Circolavano da tempo voci che Colonel Abrams, una delle iconiche voci maschili dell’house music statunitense, non se la passasse per niente bene. Ora però sono gli stessi artisti che hanno collaborato con lui nel corso degli anni a lanciare l’allarme per una situazione che sta assumendo i toni della tragedia. L’autore di tracce storiche come “Trapped” e “Victim Of Loving You” in questo momento è senza fissa dimora e necessita di denaro per potersi curare da un male che, seppur non venga mai menzionato, pare lo stia inesorabilmente strappando via al mondo ed ai suoi innumerevoli fan.
Nelle scorse ore sulla bacheca di Marshall Jefferson è apparso un breve video in cui lo stesso artista invitava i proprio fan a “deviare” le donazioni destinate al suo progetto per un nuovo album ad un fondo, creato di recente da Tony Herbet e Don Welch e già arrivato ad un ammontare di oltre 6mila dollari, che servirà all’artista per rimettersi in sesto e tornare a vivere serenamente e chissà, magari anche per poter tornare ad esibirsi un giorno.
A margine della richiesta di aiuto, Marshall si è fatto scappare un’uscita che, almeno in parte, è sembrata abbastanza infelice. Viene puntualizzato che molte delle figure che hanno fatto la storia dell’house music non sono affatto benestanti, non hanno alcun fondo pensionistico e si possono trovare sull’orlo del baratro in qualunque momento. Per questo, immaginiamo noi, dovrebbe essere lecito aspettarsi che la grande famiglia, la cosidetta “House Nation” intervenga per ripagare, anche solo in minima parte, quanto gli artisti hanno dato loro.
Ora, non vogliamo soffermarci troppo su questo discorso, in quanto riteniamo che la cosa giusta da fare sia sottolineare la parte positiva di quanto fatto da Jefferson e molti altri in queste ore, ma non possiamo fare a meno di pensare a quanto sia triste che persone capaci di vendere tonnellate di dischi (nel caso di Abrams cinque milioni soltanto per “Trapped”) siano oggi ridotte in miseria e siano costrette a ricevere la carità. Purtroppo non sarà né la prima né l’ultima volta, ma ogni volta di più non si può non avvertire un po’ di amarezza di fronte a tutto ciò.