Spesso mi è capitato di avere a che fare con artisti un po’ particolari, ma ciò che le parole di un ragazzone come Achim, in arte Prosumer, lasciano intendere è pura emozione, semplicità e allo stesso tempo complessità e malinconia. Tutto ciò che è accaduto nella sua vita ha fatto da ispirazione, si tratti di gioia o dolore, amore oppure odio. Tanti capitoli di un libro che ha ancora molto per sorprendere. Il suo nome d’arte nasce da un testo di matrice futurista e concettualizza una completa fusione tra il creatore di qualcosa e il suo successivo fruitore. Ed è questo uno degli aspetti chiave del modo di fare musica del giovane Achim: creare qualcosa che possa piacere sia facendolo che immedesimandosi in chi poi dovrà trarne piacere. Lo stesso metodo lo ha utilizzato per mixare una delle compilation per il celeberrimo Panorama Bar di Berlino, di cui per anni è stato resident e che lo ha reso noto a livello globale. Oggi si affaccia alla vita con tanta voglia di novità, perciò si è spostato da Berlino ed è alla ricerca di nuovi stimoli per continuare a creare al massimo delle sue capacità sfruttando la tranquillità che una città frenetica ed insonne come Berlino, si sa, difficilmente può offrire. La musica è stata ed è, come lui stesso ammette, la sua isola felice durante i momenti difficili e poterne fare la sua principale attività è per lui come vivere un sogno ad occhi aperti.
Il termine Prosumer nasce dal libro futurista The Third Wave di Alvin Toffler e rappresenta una simbiosi fra produttore e consumatore. Hai scelto questo nome perché ti riconosci a pieno in questo concetto?
Quando lessi “The Third Wave” ero alla ricerca di un nome con cui firmare le mie produzioni, sotto il quale mi sarei potuto identificare. L’idea di Prosumer era perfetta, qualcuno che fa qualcosa per se stesso ma allo stesso tempo anche per gli altri, che han una connessione diretta fra ciò che produce e ciò che consuma. Inoltre, sono davvero consapevole che quando produco musica essa viene influenzata da ciò che ho consumato durante qualche punto della mia vita.
Come è nato nella tua vita il desiderio di passare da consumatore a produttore? C’è stato qualche episodio particolare che ti piacerebbe ricordare con noi?
Credo che il desiderio di esprimere me stesso attraverso la mia musica a un certo punto sia diventato davvero forte. Ho vissuto lontano da Berlino per troppo tempo, mi sono sentito abbastanza isolato e depresso. E come è successo spesso nella mia vita, la musica era la mia isola felice. Quindi cominciai a creare musica, principalmente per me stesso.
Le tue produzioni nel corso degli anni hanno avuto un lungo intervallo l’una dall’altra. E’ una questione di tempo a disposizione, di ricerca di ispirazione o semplicemente è la scelta di concentrarti maggiormente sul club?
Non posso considerare la musica come un qualunque altro lavoro dove ti siedi e lo fai. Mi serve tempo e il giusto umore per farlo. Inoltre non ho avuto uno studio completo negli ultimi anni, la maggior parte delle mie cose era immagazzinata mentre cercavo di capire dove volevo vivere. Ora che finalmente mi sono sistemato e conduco un’esistenza più tranquilla ci sarà di nuovo tempo per la musica, non vedo l’ora.
Spesso nel corso degli anni hai collaborato con Murat Tepeli. Come vi siete conosciuti e come avete iniziato la vostra collaborazione artistica?
Ci siamo conosciuti per la prima volta nella sede di Hard Wax a Saarbrucken (cittadina vicino al confine francese, ndr). Un amico comune ci consiglio di lavorare insieme. Ci provammo e, come si suol dire, il resto è storia.
Il tuo mixato per il Panorama Bar del 2011 è stato una pietra miliare di tecnica e selezione musicale. Quali sono stati i criteri che hai utilizzato per ultimarlo?
