Chi semplicemente si trovava a camminare sulla Kopenicker strasse la sera del 19 luglio di quest’anno ricorderà queste vibrazioni, mentre i più fortunati che erano dentro le ruvide mura di cemento del Tresor di Berlino rivivranno le stesse emozioni della performance di Peter Van Hoesen, una per una e nello stesso ordine di quella notte d’estate berlinese. Non si tratta di una semplice registrazione della serata da caricare on line su SoundCloud, ma di un vero e proprio album, un po’ improvvisato e un po’ insolito se si pensa che è stato registrato proprio durante l’esibizione live e destinato ad essere catalogato sulla Tresor Records, per l’esattezza al numero 265.
Ci sono tre synth sul palco, una drum machine, due iPad e qualche effetto fuoribordo per consentire una maggiore flessibilità artistica e di espressione. Un’interazione live prevalentemente basata sulle macchine e sull’improvvisazione, quindi, per scolpire il suono in tempo reale e firmarlo appunto “Live Performance”. L’improvvisazione è un’attività che fa sudare ed è ancora più intensa se sei consapevole che in sessanta minuti stai rilasciando un album per una delle etichette techno più affermate. Sul palco non è come in studio, una volta scritto non puoi modificare, editare o migliorare. E Van Hoesen è stato bravo a calibrare tutti i potenziometri delle macchine e una volta entrato in sintonia con il pubblico ha dato il meglio di se.
Il risultato è uno spettacolo intenso dove i suoni sono quelli tipici della techno berlinese, ricca di elementi industriali e schiarite spettrali che, durante quella notte folle, non ha lasciato al pubblico neanche il tempo di avvicinarsi al bar, almeno per un’ora. Nessuna fuga dalle emozioni del dancefloor con escursioni ambient o beat lontani dai quattro quarti, fanno di questo album una costruzione della forma techno pura, a tal punto di ritrovare il concetto più vicino alla definizione stessa.
La techno, questa techno, è un’attività mentale prima ancora che divertimento, sentimento o altro. “Carbon”, “Challenger” e “Casual Condition” sono i punti più vicini al nuovo equipaggiamento dell’artista belga che, in queste strutture, collega la tribalità alle viscere più profonde dell’umanità. I suoni che per anni hanno proliferato dentro queste mura continuano a mantenere lo stile di sempre con dignità e questo nuovo rilascio ne è la conferma. La storia, il culto, questo tempio troppo spesso e ingiustamente attribuito all’ecstasy e al consumo di MDMA, va salvaguardato e Peter Van Hoesen sa quanto sudore, lavoro e mentalità ci vuole.