Abbiamo messo mano sul nuovo mixer entry-level di casa Pioneer, e dobbiamo ammettere che siamo rimasti sorpresi, ma non immediatamente.
Il primo impatto, infatti, è quello che chiunque vorrebbe avere prendendo in mano un mixer nuovo: la sensazione di familiarità è la solita, basta aver usato una volta nella vita un altro mixer Pioneer, e siamo sicuri che la maggior parte dei dj l’ha fatto, e ci si sente a casa: i controlli sono esattamente dove ci si aspetta che siano e le risposte sono esattamente quelle che ci si immagina.
I fader hanno la stessa sensazione tattile dei mixer più grandi e dei modelli precedenti della casa giapponese, quindi sono relativamente “duri” da spostare (soprattutto se messi a confronto con quelli dei mixer Allen & Heath) e l’equalizzatore e i filtri funzionano proprio come gli altri DJM, nel bene e nel male: ad alcuni piace che taglino le frequenze in maniera così netta, altri invece preferiscono dei tagli più caldi e morbidi, fatto sta che il DJM-250 MK2 non è assolutamente una sorpresa in questo senso e comprarlo significa sapere già perfettamente in anticipo cosa ci si porta a casa.
Certo, alcune features sono state aggiornate rispetto al DJM-250 precedente: è stato aggiunto, ad esempio, un controllo per la risonanza dei filtri che consente di personalizzarne il carattere, caratteristica già presente sui modelli più grandi e costosi e che quindi è molto apprezzato ritrovare sul fratello minore, come pure è molto apprezzabile che ora l’eq a tre bande possa tagliare completamente le frequenze permettendo mixaggi molto più articolati.
“Sì ok”, direte, “ma la sorpresa quindi dove sta?”
Ebbene, la sorpresa è che – fatto molto raro per un mixer a due canali e ancor più raro per un prodotto in questa fascia di prezzo, tutto sommato abbordabile – il DJM-250 MK2 ha una scheda audio interna e una porta USB.
È possibile, ma non consigliato, usarlo quindi come controller per Traktor e Serato, mossa che mette quindi Pioneer in aperto contrasto con Native Instruments e Rane che hanno già i propri controller dedicati e certificati per l’utilizzo con i propri software ma che non hanno assolutamente l’esperienza e la fama di Pioneer nel campo delle attrezzature da club (o meglio: ce l’hanno, ma in ambiti diversi, soprattutto Rane).
Perché non è consigliato?
Banalmente, perché Pioneer vende, assieme al DJM-250 MK2, la licenza di Rekordbox DJ, il proprio software di DVS, ancora forse un po’ acerbo ma che, siamo certi, darà filo da torcere a Traktor e Serato in un futuro neanche troppo lontano grazie proprio all’interfaccia simile a quella dei CDJ e quindi al fattore familiarità di cui parlavamo all’inizio.
Insomma, se cercate un mixer entry level, magari per uso casalingo, e avete voglia di provare a cimentarvi col djing digitale, il DJM-250 MK2 è un’ottima scelta a un prezzo tutto sommato non devastante.