Il mio principale obbiettivo era quella di concepirlo come se l’avessi dovuto eseguire all’interno di un club. Sono conscio del fatto che il mixaggio è a tratti un po’ grezzo ma non avevo intenzione di perfezionarlo alla morte. Credo che un mixato durante il quale il dj balla e si diverte facendolo avrà sempre un’energia migliore di uno focalizzato principalmente sulla tecnica.
Proprio il famosissimo Panorama Bar di Berlino è stato per anni la tua seconda casa. Come è stato il tuo primo approccio con il locale e in che modo ne sei diventato resident?
Ricordo la mia prima notte lì molto vividamente, è stata tra l’altro la notte in cui hanno aperto. Diverse volte è successo che qualcuno durante la serata aprisse le porte di emergenza, la musica si stoppasse e una sirena suonasse. A parte queste comiche interruzioni, fu una grande nottata. Tutti erano così eccitati e l’atmosfera era magica. Diventai resident per pura fortuna: la mia uscita su Playhouse doveva venire alla luce a brevissimo e ATA (il fondatore di Playhouse, ndr) non potè partecipare allo showcase della label organizzato al Panorama Bar e mi chiese di sostituirlo. La gente del posto sembrò apprezzare ciò che feci e così mi chiesero di tornare ancora ed ancora fino a che non realizzai “credo di essere diventato resident”.
Ci sono stati momenti che ricordi con maggior piacere e magari altri non molto piacevoli? Ti piacerebbe condividerne qualcuno con noi?
Il mio ricordo più caro resteranno le facce di alcune persone lì dentro. Così felici, così libere e così tanto “dentro” la musica. Alcuni di loro erano amici, altri totali sconosciuti. Un’altra cosa è il modo in cui le persone interagivano tra loro, trattandosi con rispetto e non ponendosi su un piedistallo.
Purtroppo, come scritto nel tuo comunicato di commiato, tutte le cose belle hanno una fine. Come è nata la decisione di concludere la tua residency nel locale? Ci sei più ritornato da allora per suonare o semplicemente come cliente?
Quel capitolo della mia vita è stato per molti anni molto importante e non posso che guardare indietro nel tempo con un sacco di tenerezza. Ma quel capitolo è concluso, quel libro è chiuso e non c’è molto altro da dire alla fine di un libro che le sue esatte parole “THE END”.
Oltre al Panorama Bar quali altri locali nel corso degli anni ti hanno regalato le migliori sensazioni sia come cliente che come DJ?
Oh, ce n’è una moltitudine. Certamente è sempre stimolante provare qualcosa di nuovo, perciò direi che la mia prima volta in Giappone rimarrà una delle mie favorite. E poi ci sono posti dove torni dopo molti anni e ti senti ancora a casa. Credo di essere piuttosto fortunato nel dire che molte delle mie esperienza là fuori sono state piacevoli.
Un altro aspetto fondamentale del tuo modo di concepire la musica è il vinile, di cui hai una notevole collezione. Quanto ha influito lavorare in un negozio storico come Hard Wax in questa passione?
Credo che la passione ci fosse già prima, ha reso solo più facile la possibilità di aver accesso ad alcuni dischi e poter ascoltare ciò che arriva ogni giorno è un vero lusso.
Secondo te un negozio di dischi può essere considerato l’unico spazio oltre al club dove poter poter condividere la propria passione per la musica con gli altri e confrontarsi?
Ovviamente non è l’unico spazio, la rete funziona bene per quello. Ma credo che un negozio di dischi offra un’esperienza più intensa, che possa mettere in contatto con la gente dal vivo. Gli anni passati nei negozi di dischi sono stati molto importanti nella mia formazione.
In un’era in cui il digitale sta inghiottendo anche diversi mostri sacri, tu consideri ancora fondamentale l’utilizzo di supporti come il vinile? Come ti poni in questa vicenda?
