Avevamo già incontrato il Quiet Ensemble parlando di uno degli eventi più significativi dell’ultimo anno; torniamo molto volentieri ad occuparcene, parlando della sortita in solitaria di una delle sue metà, Fabio Di Salvo. Sortita a nome Teiuq (“quiet” al contrario, va da sé), sortita davvero interessante a livello metodologico, oltre che per sapore sonoro. Un’esperienza sonora che vive attraverso un collage di suoni composto da campionature provenienti da canzoni folk e canti religiosi raccolti tra India, Laos, Vietnam, Pakistan, Cina, Cambogia e altri paesi del Sud Est asiatico, campionature raccolte con un grande contributo dell’etnomusicologo Laurent Jeanneau: spaccati di vita quotidiana, recuperati in modo felicemente casuale, seguendo il “flusso”. Cosi come in Quiet Ensemble si fa del rapporto tra natura e tecnologia il centro della ricerca, ponendo l’attenzione sulle piccole meraviglie nascoste quotidiane attraverso l’utilizzo della tecnologia, cosi con il progetto Teiuq l’indagine si concentra sulle qualità sonore di civiltà e etnie remote portando in superficie musiche e canti popolari, mixati in composizioni contemporanee attraverso l’utilizzo di strumenti elettronici.
“Wabi Sabi” è, in origine, un concetto estetico giapponese che costituisce una visione del mondo fondata sull’accoglimento della transitorietà delle cose. L’americano Richard R. Powell, che recentemente lo ha investigato e sistematizzato, riassume dicendo “…(il wabi-sabi) nutre tutto ciò che è autentico accettando tre semplici verità: nulla dura, nulla è finito, nulla è perfetto”. In epoche e in sistemi musicali (come il nostro) dove troppo spesso tutto è standardizzato, tutto è creato per essere incasellato nelle nicchie giuste di mercato, questo è un concetto molto bello da “respirare”. Ecco perché siamo molto contenti di poter ospitare l’anteprima “O-Zi”, un video realizzato dall’artista e regista visivo Daniele Spanò muovendo, sovrapponendo e componendo piccoli pezzi di gelatine colorate utilizzate solitamente per le correzioni della temperatura colore o dello spettro cromatico delle luci utilizzate nel teatro e nel cinema.
Racconta Fabio: “Teiuq è un progetto di ricerca che indaga l’esperienza sonora, attraverso un collage di suoni composto da campionature provenienti da canti popolari etnici e sonorità religiose. Con Quiet Ensemble, progetto artistico condiviso con Bernardo Vercelli dal 2009, l’indagine artistica è rivolta all’analisi del rapporto tra casualità e ordine in natura, all’inaspettata meraviglia del quotidiano, osservato in forme e aspetti differenti, grazie all’impiego della tecnologia. Sono fonte di ispirazione fenomeni microscopici e meravigliosi che accadono intono a noi di continuo, a cui spesso non si dà particolare attenzione, come il ronzio di un insetto intorno a una lampadina, o le crepature di un vetro rotto. In Teiuq l’indagine si concentra invece sulle sonorità di civiltà e etnie remote, musiche e canti popolari mixati in composizioni contemporanee attraverso l’utilizzo di strumenti elettronici. Questo è stato possibile grazie alla ricerca svolta da alcuni etnomusicologi, tra cui Laurent Jeanneau, che in numerosi anni hanno studiato le tradizioni di minoranze etniche, scovando fenomeni musicali altrimenti sconosciuti. Attingendo da questo patrimonio, attraverso una contaminazione sonora occidentale, fatta di musica elettronica e beat sintetici è nato Teiuq. L’equilibrio variabile tra questi elementi si evolve brano dopo brano all’interno dell’album “Wabi Sabi”, trovando dei punti di congiunzione tra due mondi apparentemente lontani”.
(Foto di Elisabetta Di Salvo)