Se hai oltre dieci anni di feste alle spalle, se hai visto suonare e hai diviso la consolle praticamente con tutti i dj più importanti del pianeta, se hai vissuto in prima persona la crescita di un club importante come il Tenax e se sei diventato il punto di riferimento per migliaia di giovani appassionati che ogni sabato ballano la tua musica, allora non puoi non avere dei contenuti validi da comunicare, non può non esserci alle tue spalle una storia che valga la pena essere raccontata. Philipp & Cole sono tutto questo e tanto altro: ora che il tour celebrativo del loro party Fragola sta entrando nel vivo hanno deciso di rispondere alle nostre domande e raccontarci qualcosa di loro.
Vista l’importante ricorrenza non possiamo non partire dalla domanda più banale, ma l’unica veramente doverosa: come nasce Fragola? Perché proprio questo nome?
P: Erano gli anni della techno, ed all’interno dei principali club italiani dove si suonava questa musica la situazione non era delle migliori: molti locali iniziavano a chiudere e nelle poche situazioni rimaste, il pubblico degli irriducibili diventava sempre più “estremo”. Era il momento più triste per la nightlife Italiana, dove le storiche situazioni che avevano brillato negli anni passati, iniziavano la loro inevitabile discesa, i media avevano dato il via alla loro battaglia contro le stragi del sabato sera e di li a poco l’inasprimento delle leggi italiane avrebbe minato seriamente il mondo della notte. A quei tempi Io ero un giovane clubber con la passione per la musica, facevo il promoter e da pochi anni mi ero avvicinato alle consolle, giravo in lungo ed in largo per i festival e per i club stranieri ed ogni volta che tornavo in patria il mio desiderio era quello di veder cambiare le cose: il club tutto buio, frequentato per la maggior parte da uomini, mi stava ormai stretto e sentivo il bisogno di unire alla musica un messaggio di aggregazione e di spensieratezza. E’ stato allora che ho iniziato a pensare ad un progetto che riuscisse a rappresentare il mio pensiero, racchiudendo tutto con semplicità, e forte della mia collaborazione con alcune delle più importanti figure del mondo del clubbing, proprio in quegli anni ho dato vita a Fragola. Scelsi questo nome proprio perché si allontanava dal mondo della notte e sapevo che in qualche modo mi avrebbe aiutato ad incuriosire con semplicità un numero sempre più vasto di persone. Uno dei primi curiosi fu proprio Cole, un caro amico che sposò a pieno la mia filosofia e divenne in poco tempo una delle figure portanti dietro al progetto. Investimmo tutti i nostri risparmi in gadget, distribuendoli a tutti gli amici e di pari passo, iniziammo a sfruttare le potenzialità del web per la comunicazione. In poco tempo tutto il lavoro di promozione fatto dietro al marchio iniziò a dare i sui frutti, portandoci dal piccolo privé del locale di periferia a consolle che oggi vantano il rispetto di tutti.
Con il successo della festa al Dok Show alle spalle, il tour celebrativo dei dieci anni di Fragola sta entrando nel vivo. Quali altri appuntamenti sono in programma nei prossimi mesi oltre all’attesissima Fragola’s Night al Tenax del 29 Marzo?
C: Con questo tour celebrativo, cercheremo di portare la nostra visione di party nei top club Italiani ed il 7 Maggio festeggeremo i dieci anni di Fragola al closing party dei Magazzini Generali. Alcune delle date però sono ancora in fase di programmazione e vi invitiamo quindi a controllare il sito www.fragolize.it dove a poco a poco sveleremo tutti gli eventi futuri. Possiamo però dirvi che fino alla fine dell’anno andremo da nord a sud senza sosta, toccando le principali località del clubbing, e tra le tante fermate, ci saranno anche Napoli dove suoneremo con gli amici di Deependence nello storico Duel Beat, e Lecce, dove insieme ad Alex Neri, divideremo la mitica consolle del Guendalina.
Immagino che in tanti anni di party Fragola siano parecchi gli aneddoti, più o meno simpatici, che potreste raccontarci. Qual è quello che vi ha colpiti maggiormente?
