Eccolo in arrivo, eccolo: da domani infatti inizia il trittico di date di Place To Be, una operazione molto bella e di gusto messa insieme da un piccolo dream team di festival italiani dalla visione “aperta”. Avremo modo di tornare su quello che è stato il carrozzone “Heroes” – con comunque indubbi risvolti anche positivi – svoltosi all’Arena di Verona due giorni fa con grandi squilli di tromba, ma se per certi versi il mondo del mainstream si sostiene da solo e ha riserve per andare avanti a livello di presenza, impatto e numeri un po’ per forza d’inerzia (naturalmente, il discorso non vale per le vere vittime del lockdown: i lavoratori, tra tecnici, personale ai servizi, facchini e quant’altro) è nelle sfere più ricercate che bisogna essere “presenti”, farsi sentire, far sentire la vicinanza ad artisti ed organizzatori. Perché sono quelli che, da sempre, lavorano su margini minori, hanno una proposta più ricercata e sofisticata (più “difficile”, insomma) e se davvero a tutto questo riconosciamo un valore – e si spera sia così – bisogna anche farlo vedere e farlo percepire.
Insomma, fatevi sotto. Acquistate i biglietti virtuali su Dice (gratuiti, davvero lo sforzo è minimo), segnate sul calendario le tre date: 9, 16 e 23 settembre. Qui tutte le info pratiche. Si parte domani quindi, alle 18; e si parte in uno dei posti più incredibili del mondo, Civita di Bagnoregio. Nella “città morente” più viva ed affascinante che ci sia al mondo, si esibiranno il nostro amatissimo (e maledettamente bravo) Clap! Clap! – occhio all’intervista recente che gli abbiamo fatto – e l’arpista Kety Fusco. Scelte ovviamente oculate, così come lo saranno quelle dei due prossimi appuntamenti (Nu Guinea e Calibro 35, anche loro in location pazzesche). Sì, perché forse vale la pena mettere l’elenco delle realtà che si sono consorziate per produrre questo evento (patrocinato, tra l’altro, dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale: metti mai che finalmente diventi sistemica una virtuosa collaborazione con le istituzioni), unite tutte sotto la sigla Italian Music Festivals: Jazz:Re:Found, Locus, MusicalZoo, Manifesto, FAT FAT FAT, Spring Attitude, Apolide, Mish Mash, A Night Like This, Linecheck. Senza dimenticare l’apporto di Butik, piccola ma incisiva “unit” che lavora per rinforzare e rendere prezioso il binomio tra musica di qualità e turismo territoriale.