Amo la fisionomia del vinile, la grafica, l’odore e ovviamente il suono. E’ quello con cui sono cresciuto. Non vado d’accordo con ciò che suonano in radio oggi, mi fanno male le orecchie perché non sono abituate al suono digitale. Ma queste sono scelte ed opinioni personali, credo che tutti dovrebbero fare ciò che li rende felici. E’ importante che ci sia sempre una possibilità di scelta. Ma ora non me ne preoccupo, le vendite dei vinili nel 2012 sono salite del 40% in Germania. Abbiamo vissuto tempi più duri.
Sempre su questo filone, come vedi l’evoluzione che la musica attuale? Non credo che sia diventato troppo facile produrre musica che spesso risulta essere piatta e monotona?
Credo che dare gli strumenti per produrre a più persone possibili sia una cosa buona. Allo stesso tempo rendere più facile la libertà d’espressione è una cosa grandiosa! Ma dev’essere così, le persone che esprimono se stesse. Se provi a lavorare fra presets e cerchi di riprodurre ciò che hai ascoltato nel club durante il weekend, probabilmente il risultato non sarà così interessante. E’ come colorare le figure.
Ora cosa dobbiamo aspettarci da Prosumer per i prossimi mesi? Qualche nuova produzione in arrivo? Qualche collaborazione? Qualche gig degna di nota? C’è qualcosa che vorresti rivelarci?
Dopo il remix per “Forever” di Murat Tepeli, che è appena uscita, ci sarà un altro remix in uscità questa primavera. Forse anche un EP. Lavorerò ancora qualche volta con Murat quest’anno e credo che la mia mossa di spostarmi da Berlino mi renderà ancora più produttivo. Vedremo! Per ciò che riguarda le gigs, ce ne sono parecchie che non vedo l’ora di svolgere, suonare con amici e vedere alcuni posti familiari ed altri sconosciuti. Posso ritenermi fortunato ad avere la possibilità di fare ciò che faccio. La vita è bella!
English Version:
Often I have a talk with quite particolar DJs, but what comes from the words of a guy like Achim, aka Prosumer, is pure emotion and simplicity, but complexity and melancholy at the same time. Everything that has happened in his life acted as inspiration, be it joy or sorrow,pure love or deep hate. Chapters of a book that has a lot to surprise still to come. His artistic name comes from a futurist text and conceptualizes a complete fusion between the creator of something and its subsequent user. And this is one of the key aspects of his way of making music: create something that will please both, doing it by identifying with those who later have to enjoy it. The same method he used to mix his compilation for the famous Panorama Bar in Berlin, of which for years was a resident and that made him known worldwide. Nowadays he faces life with a great desire for novelty, so he moved from Berlin and is looking for new ideas to continue building to its full capacity, taking advantage of the peace of mind that a busy and sleepless city like Berlin can hardly offer. Music has been and is, as he himself admits, a happy island during difficult times and being able to have as a principal activity in life is like a dream with open eyes.
The term Prosumer stems from the futurist book The Third Wave by Alvin Toffler and represents a symbiosis between producer and consumer. You chose this name because you recognize yourself in full in this concept?
When i read “The Third Wave”, I was looking for a name to release my productions under and i could really identify wit the idea of the Prosumer, somebody who is making something for himself but also for others, who has a direct connection to self created and self consumed goods. Plus i am really aware that when i am making music, it is influenced by the music i have consumed at one point in my life.
How came into your life the desire to switch from consumer to Prosumer? Has there been any particular episode that you’d like to recall for us?
I think the drive to express myself through music at one point became really strong, i hadn’t lived in berlin for to long, felt pretty isolated and depressed. And as so often in my life, music was my happy place. So i started making music, mainly for myself.
Your productions over the years have had a long interval one from another. Is it a matter of available time, the research for inspiration or simply is the choice to focus more on the club?
I cannot regard making music as something i can like any other work just sit down and do. It needs time and the right mood for me. Plus i did not have a full studio for the last years, since most of my stuff was in storage in the time i was struggling to find out where i want to live. So no finally having moved and leading a quieter life, there will be more time for music again, i am looking forward to it.
Often over the years you have worked with Murat Tepeli. How did you know and how did you start your artistic collaboration?
We met originally in the Saarbrücken branch of Hard Wax. A common friend then recommended we should work together. We gave it a try and the rest is history, as they say.
