Pur restando un argomento ampiamente dibattuto, quello delle condizioni in cui i dj sono chiamati spesso e volentieri a lavorare – e i clubber (chiaramente) a ballare – resta comunque uno dei più attuali tra i diversi che animano le discussioni al bancone dei bar dei club. Colpa dell’endemica e ostinata riluttanza da parte del “localaro”, il primo a dover conoscere l’importanza di un certo tipo investimento per rendere l’esperienza-festa migliore possibile, a mettersi lì ad ascoltare, studiare e capire come perfezionare tutti quei dettagli che poi, in realtà, tanto dettagli non sono.
Gli viene detto a ogni occasione utile, ma da quelle orecchie non ci sente.
Oggi riceviamo e pubblichiamo una lettera appena giunta in redazione, con Soundwall scelto come cassa di risonanza per un messaggio che condividiamo e non ci stancheremo mai di ripetere.
Si parla ancora di consolle, luci e impianto audio, sì; fa sorridere, sì. Ma lascia comunque un po’ l’amaro in bocca.
Da un annetto a questa parte, per motivi diciamo di “lavoro”, mi capita di girare spesso fra i locali di Roma e, qualche volta, fra quelli fuori dal Grande Raccordo Anulare e notare che le pecche che lamentano i dj e i clienti dei locali della capitale sono, purtroppo, caratteristiche dominanti nella maggioranza dei club dello Stivale. Tra queste c’è, immancabile, la “cura dell’audio” che non sembra essere una priorità tra gli imprenditori del mondo della notte. Ovviamente non parliamo della musica, e quindi dei gusti di ognuno che sono soggettivi-per-carità, ma proprio delle macchine, delle consolle, delle casse utilizzate, e dell’acustica. Insomma, tutto quello che un locale dovrebbe mettere a disposizione del dj e del pubblico, poi al resto ci pensano loro.
Sappiate che chi scrive è il primo a non crederci, ma moltissimi locali – posti che attorno alla musica costruiscono la loro principale fonte di guadagno – sembrano sapere veramente poco, o essere mal consigliati, sui macchinari che dovrebbero acquistare e sul come usarli.
E quindi facciamo un bel “prontuario”, una simpatica guida divisa in semplici punti per dare modo a tutti i Localari della vecchia guardia, ma anche della prima ora, di organizzarsi al meglio per fare contenti pubblico & dj e guadagnare montagne, macchè dico VALANGHE di soldi!
Sì, più di quanti non ne fate già adesso.
Ma andiamo con ordine:
L’IMPIANTO
A) L’impianto ha da sonà, prima che bene, FORTE. Oh poi se suona pure bene, meglio.
Per farlo suonare forte, servono i SUB aka Subwoofer, quelle casse larghe che fanno sembrare techno anche “O’ Sole Mio”. Loro sono la chiave di volta, la magia. Prenderne almeno un paio non guasta, credetemi.
Occhio però eh! Occhio che se suona TROPPO FORTE, troppo troppo che ti fanno male i timpani anche a 50m di distanza, you’re doing it wrong. Come diceva Cicciolina: “Aurea Mediocritas” (o forse non era lei).
B) IL POSIZIONAMENTO È TUTTO
Ci tengo molto a sottolinearlo abusando del caps lock. Infatti è molto importante che LE CASSE SIANO AI LATI DEL DJ e che I SUB, se non stanno sotto le casse (quindi sempre ai lati) VENGANO POSIZIONATI SOTTO LA CONSOLLE. Questo punto è centrale perchè se mettete, per esempio, le casse dietro al pubblico, quando l’amico del dj (ma anche lo sconosciuto preso dall’entusiasmo della serata) tutto fomentato e ‘mbriaco s’avvicina alla consolle per dare il cinque al dj, MI SI ABBASSA LA MUSICA, VANIFICANDO IL MOMENTO MAGICO. La soluzione sarebbe quella di tornare indietro tipo moonwalk, ma vedere la consolle col dj in festa che si allontana sempre di più POTREBBE PEGGIORARE ADDIRITTURA LE COSE. Insomma si potrebbe rimanere bloccati in questo limbo emozionale in cui come ci si sposta la festa va giù, con l’unica opzione rimasta nello stare in mezzo alla pista a volume semi-basso e col DJ semi-lontano. Roba che il purgatorio dantesco in confronto è na carezza. Disagio.
LA CONSOLLE
A) Non avete molta scelta; sembra eh, ma non ce l’avete. Se proprio non volete accontentare il dj e il suo tech-rider (nonostante abbiate già pagato in advance una bella cifra per farlo arrivare da Berlino o Londra), non potete esimervi dal procurarvi una consolle che, AL MINIMO SINDACALE, consta di:
– 2 Pioneer CDJ 900 NEXUS
I 2000 NEXUS sono meglio, ma oh costano quanto la mia Scenic TDi del 2006 – anzi due Scenic! – quindi se volete andare sui 900 vi capisco, tanto sono buoni uguale.
