Artista come pochi altri in circolazione, Theo Parrish rappresenta una dei diamanti più preziosi che la musica elettronica abbia partorito a livello mondiale negli ultimi quindici anni. Musicista dal talento cristallino e dalla visione assolutamente fuori dall’ordinario, il nativo di Washington è il portavoce più autorevole di quel suono che, per sua natura, non può e non deve essere catalogato: è techno, è house, è jazz, all’occorrenza è anche soul…è la faccia sporca, nervosa e sarcastica della black-music, la stessa fa da traccia ai suoi meravigliosi dj set.
Oggi abbiamo deciso di esplorare la sua discografia in cerca di gemme più o meno famose; il miglior modo, a nostro avviso, per prepararci alla bellissima serata che ci attende a Napoli domenica insieme ai ragazzi di Neuhm. Vedrete, alla fine della nostra playlist vi sarà chiaro più che mai perché andare ad ascoltare Theo Parrish, così come comprare una delle sue meravigliose release, è sempre un’ottima idea.
Quando Theo e Marcellus si trovano in studio spalla a spalla si ha la netta impressione che l’uno riesca a sublimare lo stile e le idee dell’altro. Badate bene: quando si ha a che fare con personalità straripanti come le loro, la cosa è tutt’altro che banale!
Sperimentazione in pieno stile Theo Parrish datata 1999 dove tutto è storto, sbilenco e inquietante. Eppure, nella sua non-perfezione, “Overyohead” è un grande capolavoro di incastri strumentali e trame emozionali. Per non parlare del piano finale che frigge il cervello!
La voce avvolgente di Marvin Gaye che scalda il cuore come bere un buon whisky dopo aver fatto l’amore davanti ad un camino scoppiettante. Una delle tante facce di un artista che il suo mestiere lo fa come pochissimi altri al mondo.
Dolce e appiccicosa come l’aria densa di un club, grezza e ipnotica come recitano i comandamenti detroitiani. Piccolo grande capolavoro dell’arte del sampling targato Peacefrog.
Disco raro, bello come pochi altri edit del genere. Chi l’ha sentito suonare in un club sa di che razza di bomba spacca pista sia…una roba da tuffo carpiato in stile Tania Cagnotto!
È difficile tu abbia ascoltato quest’ultimo Theo Parrish in un club, è più probabile che tu fossi su un divano e abbia visto pian piano un disco volante piombarti sopra sopra la testa. Vocals alieni, drum-loops cigolanti e scariche fotovoltaiche a fare da melodia, ti hanno trasportato nel limbo dei sonnambuli dov’è diventato impossibile stabilire se quello che stavi vivendo era un incubo o la realtà.
L’hanno remixata in tanti, ma solo l’originale ha quel tocco sporco, sudato e impreciso nel modo giusto che è Theo Parrish.
Archi e piano iper-emozionali presi in prestito dalla colonna sonora di Blade Runner. Batterie spezzate e andamento trance marchio Parrish. Miscela perfetta per un classico Sound Signature che non ha paura di suonare sdolcinato.
Se cercate la definizione di “smoothness” la risposta è i”n Blackbone Waltz”. Diciassette minuti di perfezione scorrono morbidi e sensuali, fondendo jazz, soul, house e downtempo in una vera gemma. Uno dei punti più alti della saga 3 Chairs, progetto a otto mani firmato Parrish, Dixon Jr., Wilhite e Pittiman. Ehm, quattro amici al bar.
Asciutto, funky e terribilmente sexy, questo suono ha nome e cognome: Theo Parrish.
Playlist a cura di Mattia Tommasone, Ludovico Vassallo, Viviana Gelardi,Giuseppe Mastrangelo e Matteo Cavicchia.