Di uplifting, trattiamo spesso, qui tra le righe di #Pulse, ma sempre di striscio, quando esce quel disco che proprio non puoi fare a meno di menzionare. Ci sembra giunto il momento di dedicare un’intera edizione a quello che per molti, forse troppi, con una malcelata vena di integralismo, rimane l’unico sottogenere degno di essere considerato “vera trance”, diretto discendente della classic del primo periodo. A livello stilistico, è effettivamente la corrente che ha ereditato per intero il paradigma originario, dal range di bpm, rigorosamente fissato tra i 138 e i 140, alle strutture, in particolare gli epici breakdown che diventano vere e proprie, interminabili, sinfonie quando si sfocia nella cosiddetta “orchestral trance” (sfogliate il catalogo della Abora Skies, per dirne una, e capirete al volo di cosa parliamo). Messo da parte a cavallo del 2010, super inflazionato un paio di anni fa dal lancio del fortunato statement / label / sub evento “Who’s Afraid of 138?!?”, l’uplifting è, come tutta la trance, un genere che si è assopito più volte, senza mai addormentarsi veramente, e che oggi sembra aver ripreso il suo posto tra le pieghe più underground della trance, capitanato da alfieri diventati delle superstar, e rinfrescato da un’ondata di validissimi giovani produttori pronti a rivitalizzarne l’essenza.
[title subtitle=”Aly & Fila – The Other Shore (Future Sound of Egypt)”][/title]
A proposito di alfieri dell’uplifting, non si può pensare di non citare il duo egiziano, soprattutto a meno di una settimana dalla release del suo terzo album di studio. Sulla cresta dell’onda da almeno tre anni, forti di oltre un milione di like sulla loro pagina Facebook, di una label e di un omonimo radio show sempre più seguiti (quest’ultimo ha superato la pietra miliare delle 350 puntate, celebrate con un tour mondiale durante l’estate), e di una folta schiera di devotissimi fan, Aly Fathalla e Fadi Wassef Naguib non danno alcun segno di rallentamento, riproponendosi una volta di più come uno dei trance acts più apprezzati a livello mondiale, anche fuori dalla cerchia dei puristi. La loro ultima fatica, “The Other Shore”, rappresenta passato, presente e futuro del suono uplifting, fra tradizione e sperimentazione (le chitarre di “Underwater”, fantastiche, ne sono un limpido esempio). Di profondo impatto emotivo e a tratti malinconico, è una perfetta riflessione della personalità artistica del duo, la stessa che Fadi lascia trasparire nelle sue esibizioni dal vivo. Il tocco mediorientale, piuttosto marcato in alcune tracce, e le melodie senza tempo, reinterpretabili a piacere in base allo stato d’animo con cui vengono accolte, sono senza dubbio i marchi di fabbrica più evidenti, nel sound degli egiziani, che rimbalzano senza batter ciglio tra l’energica euforia della cassa dritta e la poesia dell’unplugged. Non mancano, ovviamente, le collaborazioni eccellenti, da Sneijder, a Stoneface & Terminal, passando per Roger Shah, che ha messo la firma balearica sull’anthem di FSOE350 “Eye 2 Eye”, oltre ad una lista di voci pressoché sterminata, per quantità e qualità. Un album che vale senza dubbio la pena di ascoltare, insomma, con particolare attenzione a “Nubia”, con lo zampino di Ferry Tayle, “For All Time” per la voce di Jaren, e alle due gemme acustiche “The Other Shore” con Aruna e “Shine” con Roxanne Emery.
[title subtitle=”Photographer – Rebound (Original Mix) (Who’s Afraid of 138?!)”][/title]
La sua immagine è stata definitivamente consacrata nel 2012 dall’incredibile “Airport”, spesso suonata da “Re” van Buuren in mashup con la sua “Shivers”, come accadde proprio in chiusura all’ASOT650, nel Mainstage dello Jaarbeurs di Utrecht. Photographer farà il suo debutto italiano sabato 27, ospite del Trance Gate, storico evento milanese pioniere della trance in Italia, e siamo certi che avrà occasione di farci saltare sul beat del suo nuovo singolo. Rilasciato sulla label “Who’s Afraid of 138?!” (e come dargli torto?), “Rebound” si apre scivolando su sonorità psy ed acid, e si sviluppa con una linea di progressioni esplosive, fino all’arrivo del break, dove i suono vengono ridisegnati dal tipico synth uplifting, che regge le redini del brano fino alla ripartenza.
[title subtitle=”Max Graham vs Maarten de Jong – Lekker (ReOrder Remix) (Re*Brand)”][/title]
Frutto di uno tra i più promettenti produttori trance al giorno d’oggi, il remix da noi proposto di “Lekker” è sicuramente una traccia che fin dai primi secondi d’ascolto si rivela capace di farci assaggiare la pasta di cui è fatta. La cassa prepotente dell’attacco, una volta arrivati al break, cede il posto alle calde note di un pianoforte che disegnano una melodia capace di trasportarci in altri tempi, riportandoci indietro e lasciandoci in bocca un gusto amaro e malinconico. Al build up i sintetizzatori si aprono, facendo spazio al tipico lead trance, e noi ci sciogliamo sulla partenza esplosiva, secca, prima che un groove dal sapore psy riconduca a capofitto nel riff principale. In chiusura ReOrder ammorbidisce di nuovo i toni, sedando completamente quella dark side sovrana assoluta del tema centrale.