Il gruppo che ‘istruisce sul passato attraverso la musica del futuro’ incontra i lettori di Soundwall. J. Willgoose, Esq. parla della loro musica (come, dove e perché), della recente esperienza in Italia e della voglia di tornare e regala una playlist esclusiva. Quello che resta, alla fine di tutto, è una certezza personale: mia nonna ha bisogno di un campionatore.
Public Service Broadcasting: ‘istruire sul passato attraverso la musica del futuro’. Quale la vostra maturazione personale ed artistica prima di sviluppare questa idea? Chi erano J. Willgoose, Esq. e Wrigglesworth?
Chi eravamo? Beh, a dire il vero, immagino fossimo gli stessi di adesso… La mia formazione è nelle sonorità musicali più legate alla chitarra, ritrovandomi – in seguito – ad espandere gli interessi alla musica elettronica, quando cominciai a registrare – a casa – le prime cose. Credo che questo spieghi l’origine della nostra miscela acustico-elettrica e del perché diamo tanta importanza alle esibizioni dal vivo. Per quanto riguarda Wriggles, lui è stato allevato da un piccolo gruppo di elfi in una baita tra i boschi e dio solo sa che genere di effetto musicale questo possa aver avuto su di lui… Ha delle orecchie leggermente appuntite: avvicinatevi e date un’occhiata (ma non fissate!).
La vostra musica è stata etichettata in vari modi: krautrock, post rock, synth-pop… Se vi fosse chiesto di inventare dal nulla un nome per il genere della vostra musica, quale sarebbe?
Credo di essere la persona meno adatta a descrivere la nostra musica, essendone quella a più stretto contatto. Ogni qual volta mi viene domandato, rispondo che è – fondamentalmente – musica elettronica, ma con un sacco di strumenti: batterie, chitarre, banjo e così via. Credo che le nostre influenze musicali siano davvero di ampio spettro e si spera che questo sia riflesso nella musica.
Cosa viene prima nel processo creativo della vostra musica, la decisione del tema da trattare o la ricerca di materiali interessanti da campionare?
Di solito ho una vaga idea del tema e – di conseguenza – posso condurre una ricerca abbastanza specifica: non passo a rovistare fra gli archivi tutto il tempo che si potrebbe immaginare. Per le tracce appena pubblicate (Elfstedentocht) – tuttavia – il materiale ci è stato presentato dall’esterno, si è trattato – pertanto – di trovare una nostra risposta allo stesso e tradurre tale risposta in musica.
Quali gli album o gli artisti ad aver rappresentato maggiore fonte di influenza ed ispirazione?
Un gran numero di album, ma tra quelli più direttamente influenti su di noi – come gruppo – citerei ‘Endtroducing…..’ di DJ Shadow, ‘The Holy Bible’ dei Manic Street Preachers e qualsiasi cosa dei Radiohead o dei Massiva Attack. Sono le sonorità che tentavamo di raggiungere all’inizio, credo che col tempo le cose siano un po’ cambiate ma questo è ciò che ci animava in principio.
Un concerto dei Public Service Broadcasting è un’esperienza audiovisiva: nei vostri lavori, qual è la natura del legame fra musica ed immagini?
Credo che la musica sia in grado di stare in piedi da sola e di fornire le proprie immagini – secondo me, una delle cose più belle della musica strumentale (o, in ogni caso, di quella senza parte cantata) è di consentire all’ascoltatore di mettere in gioco i propri sentimenti e le proprie esperienze un po’ più che se ci fosse un cantante in preda ad uno sfogo emotivo. Ma…sì, dal vivo, abbiamo voluto creare uno spettacolo il più grande e divertente possibile, pertanto c’è un’enfasi visiva più pesante. È necessario mantenere l’equilibrio fra le due parti, in maniera tale che le persone non vengano ai nostri spettacoli come se stessero andando al cinema ma restino – allo stesso tempo – interessate e catturate abbastanza da non badare al nostro non essere esattamente i più carismatici degli intrattenitori!
Il vostro album di debutto (Inform – Educate – Entertain) è stato un successo di critica e pubblico. Quali sono stati gli ingredienti di questa ricetta?
Non saprei – so per certo che abbiamo un po’ di detrattori! In ogni caso, sì, siamo stati recensiti – per lo più – in maniera abbastanza positiva. Credo che ciò sia dovuto, in parte, al nostro aver fatto qualcosa di diverso: è evidente che non miravamo a produrre, con cinismo, musica per il mercato di massa; a dire il vero volevamo – piuttosto – fare qualcosa di interessante, piacevole e semplicemente divertente. Anche l’eccentricità del tutto, secondo me, è risultata d’aiuto. Per quanto artificiale possa apparire ciò che facciamo, spero che le persone si accorgano che alle spalle vi è il nostro genuino amore per la musica e per i filmati che campioniamo e io penso che sia molto più facile creare un legame con il pubblico, se si possiede questa motivazione autentica.
