“Maggio fiori e frutti” diceva una di quelle filastrocche che si usano alle scuole elementari per insegnare i mesi dell’anno ai bambini. Ebbene, dando un’occhiata alle uscite in programma per il prossimo mese, non si può certo dire che questo Maggio manchi di prosperità. Oltre agli attesi singoli in arrivo da Cosmic Gate, Beat Service, David Gravell, John O’Callaghan, James Dymond e mille altri, infatti, sono ben quattro i dischi da non perdere che vedranno la luce nelle prossime settimane! Per farveli godere a pieno, ne presenteremo due questa settimana (l’album di debutto di Andrew Rayel e quello della consacrazione di Protoculture), e due (che per ovvi motivi di suspance non vi anticipiamo), nella prossima puntata, tra un paio di settimane. Tutto ciò che possiamo dire, per ora, è ce ne sarà in abbondanza, anche per i palati più raffinati!
[title subtitle=”Andrew Rayel – Find Your Harmony”][/title]
Il primo album del golden boy di casa Armada vedrà finalmente la luce venerdì 30, e pur essendo stato largamente anticipato da una serie di singoli di enorme successo, da “Dark Warrior” ad “Until The End”, si conferma come una delle uscite più attese dell’anno dagli amanti delle contaminazioni elettroniche ma non solo. Tanto acclamato quanto criticato, infatti, il giovanissimo produttore moldavo, è da qualche tempo sulla bocca di tutti, oltre che dietro alle consolle di mezzo mondo, a conferma del fatto che dietro alle parole c’è tanta, tanta sostanza. Con “Find Your Harmony”, infatti, legittima definitivamente il suo personalissimo sound, affinato nel corso degli anni e diventato vero e proprio marchio di fabbrica, che pur inserendosi in quel filone trance maggiormente orientata al mainstream, risulta immediatamente riconoscibile, grazie anche ad una discreta ricerca sonora, piuttosto rara da trovare in altri colleghi. Un’equilibrata miscela di energia tech e break epici, spesso e volentieri caratterizzati da soli di pianoforte di ispirazione classica, diventati quasi una firma d’autore, che gli sono valsi l’appellativo di “The Piano Man”. Se poi su questi arpeggi, si posano leggere voci come quella di Jano in “How Do I Know?”, il gioco è fatto e la magia è servita. La lista di featuring ovviamente non si ferma qui, ma comprende molte tra le più apprezzate e rinomate voci dell’universo trance (da Christian Burns a Jonathan Mendelson, da Jwaydan ad Sylvia Tosun, potenza e delicatezza che coesistono in un’armonia perfetta), oltre alle co-produzioni con il russo Bobina e “the man himself” Armin van Buuren. C’è chi in quest’ultima vede un simbolico passaggio di testimone, che proietta Andrew nell’olimpo della nuova generazione di dei della trance, ma a dirla tutta, la traccia non ci lascia soddisfatti al 100%: attendiamo al più presto un follow up più convincente. Pezzi come “Fading Echoes”, invece, sono emozione pura: archi, cori eterei e pianoforte su beat spezzati, roba che se non avessi la tracklist sott’occhio potresti tranquillamente attribuire a BT. Non si fa mancare neanche qualcosa di un po’ più tirato, con atmosfere più scure e qualche bpm in più, come “Goodbye” e “There Are No Words”, ultime scariche di adrenalina prima di un outro acustico da accendini al cielo. Non sappiamo se Andrew Rayel sarà l’erede di Armin Van Buuren (non sappiamo neppure se vi sia la reale necessità di un erede di Armin), quello che è certo è che il ragazzo ha personalità da vendere, e lo ha ampiamente dimostrato con questo gran bel disco!
[title subtitle=”Protoculture – Music Is More Than Mathematics”][/title]
Lo dice il titolo stesso dell’album: non esiste una formula matematica che possa definire le creazioni di Protoculure. Così come non esistono generi specifici con cui etichettare le sue tracce. Le uniche logiche che sembrano dominare nelle sue produzioni sono quelle di una costante passione e di un talento genuino. Siamo infatti, di fronte al lavoro di un giovane artista sudafricano, avvicinatosi alla musica fin da piccolo, con una formazione classica prontamente deviata dall’amore per sintetizzatori ed apparecchiature elettroniche. Le sue prime produzioni, di stampo psy trance come testimonia l’album “Refractions”, strizzavano l’occhio a sonorità tipicamente uplifting. L’album rilasciato il 2 maggio, invece, propone brani profondi, melodici, che spaziano dalla trance alla progressive house, confezionati sapientemente in modo da risultare orecchiabili e vincenti anche senza i soliti drop esplosivi. Si parte con l’intro di “Across An Ocean Of Stars”: un viaggio spaziale, che richiama molto la kosmische musik di Klaus Schulze, dove i synth si abbracciano fino a formare spirali ipnotiche, dentro alle quali è facile perdersi. “Vertigo” è sicuramente il brano più toccante dell’intero album, grazie anche alla vellutata voce della cantante Ilana, direttamente da Seattle. Gli arpeggi ne impreziosiscono l’incedere, mentre la bassline e i leads creano un’atmosfera eterea, fuori dal tempo. C’è spazio anche per un vocal maschile, e non essendo certamente Nate uno che si accontenta, sceglie di puntare su una delle voci più belle e rinomate di tutto il panorama trance, quella di Christian Burns, per la traccia “Knife Games”. La collaborazione più solida dell’album è quella intrecciata per “Axiom”, dove le delicate e morbide melodie di Max Graham si uniscono ad un kick tutto “pancia” e ad un basso corposo ma non invadente, in un mix perfetto di leggerezza ed energia che non può che renderla una delle tracce più suonate negli ultimi set di entrambi. La title track dell’album è pura benzina sul fuoco. Il viaggio nella melodia intrapreso fino a quel punto, prende una piega più concitata. In sottofondo samples cibernetici, la linea di basso si fa sempre più presente e decisa, il rimando alla psy trance delle origini di Protoculture è immediato. E infine, dopo il fuoco ardente arriva una secchiata d’acqua ghiacciata a smorzare i toni: il lento outro di “Music Is More Than Mathematics” opta per sonorità ambient, ricercate e molto curate. Quasi come un’oasi di pace e ristoro ad attenderci dopo questo lungo e variegato cammino percorso.