L’album live dei Pink Floyd del ‘95; quella simpatica forma d’onda che sta alla base di gran parte dei suoni sintetici che sentiamo da trent’anni a questa parte; o più semplicemente, “impulso”, “battito”: sono tante, le immagini associabili alla parola “pulse”. Scegliamo l’ultima, impulso, che meglio rappresenta le intenzioni con cui diamo vita a questa rubrica: vogliamo lanciarvi degli impulsi, degli stimoli che vi portino a scoprire dischi e suoni spesso sommersi dal mare magnum di nuove uscite con cui è inondato chi ascolta quotidianamente musica elettronica. Ci occuperemo di un genere certamente amato dai suoi fedelissimi ma non ancora abbastanza radicato, almeno entro i confini del Bel Paese: la trance. Vogliamo diventare un riferimento per chi la trance la segue già, ma anche provare a far avvicinare chi non ne è mai venuto a contatto. La affronteremo a 360° e in tutte le sue (tante) sfumature, lo faremo in modo impulsivo, scegliendo “di stomaco” le tracce da segnalare, e parlandone in modo veloce e sintetico, da cogliere nel segno senza troppi fronzoli, e lasciare che la musica dica il resto.
[title subtitle=”Andrea Roma feat. Leusin – Still Loving (EP) (Electronic Elements)”][/title]
Un fiume dalle tiepide acque che lambisce il terreno su cui scorre lentamente, quasi carezzandolo. E’ questa la sensazione che si prova ascoltando “Still Loving” ad occhi chiusi, la sensazione di essere trasportati da un flusso avvolgente, composto da sonorità deep unite abilmente ad un vocal estremamente caldo e ammaliante. Andrea Roma (da buon compositore e arrangiatore) sceglie le note di un pianoforte per prendere per mano l’ascoltatore e iniziarlo verso un viaggio immersivo, scandito da un particolare effetto, che ricorda il rumore prodotto dal soffiare del vento; queste vengono poi accompagnate da una timida bassline che accresce l’aurea eterea in cui è avvolta l’intera traccia. I suoni sono ricercati, la loro cura è tanta, testimoni delle abilità del sound engineer italiano; si susseguono elementi riverberati che forgiano a poco a poco l’anima del brano, in cui è così piacevole lasciarsi trascinare.Nell’ultimo break il pianoforte cambia nella modulazione, il suono si distende, e tra una nota e l’altra c’è un attimo di pausa, una boccata di puro ossigeno dopo una prolungata apnea. All’EP prende parte anche il produttore tedesco Martin Roth, di certo non l’ultimo arrivato, che propone una sua “Interpretation” del bra-no, impreziosendo ancor più la release di casa Armada. L’uomo di “Off the World” fa proprie le sonorità di Andrea, le arricchisce con l’aggiunta di una linea di basso costante e un synth medioso, a tratti psichedelico, che rinforza ulteriormente il tema principale di “Still Loving”.
[title subtitle=”Solid Stone – Essence / For The Moment (Re*Brand)”][/title]
Con tracce come Supernatural e Remember Me, Elias Barouche, meglio noto come Solid Stone, si dirige a grandi falcate verso la maturazione, verso un suono sempre più pulito e identificabile, sempre più suo. Il canadese ha due anime, una profonda e sognante, l’altra che ammicca a sonorità più graffianti e a beat più ossessivi, più da club, insomma. Di norma, queste due attitudini rimangono ben distinte, ma capita che si mescolino, che si influenzino l’una con l’altra, dando origine ad un magnifico ibrido di atmosfere sognanti e groove morbidi ma incalzanti. E’ il caso di questo EP di due tracce, uscito sull’etichetta di Max Graham, di cui ormai Elias fa parte a pieno titolo. La prima, Essence, più delicata, fatta di pad e break di piano, anche quando riparte, caricata da una rullata di snare, lo fa senza scomporsi, con una melodia ipnotica, sulla quale si inserisce di tanto in tanto, un pluck leggero. La “b-side”, For The Moment, è anch’essa caratterizzata da soluzioni melodiche semplici quanto efficaci, ma al momento opportuno rivela la propria potenza, avvolgendoti nel riverbero del lead, apertissimo, supportato da una bassline incalzante e da un groove impreziosito da ritagli vocali che ne enfatizzano la dimensione eterea. Il risultato è una combinazione perfetta, che rapisce fin dal primo ascolto.