C: In tutti questi anni di party sono veramente Tante le cose “inspiegabili” che ci sono successe, ma senza dubbio l’aneddoto più curioso è questo: una mattina, dopo una delle tante feste, ci trovavamo in un agriturismo sperduto nel chianti a fare after tra amici. Una volta spenta la musica, la gente iniziò ad andare e rimasti soltanto in dieci, tra fidanzate, persone dello staff, un paio di amici e qualche sconosciuto, iniziammo a rimettere a posto. C’era chi spazzava, chi riordinava e chi invece era fuori a prendere una boccata d’aria; mentre a noi due, come sempre, spettava il compito più faticoso, ovvero quello di smontare l’impianto per poi riportarlo al service. Avevamo quasi finito di mettere via tutto, mancava soltanto l’ultimo viaggio dal salone all’auto per portare le ultime cose. Questo però solo in teoria perchè una volta arrivati alla consolle purtroppo il mixer non c’era più! Increduli, siamo scesi in tutta fretta fino al parcheggio ed abbiamo iniziato a rovistare inutilmente all’interno delle auto rimaste, pensando che qualcuno un po’ “confuso” lo avesse preso per sbaglio, ma nonostante gli sforzi del mixer non c’era più traccia e per noi non si prospettava certo una bella giornata. Il mixer tra l’altro non era di proprietà del service, bensì del Tenax, ed eravamo spaventati solo all’idea di dover confessare alla proprietà che ce lo avevano rubato. Era andato tutto bene: la festa era stata super, l’after ancora di più e non riuscivamo a capire come una delle dieci persone rimaste avesse potuto rubarci il mixer da sotto il naso. Considerato che ormai era domenica pomeriggio e che prima del venerdì successivo al Tenax non sarebbe servito il mixer, spinti da chi sa quale buonismo ci siamo congedati con un “andiamocene a letto che tanto nei prossimi giorni salterà fuori sicuramente”. Il mattino seguente però, al nostro risveglio, abbiamo ricevuto un SMS dal nostro amico Alessio (titolare del Klyk, storico “after hours” fiorentino) con su scritto: “Chiamatemi. È successa una cosa che ha dell’incredibile”. In pratica, il nostro amico era stato contattato dal prete della chiesa di S.Croce a Firenze, il quale lo invitava ad andare a trovarlo perché un ragazzo un po’ “scosso” aveva lasciato in chiesa una cosa per lui. Qualcuno, pentitosi del furto, aveva lasciato al prete proprio il mixer scomparso, chiedendogli di mantenere l’anonimato ed invitandolo a restituirlo ai legittimi proprietari… cioè, capito che storia? mixer salvo sì! ma roba da pazzi!
Parlateci di Sunflower, uno degli altri progetti di cui siete particolarmente fieri. Come ha fatto una festa in villa, e quindi illegale, a diventare uno degli appuntamenti più attesi dell’estate fiorentina?
P: Sunflower, è quello che reputiamo il fiore all’occhiello del nostro operato in questi dieci anni di attività, un daytime party nel centro di Firenze che ci ha permesso di esprimere la nostra idea di festa a 360 gradi ospitando, oltre ai migliori artisti della scena italiana, anche importanti icone del clubbing mondiale. La nostra cura per i dettagli ci ha portati anno dopo anno ad offrire al pubblico non soltanto musica di qualità ,ma anche spettacoli di vario genere, allestimenti più disparati ed un servizio di food & beverage da prima classe. Tutto è nato nel 2009 quando, di ritorno dai closing party di Ibiza, iniziammo a pensare ad una ipotetica festa diurna nei dintorni di Firenze. La stagione estiva era ormai conclusa quindi a nostra disposizione avremmo avuto tutto l’inverno per pensare al nome, al format ed alla location. Dopo aver risolto alcuni grattacapi trovammo il nome e poco dopo, persi nella ricerca della location, riuscimmo ad affittare la villa di campagna di un vecchio amico, promettendo ai suoi che tutto sarebbe andato per il meglio. A quel punto avevamo tutto e giunta l’estate, la voglia di “wild party” si fece talmente grande che la festa pensata per cento amici in mezzo al verde diventò dalla prima edizione un vero e proprio party di richiamo, dove arrivarono circa trecento persone! Avevamo capito di avere in mano una grande opportunità e non volevamo certo sprecarla… Avevamo però bisogno di una struttura che potesse garantirci uno spazio all’aperto con la possibilità di allestirlo a nostro piacimento. Dopo un po di ricerche, trovammo il Manduca, uno splendido locale alle porte di Firenze gestito da persone alla mano, che sposarono in pieno il nostro progetto e ci permisero di tramutare la nostra festa in villa, in un vero e proprio party di tutto rispetto. Da quel giorno, molte cose sono cambiate e grazie al duro lavoro siamo riusciti ad esportare il nostro party sia ad Ibiza che a Pag, in Croazia, dove all’interno del Barrakud Festival abbiamo dato vita ad uno dei più colorati boat party.