– Nr.2 Piatti Technics SL1200
Mark I, mark II, fate vobis. B-A-S-T-A che funzionino.
– Puntine decenti per i piatti, ci accontentiamo delle Ortofon Concorde Pro ma solo se nuove, funzionanti, raggianti!
Sennò il disco s’entoppa, la pista si stranisce e il dj-fenomeno-mancato attacca un missile al malcapitato di turno che si trovava a passare di fianco a lui al momento del misfatto. Mica per altro.
– Mixer Allen & Heath Xone:92
Lo so lo so, se la costa anche lui. Lo so che i mixerini Pioneer sono più a buon mercato soprattutto nell’usato, ma (e qui forse parlo arabo) sono DIGITALI mentre gli Allen & Heath sono ANALOGICI e state sicuri che la maggior parte dei DJ preferirà la seconda parola alla prima.
Poi certo ci sono i DJ di Detroit/Chicago che si divertono un mondo col Flanger (a.k.a. “gli effettini”) del Pioneer e quindi magari ve lo richiederanno nella scheda tecnica, ma i più saranno felicissimi – e ricordiamoci che più sono allegri & spensierati loro, meglio suonano.
B) I collegamenti tra piatti, cdj e mixer devono avere un senso logico compiuto.
Anche se sono cose che non vi riguardano perchè avete dei tecnici, fonici, service o quello che è per gestire la parte dei cavi, è buona usanza mantenere sul mixer la stessa disposizione che c’è sul tavolo della consolle.
Esempio: ho un tavolo dove, da sinistra verso destra, ho: CDJ, GIRADISCHI, MIXER, GIRADISCHI e CDJ. In che ordine li collego al Mixer? Soluzione: in questo caso è giusto che i quattro canali del vostro Mixer siano disposti così, da sinistra verso destra: 1(CDJ), 2(GIRADISCHI), 3(GIRADISCHI), 4(CDJ) e non in altre strane combinazioni esoteriche e totalmente anti-intuitive che poi complicano un lavoro, di base, abbastanza facile.
Sensibilizzate anche voi il vostro fonico.
LE LUCI
E qui, amici miei, andiamo veramente sull’optional.
Metà dei locali dove vado questo problema, non è che lo risolvono male, non se la fanno proprio. Luci inesistenti e buio totale, oppure luci fisse e sparate che intimidiscono le persone e tengono vuota la pista.
Delle buone luci (occhio non proiezioni, ma LUCI) possono fare la differenza molto più di tutte le cose scritte sopra e questo perchè gli esseri umani, per la maggior parte, sono molto più sensibili a quello che vedono rispetto a quello che sentono.
Una strobo che parte a tempo con l’attacco della traccia è come un segnale d’allarme per la pista che urla a gran voce: “BALLA, ORA”, così come delle luci colorate con un pò di fumo, abusate nei vecchi live di gente di poco conto come Kalkbrenner o Caribou, creano lo scenario perfetto per un momento di viaggio emotivo e fidatevi, le persone vi premieranno.
Non sapete quanto.
A) Quindi avrete bisogno, per fare le cose ammodo, di:
– Strobo
Ne basta una, grande.
– Teste mobili
Quelle luci motorizzate che girano e cambiano colore. Ne bastano due o tre…quattro a voler strafare, tiè.
– Macchina del fumo
– Mixer luci
Che possa controllare gli oggetti di cui sopra.
B) Un tecnico delle Luci.
Ossia un dj del fotone. Una professione profondamente artistica ormai declassata allo stesso rango dei leva-bicchieri, o dei lava-pavimenti-mentre-la-gente-è-ancora-dentro (senza nulla togliere a quei santi che invece esercitano le ultime due). Una professione che andrebbe invece incentivata, visto che denota la differenza fra una festa improvvisata e una professionale.
E niente, basta, tutto qui. In realtà non è tanta roba dai, non è una spesa insostenibile. Ho visto spendere parecchi più soldi, multipli direi, per cose molto meno importanti.
Un locale si fa’ prima di tutto con uno spazio, poi con queste cose. Quando avete finito vedete quello che avanza, sperperatelo in piante esotiche, mobili di design e una quantità incessante quanto impietosa di campagne Facebook e les jeux sont faits.
Sicuro della vostra collaborazione e buona fede, vi ringrazio per tutto il lavoro che avete fatto e che continuate a fare tutti i giorni, assumendovi rischi, investendo soldi (a volte perdendoli), per farci divertire e spero che questo feedback un po’ stronzetto, ma sincero, aiuti il mercato a crescere tanto in termini di qualità quanto nei profitti.
F.C.