Il cinquantesimo volume della popolare serie di compilations “In The House” è in uscita il 25 febbraio e questa volta la label Defected ha scelto un team tutto italiano a rappresentarla. Infatti i tre CD che compongono il box-set e che includono tra gli altri gli Hot Chip, Kris Wadsworth, Todd Terje, Blaze e Matthias Tanzmann, sono mixati rispettivamente da Pirupa, Flashmob e Supernova. Quella della Defected sembra una scelta del tutto logica visto che è impossibile ignorare il successo planetario che lo scorso anno le tracce “Party Non Stop” di Pirupa e “Need In Me” dei Flashmob hanno ottenuto mentre i Supernova restano uno dei prodotti italiani d’esportazione dance piu solidi in circolazione. Soundwall non poteva naturalmente farsi mancare l’occasione di avere in un sol colpo tutti i tre acts in un domanda e risposta incrociato.
Prima di tutto mi piacerebbe chiedervi se vi conoscete gli uni con gli altri. Avete avuto o avrete occasione di incontrarvi in occasione della realizzazione e promozione di “Defected In The House Miami 2013”?
Flashmob: Con Pirupa ci si conosce da anni perché con suo fratello Ruggero (Leon ndr), organizzavano dei bellissimi party in un club stupendo a Teramo chiamato Ultraviolet. Ora sono tutti e due dj/produttori di grande successo internazionale e quindi difficilmente ci si riesce a vedere. Ogni tanto mi sento con Ruggero con cui c’è un bel rapporto di amicizia e stima. Con i Supernova ci siamo incontrati all’Air di Amsterdam per ADE e poi a Milano, sono davvero simpatici e competenti nel loro campo.
Supernova: Con Pirupa ci conosciamo solo via web e non ci siamo mai incontrati, speriamo di farlo in un futuro prossimo. Con Flashmob ci siamo visti, sentiti ed incontrati diverse volte ultimamente e con i ragazzi si sta creando una bella sintonia.
Pirupa: Io conosco Alessandro dei Flashmob da tanti anni, mentre conosco solo virtualmente Giacomo dei Supernova. Sicuramente la Defected organizzerà un party dove suoneremo tutti insieme.
Se doveste farvi un apprezzamento l’uno con l’altro cosa vi direste?
Flashmob: Beh a Pirupa posso dire che ha la vista lunga hihihi. Ai Supernova che hanno gli attributi… non è facile rimanere sulla cresta dell’onda con lo stesso progetto per così tanto tempo.
Supernova: Continuate così, che state spaccando!
Pirupa: Suono sempre le tracce dei Flashmob e dei Supernova. Sono dei produttori di ottimo livello.
Nel 2012 il successo dei vostri tre acts si è consolidato a livello internazionale, cosa per certi versi eccezionale per tutta una serie di motivi. Quali sono stati per ognuno di voi le tappe fondamentali per arrivare a questo obbiettivo? Ci sono dei consigli di massima che vi sentireste di dare ai produttori italiani che abbiano questo tipo di ambizione?
Flashmob: La tappa più importante per noi è stata quella di aver avuto la forza di cambiare progetto e passare a Flashmob nel momento giusto, rischiando tutto.
Supernova: Il nostro è un percorso che viene da lontano, voluto fermamente e alimentato da un grande amore per la musica e per la gente. Lo abbiamo costruito step by step, coltivando i nostri sogni, impegnandoci quotidianamente, cercando di essere sempre noi stessi alla faccia delle mode e dei fenomeni. Supernova per noi è un progetto artistico globale che non si pone limiti e che deve andare al di là delle mode, pensato e alimentato sempre con due teste e quattro mani ed in continua evoluzione.
Pirupa: Ho passato la maggior parte del tempo degli ultimi anni a fare musica in studio, giorno e notte. Alla fine anche nei momenti di totale sfiducia sono andato avanti e sono arrivati i risultati dopo tre anni. Questo è il mio consiglio da prendere.
Credete che il fatto stesso di essere italiani vi abbia reso le cose piú facili, una maggiore riconoscibilitá ad esempio? O avete mai notato qualche pregiudizio nei confronti della nostra scena musicale nazionale? Ve lo chiedo non a caso dal momento che fino a pochi anni fa, sulla stampa britannica soprattutto, si potevano leggere commenti poco lusinghieri riguardo alla scena “dance” nostrana.
Flashmob: Non crediamo di aver avuto nessun vantaggio nell’essere “italiani” (perché Alessandro è mezzo inglese di Liverpool e Danny ha tutti e due i genitori francesi). Anzi, mi pare che in Inghilterra, come in Germania, tendano a valorizzare i propri talenti, in Italia vi pare che accada la stessa cosa?
Supernova: Come abbiamo detto prima il nostro percorso è stato costruito mattone dopo mattone, il progetto Supernova è nato nel 2002 e abbiamo vissuto molte fasi e molte di certo non erano a favore degli italiani. Erano bravi gli americani, poi gli inglesi, poi i tedeschi, poi i sudamericani…era sempre bravo qualcun’altro. Oltretutto anche in Italia, in questo lasso di tempo, gli italiani non si sono mai aiutati tra di loro, e oggi finalmente è tornato il momento in cui ci considerano “bravi” si fatica a creare un movimento e delle sane e ambiziose collaborazioni. Di certo possiamo dire che nessuno ci ha regalato niente ma a noi piace di più! Ci sentiamo più solidi oggi.