Cosa ne pensate della scena italiana? E’ possibile che le crew nostrane che vivono e lavorano di clubbing possano raggiungere i risultati che in passato hanno reso quella tedesca come una scena di “eccellenza”?
C: Nonostante il momento storico non troppo sereno ed il continuo inasprimento delle leggi che regolamentano il nostro settore, ci rendiamo conto che la scena italiana si trova in un momento di forte ascesa e che negli ultimi anni molte organizzazioni gestite da giovani appassionati di musica, stanno venendo fuori a livello internazionale con party di rilievo e festival che non hanno niente da invidiare a quelli stranieri. In tutta sincerità noi non solo pensiamo che sia possibile per le crew italiane raggiungere i risultati che hanno reso famosa la scena tedesca, ma abbiamo la prova che tutto questo stia già accadendo. Ogni anno siamo ospiti di molte situazioni gestite da gente come noi, che crede nella collaborazione ed investe tempo e denaro nella realizzazione di party fatti con passione: non mancano le produzioni di qualità, né i remix, non mancano né i promoter né le location e, se ci si guarda intorno, non manca certo la voglia di divertirsi. L’unica cosa che manca per raggiungere il prestigio delle altre nazioni è un po’ di attenzione mediatica da parte delle riviste di settore, che secondo noi, dovrebbero cercare di parlare sempre più di quello che accade nel nostro paese, senza dover per forza andare a cercare di fare notizia con quanto accade oltre confine.
Beh, lasciatemi dire che l’esterofilia è stata, almeno in parte, sconfitta. Credete davvero nella disparità di trattamento da parte dei media? Oppure è vero che non tutti sono pronti ad avere i fari puntati addosso?
E’ indubbio che per fare notizia bisogna dare spazio a personaggi e situazioni sulla cresta dell’onda, ma per riuscire a raggiungere il prestigio delle grandi nazioni secondo noi è necessario che i professionisti del settore cerchino di mettere in luce quello che anima il nostro paese invece di parlare di situazioni sperdute in giro per il mondo. Tralasciando naturalmente tutti coloro che ancora non sono pronti a ricevere un certo tipo di attenzioni.
Sbaglio o il manifesto della vostra filosofia può essere riconosciuto in Reunion?
P: Esatto, Reunion è la nostra piccola Repubblica fondata sul Clubbing che si trova sulle rive del lago di Bilancino in provincia Firenze, dove già dalla passata stagione siamo riusciti a mettere in atto un vero e proprio movimento “pro-clubbing italiano”, collaborando con alcune delle più importanti crew nazionali ed ospitandone i protagonisti. E’ un progetto per noi molto importante perché non si limita ad ospitare i dj, ma ha l’ambizione di creare una vera e propria rete di collaborazioni, abbattendo le barriere della competizione e convogliando le idee e le energie di tutti quanti in un unica direzione. Reunion è la prova tangibile che non serve necessariamente ospitare una guest straniera blasonata per mettere in piedi un ottimo party e sulla scia della nostra esperienza saremmo ben lieti di veder fiorire sul territorio nazionale idee simili alla nostra, dove le varie realtà italiane possano dare spazio a tutto il meglio del made in italy!
Ma torniamo a voi: siete a tutti gli effetti un duo, ma non necessariamente un back to back. Allora come nascono Philipp & Cole? Quali esigenze vi hanno uniti agli inizi?
