Se uno volesse fare certi dischi non dovrebbe impazzire più di tanto. Basta evitare sapientemente tutto ciò che può essere ricondotto ad una linea melodica “suonata”, si scelgono pochi suoni, si pesa la giusta dose di effetti e si completa il tutto con un certo numero di noises estemporainei che arricchiscono (il giusto) il groove. Se poi hai un bel parlato, eccovi la vox line che fa per voi. Fatelo, divertitevi pure, ma galleggereste. Si tratterebbe di uno sforzo normale, di un esercizietto per vedere quanto sapete metter mano sul vostro Live (o Logic), ma non aspettatevi di essere paragonati ai vari Ricardo Villalobos o Zip.
Alt, non ditelo, non permettetevi di paragonare Livio & Roby e George G – perché è di questi tre ragazzetti che si parla oggi – a quei due santoni (o chi per loro). O almeno non andate in giro a dire che noi di Soundwall azzardiamo certi confronti. Fatto sta che se vi piacciono quelle sonorità “ferme”, cadenzate ed ipnotiche allora compratevi “Indirect”, primo long play che porta la firma del trio rumeno Premiesku.“The results are percussive, hypnotic and totally-engrossing”, questo afferma l’infosheet dell’album ed è vero, cazzo se è vero. Praticamente “Indirect” ti entra dentro e se ne sta lì, fermo immobile con l’invadenza che caratterizza le vecchie zie che ti vengono a trovare la domenica mattina quando tu cerchi disperatamente di dormire. E’ lui ad essere fermo o siamo noi ad avere le gambe imballate e i neuroni che sono entrati in sciopero? Sembra di essere all’after dell’after dell’after; praticamente è martedì mattina, il sole è già alto, fuori fa freddo e sui vetri della finestra cominciano a formarsi le goccioline della condensa.
Da quant’è che va avanti il disco? Fatemi controllare. “Ceva Care Se Multipli”, “Discurs Pe Fundal”, “E Codat”, “Geneza” e “In Mod Indirect”: quasi cinquanta minuti, poco più di metà album, e sembra di essere sempre al punto di partenza. Certo, “Geneza” ha cercato – sempre a modo suo – di dare un’agitata alle acque, ma l’effetto è durato appena il tempo di ricordare ai polmoni che si può prendere aria e agli occhi che è lecito guardarsi intorno. Ci pensano “Mecanism LRG3000”, “Tehnico-Stiintific” (grandiosa) e “Vag” (bellissima, davvero) a riportarci con la testa in quell’angolo buio ed intimo dove possiamo goderci indisturbati la bellezza di “Indirect”.
Si tratta di un album per ascoltatori solitari, per quelli che quando premono play non hanno bisogno di bombardare gli amici con commenti degni della miglior “barattolata” – Desolat, nello specifico, ce ne ha regalate fin troppe. “Indirect” è un lavoro che va ben oltre le più rosee aspettative, nonostante non si scosti di un millimetro dal quel sound “micro” che troppo spesso è costato paragoni ingenerosi. In questo caso, però, non ci sono nubi all’orizzonte: è un martedì soleggiato, freddo ma soleggiato.