Pirupa: Io lavoro in tutto il mondo e vedo che solo in UK non ci sopportano, forse per paura o per invidia. Nonostante ciò faccio tantissime date nei clubs in UK e da poco mi sono trasferito a vivere a Londra!
In casi di compilations mixate come questa a me viene sempre da chiedermi, con che criterio si scelgono i brani da inserire nella tracklist e soprattutto, avete avuto bisogno di scendere a compromessi nel caso di “doppioni”, di brani che più di uno di voi voleva inserire nel suo mix?
Flashmob: No, in questo caso tutto liscio, abbiamo dovuto escludere delle tracce perché troppo onerose da licenziare ma per il resto tutto ok.
Supernova: La domanda è molto pertinente, e risponderemo con schiettezza. Abbiamo cercato di dare una visione globale del mondo Supernova, cosa non facile visto il tempo limitato di un CD e vista la nostra tendenza alla sperimentazione e all’eclettismo, cercando di privilegiare i temi essenziali di questo lavoro: le nuove uscite che ci piacevano di Defected, alcune delle nostre produzioni che più si prestavano allo stile del mixato, quelle della nostra label Lapsus Music ed alcune chicche che ci ispiravano e hanno fatto da giusto collante alla realizzazione del viaggio sonoro del mixato.
Pirupa: Io li ho scelti in base ai miei gusti musicali, sono partito deep per poi arrivare alla tech-house e finire il viaggio melodico. Penso che non abbiamo avuto nessun problema di doppioni, è andato tutto alla perfezione.
Ho notato nelle vostre tracklists una costante, ovvero un richiamo alla old school attraverso remix, samples o accappella. Questo viene anche accentuato dalle vostre produzioni, che credo voi possiate confermare sono tutte ispirate da quel tipo di stile, di tradizione. Quali sono stati i dischi che vi hanno fatto innamorare della house e della techno?
Flashmob: Basement Jaxx “Flylife Xtra (Original Mix)”, Mr. Oizo “Flat Beat”, Josh Wink “Higher State of Consciousness”, Lil Louis “French Kiss” e tutte, dico tutte, le tracks di Kerry Chandler.
Supernova: Ribadiamo che il nostro percorso è lungo. L’old school l’abbiamo vissuta da ragazzini e abbiamo avuto la fortuna di comprare e suonare certi vinili. Abbiamo goduto di quella scena anche se eravamo solo dei “pischelli” e non dei protagonisti. Oggi in molti si ispirano a quei momenti artistici in cui tutto nacque, sia che si parli di house o che si parli di techno. Spesso per molti è come ascoltare per la prima volta nuovi dischi ma con un suono diverso, qualcosa che sa di “marcio buono” ma al tempo stesso di inebriante, che sa di “classico” e di “vero”. Per noi aver ereditato tutto questo è piuttosto normale, fa parte del nostro vissuto e adesso del nostro suono. Oggi abbiamo l’opportunità di riproporre quella scena in maniera molto naturale cercando di creare un suono che sia innovativo ma con tutto il “buono” del vecchio.
Pirupa: I tre dischi con cui sono cresciuto sono stati K.O.T. “Finally”, Octave One “Blackwater” e Armand Van Helden “You Don’t Know Me”.
Parlando di ricordi, quale è stata la vostra “prima volta” alla consolle e, vi ricordate ancora quali erano i dischi che avevate in valigetta?
Flashmob: Danny non si ricorda nulla, Alessandro: la prima festa a cui ho suonato era quella dei 18 anni di un mio amico, nel 1992; facevo da spalla e avevo solo 10 dischi da suonare, 3 o 4 improntati sull’industrial dell’Inghilterra del Nord. Compravo quei dischi ogni volta che andavo a trovare mia nonna in un negozietto di Liverpool, che c’è ancora… gli altri dischi erano tipo “Ride on The Rhythm” di Vega e Marc Anthony mi parr. Potete immaginarvi il successo del mio set quando, davanti ad una folla impazzita sulle note di “Hanno Ucciso L’Uomo Ragno” dovetti subentrare?
Supernova: Le domeniche pomeriggio di molti anni fa in un locale molto noto di Firenze. Eravamo poco più che bambini, suonavamo vinili incredibili dai quali siamo stati profondamente segnati, il sabato sera poi invece aprivamo con emozione le serate ai grandi nomi che il club ospitava. Nelle nostre valigette ricordiamo alcuni vinili come: “Night Moves” di Rickster, “Promise Land” di Joe Smooth, i successi degli Inner City “Good Life” e “Big Fun”, l’hip house di Fast Eddie, quella di D-Mob, le prime meravigliose produzioni acid house, il primo vinile di Frankie Knuckles “Your Love”, “French Kiss” di Lil´ Louis e molti altri.
Pirupa: Suonavo tutte robe di Strictly, Defected e Subliminal, ma mi ricordo che quando iniziai la hit di quel periodo era Modjo “Lady”.