C: Ci siamo conosciuti da giovanissimi frequentando gli stessi locali e a poco a poco la nostra passione ci ha portati a curiosare in lungo e in largo tra festival, club e after party di tutta Europa. La nostra amicizia è divenuta sempre più solida ed anche i rapporti lavorativi con i vari locali hanno iniziato ad intensificarsi. Compravamo musica insieme, andavamo ai party insieme, organizzavamo eventi insieme e di lì a poco, senza nemmeno rendercene troppo conto, eravamo diventati un duo a tutti gli effetti.
Nonostante siate cresciuti insieme ascoltando techno, comprando dischi negli stessi negozi e frequentando le stesse feste, è evidente che il vostro gusto e il vostro stile rappresentino due facce molto diverse dell’espressione, ora che entrambi avete raggiunto una maturità musicale più solida e consapevole, siete in grado di dirci cos’è che vi ha portati ad essere tanto “distanti” musicalmente al giorno d’oggi?
P: La techno nella nostra storia ha avuto un ruolo fondamentale: dopo averci fatto conoscere, ci ha permesso di vivere la musica come un rito sacro, portandoci in giro per l’Europa alla scoperta delle nostre passioni. A quei tempi, circa dodici anni fa, il digitale aveva un ruolo marginale nella musica da club, e nelle consolle era raro trovare dei cdj. Il nostro ruolo era quello di aprire le serate ai vari big e se volevi farti notare dovevi avere nella borsa dischi introvabili. Cercarli in Italia era un problema, perché i negozi davano malvolentieri i dischi “bomba” ai novellini dato che dovevano naturalmente tenerli per gli artisti più affermati. Quindi, se eri un dj emergente e volevi comprare musica al passo coi tempi dovevi prenderti un bel volo per andartela a cercare nei negozi di dischi in giro per il mondo. Noi due, che già avevamo un nostro piccolo seguito all’interno di alcune realtà locali, passavamo insieme molto tempo condividendo non solo musica ma anche aneddoti ed esperienze di vita uniche, eravamo in continuo contatto l’uno con l’altro e conoscevamo a memoria non solo la propria ma anche la borsa dei dischi dell’altro. Passata l’adolescenza, i nostri stili di vita hanno iniziato a differenziarsi, siamo cresciuti e abbiamo iniziato ad affrontare la vita in modo diverso, le varie esperienze e gli impegni lavorativi ci hanno portati a diminuire sempre più il tempo passato insieme e, complice l’avvento del digitale, ci siamo ritrovati in poco tempo selezionare ed acquistare la musica ognuno nel proprio studio. Questo ci ha “allontanati” musicalmente ma ci ha anche permesso di ampliare e raffinare notevolmente il nostro background arrivando oggi a rappresentare due facce molto diverse dell’espressione musicale, quella più underground riferita a Cole e quella più main stream riferita a Philipp, mantenendo comunque un forte legame artistico e cercando di proporre al pubblico la nostra idea di party, sia individualmente che in coppia.
E’ proprio questa diversità che vi sta portando sempre più spesso suonare separati? Questa scelta sta portando giovamento alla crescita dei singoli e del duo?
C: Con il passare degli anni sentivamo che i nostri back to back non lasciavano il dovuto spazio alla nostra ricerca musicale e di conseguenza abbiamo iniziato a chiedere di poterci esibire separatamente continuando comunque entrambi a rappresentare Fragola. Così facendo non solo siamo riusciti singolarmente ad arrivare a mettere piede nelle più disparate situazioni – tra le tante il Club Der Visionaire di Berlino, il Goa di Madrid, il Cielo di New York ed il Cinema Hall di Budapest – ma allo stesso tempo ci siamo anche impegnati ad attirare l’attenzione degli addetti ai lavori di tutto il mondo sui nostri progetti comuni, creando così giovamento alla crescita di entrambi, cosa che forse non sarebbe potuta accadere suonando solo ed esclusivamente in coppia.
Ancora ci ricordiamo quando, a domanda precisa, Alex Neri ci disse che voi due siete gli unici dj toscani a poter prendere idealmente e praticamente il “suo posto” all’interno del Tenax. Quanto della filosofia e del concept che sta dietro Fragola pensate possa avervi portati ad essere considerati i suoi eredi?