Your mix for Panorama Bar in 2011 was a milestone of technique and musical selection. What were the criteria you used to complete it?
My main focus was that i wanted it to be true to what i would do in a club. I know that the mixing is sometimes a bit rough but i had no intention of polishing it to death. I believe that a mix where the DJ is dancing while playing it and having a good time will always have the better energy than the one where you mainly focus on technique.
For sure the famous Panorama Bar in Berlin was your second home for years. How was your first encounter with the local and how did you become resident?
I remember my first night vividly, it was also the night they opened. Several times over the course of night, somebody opened emergency exits, so the music stopped, the light came on and a siren sounded. Except for these comical interruptions, it was a great night, everyone was so excited and the atmosphere was magical. I became a resident through sheer luck: My release on Playhouse was to be released soonish, and Ata couldn’t make the first Playhouse night at Panorama Bar and asked me if i could stand in. The people of Panorama Bar seemed to like what i did so i was asked back again and again and at one point realised “guess i am a resident now”.
Were there moments in there that you remember with most pleasure and perhaps others not very pleasant? Would you like to share a few with us?
My dearest memory will stay the faces of some people in there, so happy, so free, and so deep into the music. Some of them friends, some total strangers. And how the people used to treat each other with respect instead of being busy being self-important.
Unfortunately, as written in your statement of farewell, all good things must come to an end. How did you get the decision to end your residency in the local? Have you ever returned there by then to play or just as a customer?
That chapter of my life has for many years been a great one and i look back at the good times with lots of fondness. That chapter has ended, that book is closed and there is not much more to say at the end of a book than exactly that: “The End”.
In addition to the Panorama Bar which other places over the years have given you the best sensations both as a client and as a dj?
Oh, there have been countless places. Of course, it is always thrilling to experience something new, so going for the first time to japan will stay a favourite. And there is places you return to over the years and feel like home. I guess i am pretty lucky to say that most experiences out there have been pleasant ones.
Another key aspect of your way of conceiving music is vinyl, of which you have a remarkable collection. How important was for the growth of your passion to work in a historical record store as Hard Wax?
I think the passion was there before, it just made it easier to access some records and to be able to listen to everything that is coming in all day is pure luxury.
In your opinion can a record store be considered the only space in addition to the club where people can be able to share passion for music with others and discuss it?
Of course it is not the only space, the internet serves fine for that. But i guess a record shop will make a more intense experience and one that has a connection to real people. I know for me the years in record shops have been very important and shaped me a lot.
In an era where digital is gobbling even many giants, do you still consider fundamental the use of media such as vinyl? Which is your opinion in this matter?
I love the physicalness of vinyl, the artwork, the smell of a dubplate, and of course the sound. It is what i grew up with. I cannot deal with what is being played on the radio nowadays, it hurts my ears since they are not used to the digital loudness. But these are personal opinions and choices, I think everyone should do what makes them happy. It is important that there is still the possibility of choice. But right now, i am not to worried about that, the vinyl sales have gone up i think by 40% in germany in 2012. We had rougher times.
On the same topic, how do you see music’s evolution? Don’t you think it’s too easy to produce music and the result often turns out to be flat and monotonous?
I think to give production tools into the hand of more people is a good thing, also making it easy to express yourself is great! But it has to be that, people expressing themselves. If you stick to clicking through some presets and get to something that sounds like the stuff you heard in the club at the weekend, it will probably not be the most interesting. That is colour by numbers.
Now what should we expect from Prosumer for the coming months? Some new production’s release or collaborations? Any noteworthy gig? Is there anything you’d like to share with us about your near future?
After the remix for Murat Tepeli’s “Forever” that just came out, there will be another remix coming out this spring, maybe also an EP. I will work with Murat again sometime this year and guess that my move away from berlin will have the effect of me being more productive again. Let’s see. For gigs, there is a lot i am looking forward to, playing with friends and going some familiar and some exciting new places. I can call myself very lucky to be allowed to do what i do. La vita è bella.