[title subtitle=”Fabio XB & Liuck feat. Christina Novelli – Back To You (Digital Society)”][/title]
Lui è uno degli alfieri della trance made in Italy, lei è la cantante di “Concrete Angel” e “Black Hole”, per dirne due, e tutto ciò in cui mette la voce, diventa oro. Mettili nello stesso studio, e non può che uscirne una hit. Il cantato di Christina si incastona tra beat sporchi, bassi rotondi e synth distorti nelle strofe, e finisce per adagiarsi in uno struggente arpeggio di piano nel break, che sfocia in un’energica ripartenza “dancefloor killer”. A tutto questo si aggiunge un remix ancor più “tirato”, da parte del giovane talento tunisino WaCh, super apprezzato da sua maestà Armin van Buuren, che lo ha suonato per ben tre settimane di fila nel suo radioshow “A State of Trance”. Se, come si vocifera, sarà rilasciata una seconda tornata di remix in primavera, c’è da scommettere che ci saranno interpretazioni per tutti i gusti, e il ritornello “this current pulls me back to you” accompagnerà i trancers fin’ oltre l’estate.
[title subtitle=”Astrix & Simon Patterson – Shadows (HOMmega)”][/title]
Prendi un produttore psy-trance israeliano e una leggenda della tech-trance da sempre propenso a “giocare” ed azzardare con sonorità più rudi fino a farle del tutto sue, ed otterrai “Shadows”. Ombre. Scure e profonde come l’atmosfera evocata dall’ultima release del duo Astrix – Patterson. Si apre con un’intro filmica: dei puri rintocchi a scandire la ritmica, come sospesi, e si sviluppa con un continuo crescendo di suoni progressivi che gravitano ciclicamente fino a culminare in una secca partenza. L’andatura psichedelica e la cassa dritta, mescolate in perfetta dose, costituiscono la vera essenza di questa traccia, che se da una parte rivela la firma dark di Astrix, dall’altra lascia costantemente trapelare l’incedere energico tanto caro a Patterson.
http://www.youtube.com/watch?v=bgf458LInLY
[title subtitle=”Tepes & Harry Square – Magia (Interstate)”][/title]
Insolita collaborazione tra due talenti emergenti di casa Infrasonic, rilasciata sulla sub la-bel Interstate lo scorso 17 febbraio. Insolita perché Tepes, all’anagrafe Steven Quesada, è uno dei pochi, forse l’unico, produttori trance provenienti dalla Costa Rica, mentre Harry Square è originario di Newcastle, ma si sa, la musica non conosce confini (grazie Drop-box!), ed ecco, quindi, un gran bel singolo dall’anima scura e profonda, come le melodie disegnate dai synth, trainate da una bassline potente e da incalzanti pattern di percussioni di chiara ispirazione Coldharbour (sentirla suonata più volte nel Global DJ Broadcast di Markus Schulz, infatti, non sorprende minimamente). La pausa tiene sospesi, appesi al pad con un filo, poi un giro di toms introduce il synth principale, scandito da un rullante che è uno schiaffo in faccia. Il loop si accorcia, lo snare carica, un raise tonale ti porta sempre più su, poi ti lascia li, sospeso nel vuoto per una battuta e mezza, come sul ciglio di un burrone a guardare giù, prima che il lead rientri con tutta la sua energia, e a quel punto non importa se ti trovi a centro pista in un festival, o seduto alla scrivania in ufficio, il tuo braccio inizierà a muoversi in aria, animato da vita propria.
[title subtitle=”E&G – The Days After (Andromedha pres. Messier 31 Intro Remix) (Graygoo Platinum)”][/title]
Scordate per un momento il tanto dibattuto rigore scandinavo e prendetevi qualche minuto per ascoltare l’EP di E&G “The Days After”, e in particolar modo il remix di Andromedha, che per l’occasione si presenta con lo pseudonimo di Messier 31. Perché i producers saranno anche norvegesi, e di quelli autentici, che vivono appena sopra il circolo po-lare e hanno totale buio in inverno e luce del sole 24h d’estate, ma le loro sonorità rivela-no personalità tutt’altro che chiuse e schive. Per non parlare poi dell’autore del remix, maestro nel saper stregare la massa, a partire dal suo show radiofonico “Dark Light”. L’opera di Andromedha colpisce fin da subito: dall’intro melodico si percepisce la sua attitudine a prediligere suoni riccamente elaborati che si attraggono fra loro come calamite, incastrandosi alla perfezione. Nasce da questi poi un lead arpeggiato, che crescendo inizia a scandire il ritmo della traccia, rimanendo quasi una costante di tutto il brano. A questo punto gli snare sono ai blocchi di partenza, e con la loro metrica disegnano il drop prima dell’attacco: un beat molto scuro, orientato in prevalenza sulle medio/basse frequenze, con un vocal sample che squarcia la melodia e che, grazie al gioco di panning, spazia la traccia. Un synth cade come un fulmine sull’ultima ripartenza e un vortice di suoni prende vita girando su sé stesso. Suoni slegati tra loro, per sentirsi nell’occhio del ciclone, come trapassati da una scarica elettrica che tramortisce e disorienta, ma che allo stesso tempo ci fa sentire vivi.