P: Alex non è nuovo a certi apprezzamenti sul nostro conto e ogni volta che qualcuno ci mette al corrente delle sue parole non possiamo che esserne estremamente contenti. Avendo iniziato il nostro percorso nel mondo della notte durante “La grande Bellezza” abbiamo avuto la fortuna di lavorare al fianco dei personaggi che hanno fatto la storia del clubbing italiano, riuscendo ad apprendere i segreti di anni ed anni di lavoro ed a rielaborarli secondo il nostro istinto. Grazie a Fragola siamo riusciti ad esprimere non soltanto il nostro talento musicale, ma anche quello organizzativo e praticamente siamo certi che un professionista con molti anni di esperienza alle spalle come Alex abbia saputo cogliere tutti gli aspetti positivi del nostro operato, riconoscendo in noi i suoi futuri eredi.
Non è un segreto che, in sede di programmazione, voi due siate parte attiva nella scelta degli ospiti del Tenax per via del vostro gusto e della vostra esperienza. C’è qualche artista, magari diventato oggi un big della scena, che potete vantare di aver portato in Toscana per primi?
C: In questi anni abbiamo sempre cercato di “contaminare” con le nostre idee tutte le persone con le quali abbiamo avuto a che fare. Il nostro percorso all’interno del mondo della notte, ci ha portati ad avere un quadro generale molto chiaro sugli aspetti fondamentali di questo lavoro, permettendoci di conquistare la fiducia del Tenax e di compiere scelte azzardate sulla programmazione del locale. Negli anni sono molti i dj che grazie alla nostra continua ricerca siamo riusciti a portare o a far portare per primi nelle varie consolle della Toscana. Tra i tanti, possiamo citare Chirs Liebing e Adam Beyer, Raresh e Valentino Kanzyani, con il quale abbiamo stretto un così particolare rapporto a tal punto di vederci dedicare una delle tracce del suo primo album uscito su Cadenza, intitolato Florence Berry che celebra appunto il legame tra l’artista, Firenze e Fragola.
Ora che le Fragola’s Night hanno raggiunto la maturità di un party “adulto e seguito”, quale pensate possa essere la sua evoluzione? Magari già a partire dalla prossima stagione, magari a partire dal qualche sorpresa musicale.
P: Dentro il progetto Fragola c’è da sempre una continua evoluzione, la ricerca che portiamo avanti ormai da dieci anni non si limita soltanto alla musica, ma si espande anche alle arti ed alle nuove tecnologie, cercando non solo di stare al passo con i tempi ma anche di anticipare le mode. Con il tour celebrativo che si concluderà a Dicembre, crediamo già di avere fatto un grande salto in avanti, e se diamo uno sguardo al futuro certamente non possiamo che augurarci di riuscire ad esportare all’estero (come già stà accadendo) tutti i nostri brand, ampliando così i progetti e cercando di creare opportunità e sinergie ancor più forti e interessanti.
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What if you had been organizing parties for more than 10 years and you saw playing and shared the decks with all of the most important DJs of the planet? What if you saw an important club like Tenax grow and become the reference point for thousands of young music lovers who are used to dance to your music every Saturday? Then, it would mean that you have a lot of great things to share and your story must be a hell of a good one to tell. Philipp & Cole have this and a lot more. Now that their Fragola party celebratory tour is really getting going they’ve decided to answer some of our questions and tell us more about them.
Given this important anniversary we can’t omit the most obvious question: what’s the origin of Fragola? Where does its name come from?
