Pioneer ci ha dato modo di passare un po’ di tempo con i suoi nuovi prodotti di punta per quanto riguarda i mixer e i CDJ, freschi freschi di lancio dato che sono disponibili solo da fine febbraio, e che puntano a spostare ancora un po’ più in là l’asticella del top di gamma: quali saranno, quindi, le nuove features rispetto al modello precedente e, soprattutto, saranno sufficienti a giustificare la spesa non esattamente contenuta?
Potreste pensare che fosse difficile migliorare un prodotto ormai divenuto standard nei club e non solo come la combinazione DJM+CDJ, eppure nella nuova serie NXS2 ci sono diverse aggiunte, evidenti e meno visibili, che testimoniano non solo la volontà di Pioneer di continuare a migliorare i propri prodotti ma anche la sua attenzione alle richieste e alle esigenze di un pubblico molto specializzato e professionale. Le aggiunte più visibili sono legate alla sezione degli effetti, sia per quanto riguarda la sezione dei “Color Effects” che ora hanno un controllo in più per un parametro differente per ciascuno dei sei effetti, utile a evitare che la presenza di questi ultimi diventi eccessiva o a dare ancora più personalità al loro utilizzo, sia soprattutto per i “Beat Effects”, che ora sono applicabili a range di frequenze specifici: quante volte, applicando un eco o un delay, abbiamo dovuto filtrare le basse frequenze per evitare che il risultato suonasse troppo “incasinato”? Ora è possibile applicare l’effetto solo agli alti e ai medi, semplificandone così enormemente l’utilizzo e, soprattutto, lasciando una mano libera per un Color effect o qualunque altra cosa vi venga in mente e facilitando ulteriormente l’improvvisazione, resa già semplicissima dal fatto che il layout dei controlli è quello a cui chiunque abbia mai usato un mixer Pioneer DJ è già abituato.
Ecco, il primo impatto con il DJM-900NXS2 è proprio una sensazione di familiarità con i controlli nonostante le aggiunte, un feeling di riuscire immediatamente a trovare tutto senza dover cercare, con il risultato che tanti gesti riescono davvero automatici e immediati, permettendo di concentrarsi sulla musica anziché pensare a “come” fare quello che si vuole fare. Ma non è tutto: rispetto alla versione precedente, ora l’unità send/return è indipendente, per cui è possibile collegare un’unità esterna (anche software: è presente anche una porta USB per poter usare un iPad come multieffetto esterno) e usarne gli effetti in cascata a quelli già presenti sul mixer o indirizzarne l’output su uno dei quattro canali, rendendo quindi praticamente illimitate le possibilità per l’utente. Sempre parlando di porte USB, poi, è possibile collegare un computer al mixer per usare quest’ultimo come controller midi, come nell’ultima versione, ma in precedenza questo utilizzo poteva portare a dei problemi se due dj avessero dovuto alternarsi usando il DJM in questa modalità: la presenza di una sola porta USB, infatti, rendeva necessario fermare la musica, staccare un computer, attaccare l’altro e poi riprendere, per cui ecco che il NXS2 ha due porte USB per il segnale midi, inserite esattamente per gestire questa situazione: non è esattamente un caso comune, lo ammettiamo, ma è vero anche che da un mixer in questa fascia di prezzo è lecito aspettarsi di poter gestire senza problemi anche le situazioni più estreme. Semplicemente guardando la pletora di pulsanti, controlli e ingressi disponibili sul DJM, quindi, ci si rende conto che è un mixer adatto a qualunque utilizzo, dai più basilari, nelle quali si tratta sempre di un mixer Pioneer con l’altissimo livello qualitativo che ne consegue (in particolare, il feeling di solidità ci ha davvero impressionato: il feedback tattile di tutti i controlli è davvero piacevole e dà proprio la sensazione di “mettere mano” al suono), ai più esoterici: è importante ricordarsi, però, che quello che conta davvero quando si parla di un mixer è la qualità del suono, ambito in cui ultimamente Pioneer sembrava essere rimasta mezzo passo indietro rispetto a competitor come Rane o Allen&Heath.
Ebbene, il NXS2 ha una struttura interna quasi completamente nuova, grazie al nuovo processore sonoro a 64-bit che in effetti suona sensibilmente meglio di quanto ci aspettassimo, più caldo e “pieno”: la differenza tra un file audio di qualità mediocre e uno ad alta qualità, e tra quest’ultimo e un vinile masterizzato a dovere è apprezzabilissima (anche grazie al supporto per i formati FLAC e ALAC), e anche se non abbiamo avuto modo di fare un confronto fianco a fianco con i diretti concorrenti ci sentiamo di dire che il gap si è sensibilmente ridotto, diventando ormai percepibile solo dalle orecchie più allenate ed esigenti, e forse neanche da queste.
Degnissimi compari di cotanto mixer, poi, sono i nuovi CDJ-2000NXS2, comprendenti anch’essi una corposa lista di feature nuove e miglioramenti rispetto alla versione precedente: su tutte, lo schermo touch che consente di visualizzare una tastiera QWERTY da usare per cercare le tracce all’interno del supporto inserito e di toccare direttamente sulla forma d’onda visualizzata per saltare da un punto all’altro della traccia corrente, aggiungendo una dimensione tattile che è sempre stata indicata una delle grosse mancanze dei CDJ rispetto al vinile e che ora invece vede forse addirittura avvantaggiati i lettori Pioneer rispetto alla tradizionale plastica nera, anche grazie alla tradizionale solidità dei dispositivi Pioneer: c’è un video, addirittura, in cui sul touch viene rovesciata dell’acqua senza che questo influenzi minimamente il suo funzionamento. Se a questo si uniscono una gestione dei cue point completamente rivista, che offre fino a otto punti salvabili su una stessa traccia con i quali sbizzarrirsi negli edit volanti e tante altre piccole chicche come il tasto per il loop istantaneo da quattro battute o lo “Slip reverse”, per suonare al contrario parti di traccia con un dito senza che il playback ne sia influenzato, si capisce immediatamente che ci troviamo davanti a uno strumento davvero senza concorrenti nel suo “mestiere”. O meglio, i concorrenti il DJM e i CDJ NXS2 li hanno eccome, e sono le versioni precedenti degli stessi prodotti: vale davvero la pena di spendere più di duemila euro per ciascuno di questi gioielli? Se si possiedono già i modelli immediatamente precedenti, la risposta non è esattamente il più convinto dei “sì”, soprattutto per quanto riguarda i CDJ, visto che non tutte le aggiunte ci sembrano esattamente indispensabili, ma è vero anche che i modelli precedenti usciranno di produzione a breve, per cui il problema non si pone, almeno per quanto riguarda l’acquisto di apparecchiature nuove: l’unica scelta sarà la serie NXS2, e sarà comunque una scelta eccellente.
In definitiva, quindi, se si ha a disposizione un budget non banale per l’acquisto di un mixer versatile, in grado di soddisfare pienamente gli appassionati di effettistica e di dj set “colorati” e di non scontentare gli audiofili, il DJM 900 NXS2 è il meglio che il mercato attuale possa offrire, mentre per quanto riguarda i CDJ non ci sentiamo di considerare il modello nuovo un upgrade così sostanziale rispetto al precedente, forse anche perché il modello precedente aveva davvero pochi margini di miglioramento, essendo già un prodotto molto vicino alla perfezione e, di fatto, già standard in praticamente tutti i club del mondo.