Una amicizia nata quasi per caso, dopo essersi reicontrati a distanza di anni. Era proprio un segno del destino, Pablo e Sergio dovevano dare vita al progetto Pulshar. Una storia insolita, quella di due ragazzi affascinati in primis dalla hip pop, soul e soprattutto dalla raggae, considerata fonte di ispirazione assoluta. Dopo le prime uscite, furono catapultati al Sonar riuscendo a sorprendere attraverso le loro costanti sperimentazioni elettroniche anche Loco Dice, il quale senza esitazioni decise di scommettere sul loro album “Inside” rilasciato su Desolat. Nonostante la loro musica non sia propriamente da club, i due hanno dimostrato di saperci fare dal vivo moltiplicando le loro date, raccogliendo ottimi feedbacks. Ora è giunto il momento di conoscerli meglio…
Ciao ragazzi. Benvenuti su Soundwall.it!!!
Pulshar. Un progetto nato nel 2007 e nel 2008 già il primo album rilasciato. Volete spiegarci la nascita e l’evoluzione di questa collaborazione e cosa ha scaturito in Sergio (ex vocalist di una band reggae) la decisione di avvicinarsi al sound elettronico?
Ci siamo incontrati a Santander (nord della Spagna), non sapevo che Pablo amasse la reggae e la dub e lui non sapeva che mi piacesse la musica elettronica. Una volta, mi ha passato un demo, sul genere dub-techno-house. Ero stato anni senza cantare o comporre, e quando reincontrai di nuovo Pablo a Barcellona decidemmo di fare un brano insieme per vedere che cosa sarebbe venuto fuori… “Dub By The River” la nostra prima produzione, era una versione elettronica della canzone di Burning Spear “Any River”. Da allora, nacquero Pulshar e la nostra amicizia.
Ora siete una delle coppie musicali più ricercate. Pensate che aver unito le vostre forze e le vostre idee sia stata la chiave principale del vostro successo o pensate ci sareste riusciti anche individualmente?
Non so davvero se possiamo essere catalogati con un genere in particolare. Facciamo musica elettronica con diverse influenze: reggae, soul, hip hop, dub, pop, forse “Babylon Fall Collection” il nostro primo lavoro era più techno-dub, ma le produzioni seguenti sono state fatte con nostro suoni personali, indipendenti dai vari stili. Le produzioni techno-dub sono più lineari, molti dischi sono come un brano da 60 minuti diviso in 10. Penso che ci sia stato un momento in cui la scena techno era piuttosto carente, non è per criticare, ma noi abbiamo solo voluto esplorarla un pò. Se il progetto Pulshar ha funzionato sicuramente è grazie alla nostra intesa, al fatto che ci sia talmente tanto rispetto reciproco da non mettere mai in pericolo il nostro progetto. Siamo felicissimi entrambi dell’evoluzione della nostra musica e di provare nuove cose. Pulshar, ci rende più coraggiosi, ogni volta che ci riuniamo in studio accade qualcosa di sorprendente, e proprio questo credo sia ciò che ci attacca di più.
Lo stesso reggae è forse il genere che influenza principalmente le vostre produzioni tanto che per alcuni brani avete collaborato con uno dei principali rappresentanti del genere in Europa, Roberto Sanchez. Quali secondo voi sono le caratteristiche che possono ricondurre il reggae al genere elettronico?
Beh, penso che sia una vecchia storia: il ritmo viene dall’Africa, dai tamburi tribali. Lo spirito ipnotico è la caratteristica principale della musica reggae, così come nell’elettronica. Il reggae è la musica dei bassi, degli impianti sonori, è quasi il padre dei dj. La Giamaica è la madre della musica di oggi: hip hop, drum & bass, dubstep, piatti dub, remix. Le figure principali in un disco sono rappresentate dal produttore e dal tecnico del suono. In sintesi, una vasta serie di aspetti che rende la dub e la musica elettronica una coppia perfetta.