P: It all started back when techno was huge in Italy. It lasted for a while but then, in the Italians club where they used to play this style of music, the scene wasn’t that great anymore: many venues were closing down, and the few places left were dealing with die-hard fans who had become more and more “intense”. It was the saddest moment for the Italian nightlife and its shining past, which now was starting to fade out. The media had started tackling the issue of the stragi del sabato sera (fatal car accidents related to youth weekend partying) and the Italian government was stiffening up the regulations concerning nightlife. Back then, I was a young clubber who loved music. I was also a club promoter and I had just gotten into djing. I was traveling around, hitting up festivals, foreign clubs, but every time I would come back home I would feel the need to see things change: the venues with dark rooms filled only with guys wasn’t fitting me anymore as I needed to combine music with a message of unity and happiness. So I started working on a project that could easily represent my way of thinking. And that was when Fragola came to life, also thanks to the experience I had acquired collaborating with all the key players in the scene. I chose that name because I thought it could intrigue and stimulate a larger audience since its down-to-earth meaning is not strictly related to this world. One of the first people who embraced my philosophy was Cole—a dear friend of mine—who soon became a centerpiece of the project. We spent all of our savings on gadgets and we gave them out to all of our friends; we also started taking advantage of the Internet and use it intensively to reach out to our audience. Soon, our efforts in promoting our brand paid off: we went from playing vip rooms in small minor clubs to playing in some of the most respected DJ booths on the scene.
Now that the successful Dok Show is over, the 10 years of Fragola celebratory tour is about to get to its peak moment. What other events do you guys have planned for the upcoming months, besides the highly anticipated Fragola’s Night at Tenax on March 29th?
C: We believe that this tour will serve to share our vision and bring our party concept to some of the major Italian clubs. May 7th we’ll be celebrating the 10 years of Fragola at Magazzini Generali’s closing party. However, our schedule is still getting a few tweaks; I invite everybody to check our website www.fragolize.it where we’ll be revealing more details about forthcoming events. All we can say is that we’ll be traveling without intermission throughout the whole country and hit all the major clubbing hotspots. Among the many gigs that we’ll be playing along our way, I want to highlight the one at Naple’s legendary Duel Beat club, where we’ll be teaming up with our friends from the Deependence crew. In addition to this, we’re going to share the illustrious DJ booth of Guendalina club with Alex Neri in Lecce.
You guys have been doing this for over ten years; I can only imagine how many cool or weird tales you’d be able to tell. What’s the most incredible story you’re willing to share with us?
C: Actually, countless “bewildering” things have happened to us over these years of partying. Nevertheless, I think that the one story really worth telling is the one about the vanished mixer. One morning, we were having an after party at a villa in the middle of the Chianti region in Tuscany. Once we turned off the music people started to leave. There were only ten of us left, including a few friends, girlfriends, people from our staff and a couple of strangers. Then, we started to set things back in order. As usual, the burdensome duty of packing up the gear and the sound system was Philipp’s and mine. We were literally almost done; we only had one more trip left from the house to our cars to carry just a few remaining things. But once we got to the DJ booth, the mixer was gone! Puzzled, we rushed to the parking lot. There, we started looking inside the cars, as we thought someone might have gotten “mixed up” and had taken it by mistake. Anyhow, our efforts were useless as there was no sign of the mixer; a bad day was looming. In fact, we were kind of worried as it wasn’t even ours but Tenax’s, so we didn’t really like the idea of admitting to the owners we’d had it stolen from us. It was a real bummer as everything had been running smoothly up to that point: the party had been great, the after party even better. Basically, we couldn’t believe that the mixer got stolen right under our noses by one of the few people that were left. Considering that it was already Sunday afternoon and that they would not have needed the mixer before the following Friday we decided to call it a day. We said: “let’s just go home, the mixer will pop up for sure over the next few days”. But when we woke up the morning after, we received a text from our friend Alessio (owner of Klyk, Florence’s legendary “after-hours” club) saying: “Call me ASAP. Something incredible happened!” Basically, the priest of St. Croce church in Florence got in touch with our friend. He was inviting him to go see him and pick up an item that had been brought over to the church by some “slightly intoxicated gentleman”. Turns out that the guy who stole the mixer had delivered it to the priest asking him to return it without revealing his own identity—he repented, can you believe that? The mixer was found but… what a story!
Tell us about Sunflower. It’s among the projects you care about most. How did an unauthorized party in a villa become one of the most highly anticipated summer events in Florence?
