Milano e Berlino. Due città che non si conoscono ma che si amano ed odiano (a seconda della parte che si sceglie di prendere) più per sentito dire che per esperienza diretta. La prima, caotica e controversa, dove persiste una lotta fra generazioni legata alle arti e alla vita notturna. La seconda, uscita in maniera perentoria dagli anni difficili del Muro, divenuta un’icona della libertà d’espressione e della cultura giovanile. Forse anche troppo. Ma è davvero così che stanno le cose?
Per ovviare a questa conoscenza solo apparente, c’è chi ha deciso di fare incontrare queste due realtà, non solo attraverso i loro cittadini bensì anche tramite le istituzioni. Si tratta di Intellighenzia Electronica, organizzazione con basi profondamente radicate nella metropoli lombarda, che ha scelto Berlino come prima tappa di un percorso volto al confronto fra la nostra realtà (scusate se parlo in possessivo ma la città che fu degli Sforza è anche sì la mia) e quella delle grandi capitali europee. Verrà organizzato un pulmino il cui equipaggio includerà quattro membri dell’ambiente politico milanese (assessori, membri della giunta comunale, oppositori, ecc…) affiancati ad altrettanti ragazzi, presi a campione dalle diverse “chiavi” sociali che compongono la popolazione cittadina. Verranno tutti catapultati all’interno della vita berlinese attraverso workshops, centri sociali, musei e vita notturna. Alla fine di questa esperienza verrà pubblicato un video documentario nel quale anche chi non avrà avuto la fortuna di essere scelto come partecipante potrà rivivere il tutto direttamente attraverso le testimonianze di chi ci è stato.
Per trattare al meglio questo argomento abbiamo fatto due chiacchiere con Tommaso Marasma, membro di Intellighenzia Electronica, che ha gentilmente accettato di raccontarci qualcosa in più su ciò che potrebbe scaturire da un’iniziativa originale come questa.
In questi giorni si fa molto parlare del vostro progetto. Ti piacerebbe spiegarci come è nata questa idea e chi vi è coinvolto direttamente?
Se l’obbiettivo è quello di migliorare la nostra città soprattutto dal punto di vista di noi giovani (odio questo termine), non mi è venuto in mente nulla di meglio che accompagnare le persone che ci amministrano – “i politici” – in un viaggio insieme a Berlino. Non vuole essere un viaggio verso La Mecca o La Città Ideale e neanche un reality show. Vuole essere un’esperienza che mette a stretto contatto 3 diversi mondi:
– quello delle ragazze e dei ragazzi milanesi,
– quello dei politicanti,
– quello Berlinese – nei suoi buoni, buonissimi e cattivi esempi.
Senza cattiveria o pregiudizi, ma molte volte mi sono ritrovato all’interno di progettualità condivise con le istituzioni a parlare di cose che non venivano recepite, capite e sottovalutate; del resto il mondo è ha sempre funzionato così, non bisogna aspettarsi dalle istituzioni che capiscano o portino innovazione – la vera innovazione la portano sempre i cittadini. Per questo non bisogna mai smettere di essere propositivi e costruttivi, anche quando sembra che nessuno capisca di ciò di cui stiamo parlando. Da questo, in maniera empirica e del tutto sperimentale, è nato Porta un politico a Berlino. Paghiamo noi il viaggio e il pernottamento, non ci sono scuse.
Potresti raccontarci quali saranno le attività che i protagonisti svolgeranno durante la visita? Quali aspetti della vita cittadina berlinese verranno toccati in questo viaggio?
L’idea è quella di passare 4 giorni come fossimo un gruppo di studenti, turisti e clubber milanesi interessati o appassionati all’arte contemporanea, alla street art e a tutto ciò che è nuove maniere di interpretare ed utilizzare lo spazio, pubblico e privato. Avremo incontri con realtà istituzionali per comprendere nel dettaglio come è regolata la vita berlinese: energia elettrica, università e trasporti, incontreremo studenti e lavoratori milanesi emigrati a Berlino, incontreremo le realtà del clubbing internazionale: promoter storici, agenzie di booking, artisti e dj visiteremo centri sociali/culturali in cui avremo incontri con le persone che li fanno vivere quotidianamente per arrivare alla parte del viaggio dedicata ai locali più rappresentativi della comunità gay e lesbo della capitale tedesca. Tutto mangiando kebab.