Gli esperti del settore hanno avevano già colto le vostre abilità dal vostro primo album “Brotherhood” e da questo guadagnato la possibilità di esibirvi in uno dei festival più ambiti al mondo, il Sonar di Barcelona. Cosa ha significato quella data per voi e per la vostra crescita?
E’ stato abbastanza sorprendente, perché fino a quel momento avevamo fatto solo due concerti. Il Sonar è stato il nostro terzo live, quindi immaginate! Eravamo piuttosto nervosi ma anche molto felici di condividere il palco con Shackleton, Flying Lotus, Theo Parrish, Mary Anne Hobbs. E’ stata una prova del nove, una sfida che è alla fine è andata comunque bene.
Da quel momento la decisione di dare spazio ad altri artisti per remixes di alcuni dei vostri lavori di Brotherhood, con un’impronta tendente alla techno. Come mai questa scelta? Vi sentite lontani da quel tipo di suoni?
Era un’idea dell’etichetta, hanno pensato che mettere un cd con dei remix avrebbe potuto avvicinare il pubblico elettronico. Abbiamo pensato che fosse una buona idea. Se ci sentiamo lontani dai suoni techno? Assolutamente no, penso che la techno rappresenti una percentuale importante nella nostra musica.
Il resto è storia recente, “Inside” su Desolat. Album pazzesco, ma abbastanza lontano dall’impostazione delle classiche tracks rilasciate dalla stessa label di Loco Dice. Una domanda abbastanza curiosa, ma alla quale tutti vorrebbero una risposta, siete in grado di spiegarcelo direttamente voi?
He, he! Una domanda classica! Beh questa storia non è poi così complicata: io (Pablo) conoscevo Loco Dice e mandavo spesso a lui i miei nuovi brani. Quando uscì “Brotherhood” gli mandai pure quello. Poi un giorno, abbiamo deciso di registrare quattro tracce nuove e di mandargli il CD. Mi ha risposto subito, voleva il materiale. Non sapeva esattamente cosa avrebbe fatto con quel cd, ma ci ha chiesto di tenerlo per lui. Abbiamo avuto contatti con altre etichette, ma Desolat era l’etichetta che ci aveva mostrato più determinazione e entusiasmo. Hanno voluto arricchire il proprio catalogo con altri tipi di musica che non erano strettamente da club e Pulshar sembrava adattarsi a questa scelta.
Su una delle tracce presenti in Inside (“Distant Fire”) avete preso ispirazione addirittura dai testi poetici di Edgar Allan Poe. Secondo voi musica e poesia sono strettamente legate?
Assolutamente! La poesia scandisce i ritmi, gioca con le parole e con le varie intonazioni, trae concetti. La musica Hip Hop, per esempio, si può definirla “poesia urbana”.
L’evoluzione digitale della musica è uno dei temi ricorrenti. Sappiamo che Pablo insegna come professore di Ableton Live. Quale è la vostra posizione riguardo a tale argomento e riguardo invece gli strumenti analogici?
L’evoluzione è uno degli obiettivi principali dell’essere umano e in questo caso l’evoluzione riguarda la musica e il modo di lavorare con essa. Penso che non si debba chiudersi in se stessi, è necessario sperimentare nuovi strumenti, sempre con il dovuto rispetto per il passato. Al giorno d’oggi con i softwares si possono fare cose che alcuni anni fa erano inimmaginabili, ma ci sarà sempre la solidità dei suoni delle macchine hardware.
Il lavoro di sampling e di arrangiamento dà opportunità infinite per quanto riguarda la creatività musicale. Sappiamo che ad esempio esistono più versioni di “Down By The River”, una più lenta e una un pò più da club. Quando vi rendete conto effettivamente di essere soddisfatti della traccia che componete da non sentirne più l’esigenza di modificarla?
Dopo averla ascoltata migliaia di volte!
Dj set e live, due metodi completamente diversi di approcciarsi. Voi siete in grado di proporre entrambe le alternative. Cosa preferite e in base a cosa è dettata la vostra scelta?