P: Sunflower is our flagship event. It’s a daytime party that best embodies the experience we have acquired over these past years. It has allowed us to share our all-embracing party concept and has given us the opportunity to host both Italian and international artists. Over the years, not only have we been offering quality music, but also different types of performances, bizarre stage settings and a premium catering service. It all started back in 2009 when we were returning from Ibiza after the closing parties. We started to think about a hypothetical daytime party in Florence. As the summer season was already over, we had a whole year to plan things out, think of a name, make all the arrangements and find a suitable location. After we had sorted a few things out we settled on a name. Subsequently, an old friend of ours agreed to rent out his countryside villa, assuring his parents that everything would be ok. And that was it. When summertime arrived we were ready to throw our wild party. However, the hype had been building up so much that the kind-of-intimate gathering for music-lovers we had organized, turned into some big-deal event attended by around 300 people! That’s when we realized we had a great opportunity, and we certainly didn’t want to waste it… However, we lacked a venue that would provide us with some kind of outdoor space that could be adjusted to our needs. After searching for a while, we came across Manduca, an amazing club on the outskirts of Florence. It was run by a group of laid-back people who embraced our project passionately. Thanks to their support, we were able to turn our private villa party into a full-on electronic music event. Lots of things have changed since then. It is due to our hard work that we even managed to export Sunflower to Ibiza and Pag, Croatia, where inside Barrakud Festival we created one of the coolest boat parties.
What do you think about the scene in Italy? Do you believe our local crews, which work and live off of clubbing, could do the same good things that in the past had made the German scene become top-notch?
C: Even though Italy is having a rough time and the laws regarding the nightlife are becoming stricter, we believe that the Italian scene has been growing a lot lately. In fact, many organizations run by young music lovers have come forward by throwing noteworthy parties and festivals that are as good as the ones outside Italy. To be honest, not only we believe that the Italian party crews can achieve the same results that made the German scene renowned, but also we’re sure that this is happening already. Every year we’re invited as guest artists at parties thrown by organizers who are just like us: these people share our collaborative attitude, our passion and are willing to spend both money and time in organizing events same as we do. There’s a lot of quality music production, remixing, there are plenty of promoters and also a lot of suitable venues here, and…if you take a look around, it’s not that people don’t want to party in Italy! The only thing that Italy lacks, in order to match other countries’ scenes, is some consideration by the media in this field. We believe they ought to focus more about what’s happening in our own country rather than trying to make news with foreign events.
Well, let me just say that the passion for foreign things has kind of faded away. Do you seriously believe that the media treats the Italian scene differently? Or is it that not everyone is ready for the spotlight?
There’s no doubt that to make news you have to focus on what’s hot at the moment. However, the press should reinforce and highlight what’s good here in order to reach the quality of the best scenes from other countries. Talking about stuff that’s happening god-knows-where is not going to help. Obviously, only those who deserve it should receive such attention.
So basically, the project Reunion embodies your philosophy, if I’m not mistaken…
P: Exactly. Reunion is our little nation based upon clubbing and it’s found on the shores of the Bilancino lake, near Florence. Since the past season we’ve been developing an actual “pro-clubbing movement”. It’s all thanks to some of the most important Italian party crews who also gave us the opportunity to have some of their artists play as guests. We really care about this project. Not only does it allow us to host DJ guests but it also aims to build a network between the different crews, get rid of competition, and channel all the energies towards one direction. As a matter of fact Reunion is the tangible evidence that you don’t necessarily need to have a highly recognized foreign artist to make your party awesome. Given the success of this project we’d be more than happy to see others follow our lead. All the different Italian subscenes definitely need more space in order to breathe, create and enrich the partying made in Italy.
Let’s get back to you now: yours is a duo performance but not necessarily a back-to-back show. So, where does Philipp & Cole come from? What brought you guys together?
C: We met when we were really young and we were going to the same clubs. Then our passion for music led us to numerous festivals, clubs, and after parties all over Europe. Our friendship became more solid and we intensified our collaborations with various clubs. We were buying music, going to parties, and organizing events together. Before we could realize, we had become a duo.
Although you guys grew up together doing the same things, like listening to techno, buying records from the same stores, and going to the same parties, it is evident that both your musical tastes and your styles express two different sides of the same world. Now that you guys have achieved a more self-aware and solid musical maturity, would you be able to tell us what made you “part ways” musically?
