Internet e i comunicati stampa sono spesso quel posto dove sono tutti belli, bravi, buoni e vincenti. Non c’è l’abitudine a vedere qualcuno che dice “Non ce le faccio, per stavolta mollo il colpo”. Certo, se lo si fa in maniera semi-truffaldina, all’ultimo, col chiaro intento di raschiare il fondo del bidone per poi tirarlo in extremis, il bidone, allora nessuna giustificazione, ci mancherebbe. Ma se invece lo si fa con i giusti tempi, ci vuole apprezzamento. Due dei festival che più ci sono piaciuti in questi anni, MusicalZoo e Siren, hanno annunciato che nel 2019 non ci saranno (dando comunque appuntamento, per ora, all’anno prossimo: non quindi un addio definitivo). Il primo, in ordine di tempo, è stato il festival bresciano, poco più di un mese fa:
Oggi poi si è aggiunto anche Siren:
Piuttosto che fare delle edizioni raffazzonate, al risparmio o anche semplicemente con scarso entusiasmo e convinzione (rischiano poi un tracollo organizzativo ed economico che poi si ripercuote anche su chi ai festival in questione ci va) è giusto prendersi una pausa. E’ giusto, doveroso, significativo, anche per porre l’accento – non lo si farà mai abbastanza – che un festival musicale è una cosa maledettamente difficile da fare, dove non è solo questione di “raccogliere le figurine” e costruire una line up con questo e quell’altro nome, quanto piuttosto è questione di far girare una macchina molto complessa, dalla svariate figure professionali, dalla voce di spesa che si moltiplicano in ogni dove, dagli adempimenti pratici e burocratici da mal di testa. Di base, se un minimo un festival vi è mai piaciuto in passato, dovreste portare un sacco di gratitudine verso chi si è preso il compito di organizzarlo, ecco. Perché lo ha fatto indubbiamente per il proprio tornaconto (se c’è stato…), ma state pur certi che si è fatto anche un mazzo tanto, soprattutto se l’ha fatto volendo offrire non solo un’occasione di consumo di birre e street food, ma un discorso culturale complesso e complessivo.
…peccato però che questa cosa, a leggere qualche commento sotto l’annuncio di Siren, non appare del tutto chiara. Sembra quasi che certe persone prendano come affronto personale il fatto che il festival non venga fatto; come affronto oppure – questione contraria ed uguale – come gioia e liberazione personale. Per quello che abbiamo visto noi, negli anni Siren ha messo Vasto al centro dell’attenzione nel migliore dei modi possibili: tutti hanno magnificato l’atmosfera del festival (molto rilassata e civile), nonché la bellezza dei luoghi. Vedere gente proprio della cittadina abruzzese o comunque dei dintorni lanciare commenti acidi sotto il post di cui sopra lascia un po’ perplessi: ok che Facebook è sempre più lo sfogatoio per eccellenza, e uno pensa di fare bella figura a fare il cinico rabbioso, ma chiunque sia stato a Vasto nei giorni del festival e almeno un minimo ami la musica non può che aver ricavato bei ricordi e soddisfazioni. Unico intoppo reale: qualche situazione di sovraffollamento per uno degli stage, quello del cortile interno per intenderci, con alcune persone che hanno dovuto aspettare prima di entrare ad assistere al set. Ma tolto questo, non essere dispiaciuti per l’edizione 2019 di Siren che salta significa essere o in malafede, o uno di quei cittadini vastesi – un po’ l’abbiamo visto coi nostri occhi – a cui della musica di un certo tipo non poteva fregare di meno, e in generale nemmeno erano incuriositi dalla bellissima fiumana di gente in arrivo da tutta Italia per godersi concerti che non erano, sai che peccato, quelli dei soliti fenomeni televisivi sgonfi e bolliti. Concerti che, purtroppo, sono ancora la regola in molti, troppi comuni d’Italia come “attività culturale estiva”.