Prima del vostro tour autunnale in Inghilterra, avete fatto tappa di recente in Italia per due date dal vivo. Chi scrive ha avuto il piacere di prender parte al vostro concerto romano (@ Auditorium Parco della Musica). Il giorno dopo avete suonato a Milano (@ La Salumeria). Che dire di questo mini-tour italiano?
Non sapevamo davvero cosa aspettarci dalle due date italiane ma penso di poter dire che, alla fine, siamo rimasti piacevolmente sorpresi e dal numero di persone che hanno preso parte ad entrambi i concerti e dalla loro risposta davvero positiva. Pare che molte persone, in Inghilterra, ritenessero che non saremmo stati ricevuti bene all’estero, essendo noi così ‘british’ (anche se usiamo molti materiali americani e, adesso, olandesi…). Io credo che la cosa più importante, tra quelle in gioco qui, sia la musica e la musica non conosce confini diversi da quelli con i quali la gente stessa decide di circondarla. Abbiamo trovato il pubblico italiano molto aperto e ben disposto e noi non vediamo l’ora di ritornare per qualche altro concerto, l’anno venturo.
Nei vostri lavori recenti abbiamo ascoltato campionamenti in una lingua diversa dall’inglese. Avete mai pensato di campionare qualcuno di quei film italiani che hanno reso Cinecittà famosa nel mondo?
A dire il vero non sono troppo familiare con Cinecittà – di sicuro non mi definirei come un patito del cinema d’autore europeo – ma scommetto che ci sarebbero un sacco di cose molto interessanti e che vorrei utilizzare, se mi mettessi alla ricerca. Questa è la cosa davvero entusiasmante per me – a proposito di ciò che facciamo: che ci sono così tante possibilità e così tanti tipi diversi di materiale da utilizzare come trampolino di lancio per fare musica nuova e diversa. Non vorrei mai essere distaccato e cinico al punto tale da provare ad avere una canzone in ogni lingua o qualcosa del genere: si tratta più d’essere aperti a cose inesplorate e stimolanti, come il lasciarsi avvicinare a del materiale in olandese. Sono certo che ad alcune persone sarà apparsa una scelta strana ma proprio questo è il motivo principale per cui mi ha colpito.
Vi andrebbe di dirci qualcosa sul vostro imminente album?
Intendi il nostro album di debutto? Se sì, beh, è una sorta di viaggio attraverso le sonorità e i temi che eravamo interessati ad esplorare, un sorta di introduzione – suppongo. In precedenza, avevamo pubblicato l’EP ‘The War Room’, lavoro molto più concettuale che mirava a raccontare la storia della Seconda Guerra Mondiale (o meglio una manciata di sotto-storie della stessa) attraverso film e documentari dell’epoca, accompagnati dalla nostra musica. L’album – invece – non conteneva questo filo conduttore della narrazione e pertanto aveva più a che fare con noi, a dire il vero. Se intendi il nostro prossimo EP o album, probabilmente cominceremo a lavorarci fra gennaio e febbraio, sperando di avere qualcosa in mano per la fine del prossimo anno. Credo di sapere di che cosa si tratterà ma vedremo come andrà a finire!
Suggerireste ai lettori di Soundwall una playlist di 10 brani che piacciono ai Public Service Broadcasting?
Ok – senza un particolare nesso interno, eccola:
Aphex Twin – Penty Harmonium
Massive Attack – Live With Me
Mogwai – San Pedro
Portishead – Machine Gun
Television – Guiding Light
Lord Kitchener – London Is The Place For Me
Lower Dens – Brains
Jurassic 5 – Lesson 6: The Lecture
The Folk Implosion – Serge
Fleetwood Mac – Never Going Back Again
(ascoltala qui)
English Version:
The group that aims to ‘teach the lessons of the past through the music of the future’ meet the readers of Soundwall. J. Willgoose, Esq talks about their music (how, where and why) and the recent experience in Italy and the will to come back, and recommends an exclusive playlist. What remains in the end is a personal certainty: my grandmother needs a sampler.
Public Service Broadcasting: ‘Teach the lessons of the past through the music of the future’. What was your personal and artistic maturation before developing this concept? Who were J. Willgoose, Esq. and Wrigglesworth?
Who were we? Well I suppose we were the same people we are now, really.. I grew up with a background of guitar music, and then branched out into electronic music a lot more when I started recording my own stuff at home. I think that’s why we have a blend of acoustic and electric instruments and why we have the emphasis on playing live so much. And Wriggles was raised in a cabin in the woods by a small team of elves, so lord knows what kind of musical effect that had on him… He’s got ever-so-slightly pointy ears. Have a look if you get up close (but don’t stare).