P: Techno music played a fundamental role in our story. Firstly, it brought us together. Secondly, it allowed us to experience music as a sacred ritual, taking us around Europe as we chased our passion. Back then—around twelve years ago—digital hadn’t taken over yet, therefore it was quite unlikely to find CDJ setups at clubs. Our duty was to play opening sets for numerous big DJs and the only way we could stand out was to have rare records in our bags. Finding those dope records in Italy was pretty hard, as the record stores wouldn’t give them out to you if you were “too green”. The record stores would save those items for the more prominent artists. If you were an emerging DJ and you wanted to keep up with the new music that was coming out you had to fly to other countries and search for those records yourself. Cole and I already had a decent following that belonged to our small local scene. We used to spend a lot of time together and we would share not only music but also good stories and unique experiences. We were constantly in close contact with each other and both of us even knew which records were in the other’s bag. As we were growing up our lifestyles and approaches to life started to change. Both our jobs and different experiences led us to reduce the amount of time we would spend together. After digital music took over we found ourselves buying and selecting our music separately in our own studios. Although this has “separated” us musically, it has also allowed us to widen and refine our musical backgrounds. Today, each of us represents one side of the whole musical scene. There’s the more underground one embodied by Cole, and the more mainstream one, embodied by Philipp. Despite this, we are able to preserve the strong artistic connection that lies between us and keep offering our concept of partying even when we play separately or in back-to-back sets.
Is it really this diversity that has continued to lead you towards playing your own individual shows instead of back-to-back sets? Is this choice helping to improve the growth of your individual and collective work?
C: As time passed, we felt as though our back-to-back shows weren’t providing us the needed space for our musical research. Consequently, we started requesting to preform separately although we were still representing Fragola. In doing so, we each managed to set foot in various scenes like Berlin’s Club Der Visionaire, Madrid’s Goa, New York’s Cielo, and Budapest’s Cinema Hall. At the same time, our mutual work was beginning to attract attention from big names in the industry. So, we were growing as a duo, as well as on an individual level. This would have been impossible if we had preformed exclusively together or apart.
Referencing Alex Neri’s statement that you two are the only Tuscan DJs who can take his place inside Tenax: how much has the philosophy and concept at the core of Fragola qualified the two of you to serve as his suitable replacements?
P: Alex is no stranger to showing us love. We never get tired of hearing his praise. Since we began our journey into the mondo della notte (Italian term for the club scene) during the golden age of techno we’ve been lucky enough to work closely with important people in the industry who have made it into what it is today. As a result, we were able to gain years of wisdom and incorporate it into our understanding. With Fragola, we managed to express not only our musical talent, but also our promoting abilities. We are sure that an experienced professional like Alex is able to recognize the positive aspects of our accomplishments, and maybe this is why he foresees us as his rightful successors.
It’s no secret that you two play a big part in the artist selection process at Tenax. This is surely due to your refined musical taste and experience. Are there any widely known artists that you originally introduced to Tuscany?
C: Over the past few years, we’ve been trying to “contaminate” everyone around us with our vision. Our journey into the Italian nightlife has allowed us to acquire a clear perspective on the fundamental aspects of this job. It has also allowed us to gain the respect of Tenax, where we’ve been able to take risks when choosing guest artists. We have brought—or have had Tenax bring— many DJs to Tuscany, thanks to our continuous research. Chris Liebing, Adam Beyer, Raresh and Valentino Kanzyani are a few. Actually, we’ve developed such a close relationship with Kanzyani, that he gave a track from his first Cadenza album the title “Florence Berry” celebrating his connection with Florence and Fragola.
Now that Fragola Nights have become full-on parties with a solid following, how do you think they are going to evolve? Could you let us in on some details about the next season or tell us if there’s any new music coming up?
P: There’s a constant evolution going on inside Fragola. The research we’ve been carrying out for ten years goes far beyond music. We’re also interested in other artistic performances and new technologies. Not only do we try to keep up with the growth of the scene, but we also try to anticipate new trends. With our celebratory tour ending in December, we believe that we’ve already taken a big step forward. Glancing at the future, we hope that we will be able to finish exporting all of our brands and widen our projects, creating new opportunities and stronger collaborations.
[Translation by Elio Sottoscritti][/tab]
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