Quali saranno le discriminanti nella scelta sia dei politici che dei ragazzi che prenderanno parte a questa iniziativa?
La scelta dei ragazzi è in base alle provenienze, alla professione, agli studi, allo status sociale. Abbiamo bisogno di trovare 4 ragazzi molto differenti tra loro che possano in qualche modo farsi portavoce di quelle che sono le necessità di una generazione. Con i politici la cosa è diversa, stiamo mandando gli inviti ufficiali alle segreterie dei partiti anche se molti sono stati quelli che ci hanno contattato direttamente su Facebook. Per ora sono quelli di sinistra a rendersi più disponibili, per poco. Uno dei quattro sarà un responsabile dell’amministrazione/giunta milanese.
Milano e Berlino, due mondi diametralmente diversi che avete deciso di far incontrare. Cosa pensi possano imparare i nostri politici dalla capitale teutonica in modo tale da migliorare anche la gestione della nostra città?
Io non ho pretese su ciò che “impareranno”. Voglio solo provare a stimolarli, facendogli vivere un’esperienza che a molti di noi ha cambiato la maniera di vedere le cose, di vedere la nostra città. Le cose che mi posso augurare sono di trovare insieme maniere di rendere veramente pubblica l’Università, di concepire gli spazi pubblici non come “vetrine di nature morte” ma come veri e propri epicentri di lavoro, scambio e aggregazione. Che le associazioni che si appropriano di spazi abbandonati e sfitti per farne arte e cultura siano trattate come una risorsa per la città e vengano tutelate in questo momenti di dura crisi. Che i negozi, bar e locali rimangano aperti il più possibile per far vivere la città il più possibile, nel rispetto di un equilibrio umano e non dettato da pregiudizi e ignoranza – tutto questo per non far morire ed inaridire, per colorare, per animare, per dare speranza, per dare vita alla nostra città.
E invece i ragazzi coinvolti? Cosa può imparare un milanese sul modo di vivere di un suo equivalente berlinese? Cosa pensi che manchi oggi ai nostri giovani che un’esperienza del genere possa incrementare?
Il milanese di norma si accontenta, rimane in superficie – orgoglioso di vivere nella capitale della fashion trendy design culture, salvo poi spuntare fuori solo due volte all’anno per la settimana della moda e per il fuorisalone. Penso che se si prendessero tutte quelle energie e voglia di fare e le si utilizzasse tutti i giorni insieme alle istituzioni si potrebbe davvero trovare una maniera di sviluppare spettacolo, lavoro ed intrattenimento in maniera molto produttiva per la città; questo è quello che dovremmo tutti imparare. Penso però che i giovani milanesi si debbano far trovare pronti e non essere i soliti “chiaccheroni”. Serve che i politici si aggiornino ma serve sopratutto essere propositivi – avere idee in testa e progetti chiari e sostenibili, serve capire come nel mondo funzionano le cose – prendere spunto e creare il proprio ragionamento. Penso che a Berlino potremo trovare molti spunti su cui iniziare a lavorare.
Qual è l’obbiettivo finale di questa iniziativa? Cosa si cerca di dimostrare con questa esperienza?
Di sicuro divertirsi, perchè sarà divertente. Magari questa è una di quelle volte in cui s’impara qualcosa divertendosi. Produrremo un documentario che racconterà tutto il progetto così che le moltissime persone che ci stanno contattando in questi giorni potranno vivere in parte questa esperienza. Magari la prossima volta li porteremo a Barcellona o ad Amsterdam. Magari facciamo un pullman e li portiamo tutti, chissà.