Sì, prima che produttori noi siamo dj e abbiamo sempre voluto registrare i nostri demo, ma portarli nei vari club è complicato, visto che noi preferiamo la dub e la deep sullo stile di Echo Chamber. I club normalmente richiedono dj più legati alla musica da ballare, le nostre performance non si adattano ancora a questo tipo di dinamica.
In Italia abbiamo avuto modo di ascoltarvi al Don’t Touch Festival di Napoli. E’ stata la vostra prima volta in Italia?
Abbiamo suonato una volta anche a Firenze, al Tenax. A Napoli è stato il nostro primo concerto in un festival, ci ricorderemo sempre quel giorno, la gente era incredibile, l’Italia è uno dei nostri posti preferiti.
Sarà quindi un’estate abbastanza impegnativa per voi. Troverete anche tempo per dedicarvi ad eventuali uscite e collaborazioni?
Abbiamo un paio di remix in attesa di essere rifiniti per tINI e Brunetto, ma come dici tu, è abbastanza difficile ributtarci in studio con così tanti viaggi. Quando finiremo il tour ci siederemo per produrre, butteremo giù qualcosa per le prossime tracce. Non vediamo l’ora di rilasciare presto nuovo materiale!
Grazie per la vostra disponibilità e collaborazione. Buona fortuna per il vostro futuro!
Grazie a voi!
English version:
A friendship born almost by chance, after their reunion years later. It was just a sign of destiny, Sergio Pablo had to give life to “Pulshar”. An unusual story of two boys fascinated by hip hop, soul and especially by reggae, considered an absolute inspiration. After their first releases, they are suddenly catapulted to Sonar and they were soon able to surprise through their constant electronic experimentations also Loco Dice, who wanted to bet on them without hesitation with an entire album (“Brotherhood”) on his label Desolat. Although their music can not be considered for clubs, these guys have shown their skills multiplying their gigs, collecting positive feedbacks and with a great promise in the near future to release something really hot for the lovers of their sound.
Hi guys. Welcome to Soundwall.it!
Pulshar. Born in 2007 and 2008 the first album immediately released. Would you like to explain the birth and the evolution of this collaboration and what prompted Sergio (ex vocalist of a reggae band) to get closer to the electronic sound?
We met in Santander (North Spain) I didn’t know that Pablo liked reggae and dub and he didn’t know that I liked electronic music. Once, he passed me a demo, very dub-techno-house… I had been years without singing or composing, and when I met again with Pablo in Barcelona we talked about making a track together to see what came out… “Dub by the River” our first production; it was a version of the song of Burning Spear “Any River” in electronic version. Since then, Pulshar and our friendship were born.
Now you are one of the most popular musical duo for this genre. Do you think that join your forces and ideas has been the main key of your success or you think you’d be able to achieve such success also individually?
I don’t really know if we are in any genre, I think we make electronic music with quite a few influences: reggae, soul, hip hop, dub, pop… maybe “Babylon Fall Collection” our first work was more techno-dub, but the following productions are more personal, it’s our personal sound, independent from styles. The techno-dub productions are more lineal, many disks are like a 60 minute track divided in 10. I think that there was a moment that the scene was quite small, it’s not to criticize, we only wanted to explore a bit farer. I think that the fact that Pulshar did work, was because of the understanding between us, we both respect each other too much to put our “child” in danger 😉 We both are happy to evolution our music, try new things… Puslhar makes us risky, every time we get together in the studio something surprising happens, and that, I think, is what sticks us to all of this.
However, reggae is still one of the mainly influences in your tracks. We also know about your collaboration with one of the leading representatives of this genre in Europe, Roberto Sanchez. What do you think are the characteristics that can lead reggae to the electronic genre?