Your music has been tagged in many ways: krautrock, post rock, synth-pop… If you were asked to come up with a completely new name defining the genre of your music, what would it be?
I think I’m probably the worst person to describe our music because I’m the closest to it. Whenever I am asked, I normally say it’s fundamentally electronic but with a lot of live instruments – drums, guitars, banjos and so forth. I think our influences do range far and wide and hopefully that’s reflected in the music.
What comes first in the creative process of your music, the decision of the topic or the quest for interesting materials?
Normally I have a rough idea for the topic and can do some quite specific research, so I don’t spend as long as you might think digging through archives. With the Elfstedentocht tracks that we’ve just done, though, we were actually approached with the material, so it was more about finding a personal response to it and trying to put that into music.
Which albums or artists have influenced and inspired you the most?
A number of albums, but in terms of being the most directly influential on us as a band, it’s probably albums like DJ Shadow’s Endtroducing….., Manic Street Preachers’ The Holy Bible and anything by Radiohead or Massive Attack. That’s the fundamental sound we were striving for when we started. I think we’ve changed a bit now but that’s what was pushing it at the start.
A PSB gig is an audio-visual experience: in your works, what’s the nature of the link between music and images?
I think the music can stand on its own, and provide its own pictures – I think that’s one of the great things about instrumental music (or music without singing, anyway), that you can bring your own feelings and experiences to it a bit more than if there’s a singer emoting all over it. But yes, live, we wanted to make it as big and as fun a spectacle as possible, so there’s a much heavier visual emphasis. We need to keep the balance between the two, so people don’t come along as if they were going to the cinema, but also keep it visually interesting and engaging enough to make up for the fact that we’re not exactly the most charismatic performers!
Your debut album (Inform – Educate – Entertain) has been a success of critics and public. What’s the recipe for this achivement?
I don’t know about that – we definitely have a fair few detractors! But yes, we were reviewed, on the most part, pretty positively. I think part of that comes from doing something a bit different – we were obviously not aiming, cynically, at producing mass-market music, rather doing something interesting and entertaining and just fun, really. The eccentricity of the whole thing I think helps too. As artificial as the concept might seem, I hope people realise there is a genuine love of music and of the kind of footage we sample behind it, and I think if you have that genuine, bona fide motivation behind you then it helps you form a bond with your audience a lot easier than if you don’t.
Before your autumn UK tour, you’ve recently been in Italy with two live dates. Who’s writing had the pleasure to attend your concert in Rome (@ Auditorium Parco della Musica). The day after you played in Milan (@ La Salumeria). What about this Italian mini-tour?
We didn’t really know what to expect from our two dates in Italy, but I think we were pleasantly surprised – both by the number of people who turned up to both shows and also by the response. It seemed to go down really well. A lot of people in Britain seem to think that we won’t travel well because we’re so ‘British’ – even though we also use a lot of American material, and now some Dutch, too – but I think music is the main factor here, and there are no boundaries in music except those that people choose to put up themselves. We found the Italian audiences very open and very positive, which was great, and we’re looking forward to coming back for a few more dates next year.
In your recent works we heard samples in a non-english language. Have you ever thought to sample any of those Italian films that made Cinecittà famous in the whole world?
I’m not massively familiar with Cinecittà to be honest – I certainly wouldn’t describe myself as a European arthouse buff – but I’d bet there would be a lot of great stuff that I’d want to use if I started looking. I think that’s what’s so exciting, for me, about what we do – there are so many possibilities, and so many different types of material that we could use as a springboard to making new and different music. I don’t ever want to be too cynical about it and try to have a song in each language or anything like that; I think it’s more about being open to new and interesting things, like being approached with the Dutch material. It seems like an odd choice to some people, I’m sure, but that’s a large part of why it appealed to me.
Would you like to tell us something about your upcoming album?
Do you mean our debut album? If so, well, it’s a kind of journey through the sort of music and themes that we’re interested in exploring – an introduction of sorts, I suppose. Previously, we’d made The War Room EP, which was much more conceptual and about telling the story of WWII (or a handful of stories from it) through the films and media of the time, backed by our music. I think for the album there’s less of a narrative thread running through it, so it’s more about us, really. And if you mean the next EP or album: we’ll probably start writing that in January or February and hopefully have something out later in the year. I know what it’s about, I think, but we’ll see how it turns out!
Would you mind suggesting a “10-tracks-you-like” playlist to the readers of Soundwall?
Ok – with no particular theme, here we go:
Aphex Twin – Penty Harmonium
Massive Attack – Live With Me
Mogwai – San Pedro
Portishead – Machine Gun
Television – Guiding Light
Lord Kitchener – London Is The Place For Me
Lower Dens – Brains
Jurassic 5 – Lesson 6: The Lecture
The Folk Implosion – Serge
Fleetwood Mac – Never Going Back Again
(listen to it here)