
E invece no. Non sarà così.
Ghali non verrà intervistato da Soundwall. Ed è una scelta di Soundwall.
Ghali fa interviste solo via mail, ci è stato detto.
E per quanto nessun membro della nostra redazione ami particolarmente quella modalità, sappiamo benissimo fare buon viso a cattivo gioco quando purtroppo non ci vengono concesse delle alternative. Tenevamo talmente tanto a quella intervista che, pur consapevoli che una face-to-face avrebbe avuto un sapore diverso, ci saremmo volentieri accontentati anche della mail.
D’altronde non è la prima volta che accade e tra il non fare l’intervista per mantenere il punto e dare spazio alla musica di cui più ci interessa discutere abbiamo sempre scelto la seconda via.
Peccato però che il management di Ghali abbia anche chiesto di poter visionare le domande in via preventiva, come unica condizione che avrebbe potuto fare andare in porto la chiacchierata.
E ci dispiace, ci dispiace molto, ma questa è un’eccezione che non siamo disposti ad accettare neanche per Ghali e speriamo davvero che non diventi la regola.
Ci è già capitato in passato che ci venissero proposte cose simili, ma abbiamo sempre preferito lasciare stare: far passare al vallo le domande prima di un’intervista è una pratica che appartiene al mondo della politica ma che non dovrebbe avere nulla a che fare con la musica.
Ghali avrà di sicuro le sue ragioni, ma anche noi pensiamo di avere la nostre quando crediamo di non poter essere più garanti nei confronti dei nostri lettori della veridicità di un’intervista che parte con dei presupposti del genere.
Per cui sì, abbiamo fatto una scelta.
Una scelta che vale per Ghali e che vale e varrà per tutti.
E ne siamo anche fieri.