Well, I think it’s an old story: the rhythm comes from Africa, from the tribal drums. This hypnotic spirit is in the foreground of reggae music, as in electronic. Reggae is bass music, sound system, father of the MC and the DJ. Jamaica is mother of today’s music: hip hop, drum & bass, dub step, dub plates, remix… The figure of a producer and of a sound engineer as the main claims of a disk… Well, a large series of aspects that makes dub and electronic music the perfect couple.
Music experts have already known your skills from your first album “Brotherhood”. After this album, you had the chance to perform in one of the best electronic music festival, Sonar in Barcelona. What did it mean that time in Barcelona for you and your growth?
It was quite surprising, because we had only given 2 concerts… Sónar was our 3rd live… so imagine! Quite nervous… the truth is that we were very happy to share stage with Shakelton, Flying Lotus, Theo Parrish, Mary Anne Hobs… it was a crucial test for us, a challenge that went well at last.
Then the decision to give space to other artists for remixes of some of your works of “Brotherhood”. Remixes with an influence tending to techno. Why this choice? You feel far away from techno sounds?
It was an idea of the label; they thought that putting a CD with remixes could bring us a bit closer to the electronic public. We thought it was a good idea… ¿If we feel far away from techno sounds? Absolutely not, I think that techno is an important percentage in our music.
Now is recent history, “Inside” on Desolat. Great album, but far enough away from classic tracks released on Locodice label. A curious question, but which everyone wants an answer, can you explain it directly why did Locodice decide to release your album in his label?
He, he! A classic question! Well this story is not as complicated: Myself (Pablo) met Dice, and I often sent him my new tracks. When “Brotherhood” was released I sent it as well. One day, we decided to record 4 new tracks of Pulshar and send him the CD. He replied straight away, he wanted the material. He didn’t know exactly what was he going to do with it, but he asked us to save it for him. We had contacts with other labels, but Desolat was the label that more determination and enthusiasm put into it. They wanted to enrich their catalogue with other types of music that were no strictly “dance” and Puslhar seemed to fit in.
One of the tracks in Inside (“Distant Fire”) has even been inspired by Edgar Allan Poe poems. In your opinion, music and poetry are closely related?
Absolutely! Poetry marks rhythms and plays with words and intonations, it draws concepts. In Hip Hop music, the example is even clearer, it’s urban poetry.
The evolution of digital music is a recurrent theme. We know that Pablo teaches as a professor of Ableton Live. What is your position about this theme and also about analog (and not digital!) instruments?
Evolution is one of the principal goals of the human bean, and in this case evolution arrives to the music and the way you work with it, I think you don’t have to close yourself and it’s necessary to experiment with new tools, but always preserving respect to the past. Nowadays you can do things with software that some years ago were unimaginable, but there will always be the solidity of the sounds of hardware machines.
The work of sampling and arrangement gives endless opportunities for musical creativity. We know for example that you created multiple versions of “Down by the River”, a slower and an another one more for clubs. When do you feel really satisfied with a track you make and you decide to stop editing it?
After listening to it thousands of times!
DJ sets and live, two completely different methods of approach. You are able to offer both alternatives. What do you prefer and how is dictated your choice?
Yes, before producers we were dj’s and we have always liked to record our demos, but take it to the club is a bit more complicated, we prefer deep and dub music like the Echo Chamber sessions… Clubs normally contract dance djs so our sessions don’t fit in that dynamic yet.
We will have the chance to see you at Do not Touch Festival in Naples. It will be your first time in Italy?
We played once before in Florencia, in the Tenax, it was our first concert in a Festival, We will always remember that day, people were amazing, Italy is one of our favorite places.
This summer will be quite busy for you due to your gigs. Will you also find time for any future releases and collaborations? Tell us your future plans.
We have a few remixes waiting to be worked on for Tini, Brunetto… but as you say, it’s quite difficult to get to meet in the studio with so much travelling. When we finish the tours we will sit down to produce, work a few sketches for the next tracks… We are looking forward to release new material soon!
Thank you for your time and cooperation. Good luck for your future!
Thank you!