Hanno esordito con un album praticamente perfetto, che li ha fatti conoscere al grande pubblico e ha ottenuto un riconoscimento unanime di pubblico e critica. Prima dell’uscita del loro secondo album, “For Ever”, abbiamo incontrato i Jungle e abbiamo parlato dei cicli dell’amore, della California e dell’importanza del secondo album nella carriera di un artista. E sì, abbiamo citato anche Caparezza.
Quando ho ricevuto il vostro nuovo album “Jungle Forever” prima ancora di ascoltarlo ho pensato che l’album d’esordio per me era un piccolo capolavoro e sarebbe stato difficile ripetersi. Dopo qualche ascolto mi sento di dire: “Gran lavoro, missione completata!”.
Grazie! Grazie di cuore, davvero. Pensiamo che le aspettative nei confronti di un artista siano una delle cose più difficili di questo lavoro. Le aspettative sono molto diverse per ognuno di noi e molto diverse sono quelle del pubblico, o di un artista. Abbiamo grosse aspettative verso questo lavoro, sai perché? Perché viene dal cuore.
In Italia, siamo soliti dire che il secondo album è il più difficile nella carriera di un artista, c’è addirittura una canzone famosa che ne parla. Che tipo di difficoltà avete incontrato nella scrittura di “Jungle For ever”?
Innanzitutto, ti ringraziamo perché hai capito subito come pronunciare il titolo che è “Jungle For Ever” e non solo “For Ever”, anche se formalmente il titolo è solo “For Ever”.
Credo sia un po’ come “Wu-Tang Forever”…
Assolutamente! O come “Spice Girls For Ever” (ridono, NdI)…Tornando alla domanda, crediamo sia un album più emozionale rispetto all’esordio, se vogliamo la difficoltà può essere stata trovare queste emozioni, sentirle proprie e riportarle poi nella scrittura. Crediamo che ogni canzone all’interno di questo album sia un’emozione a sé e un’esperienza diversa.
Anche perché venivate da un precedente album che aveva definito uno stile e un suono estremamente preciso. In questo lavoro ho sentito invece alcuni piccoli cambiamenti…
È vero, abbiamo fortemente desiderato fare qualche cambiamento. Abbiamo sempre pensato che anche suonare come il precedente disco sarebbe stato figo, infatti nel nuovo disco ci sono pezzi che suonano come il precedente, però non volevamo fare tutto un album fotocopia del primo. Noi crediamo che i cambiamenti, non gli stravolgimenti, ma proprio i cambiamenti siano la vera sfida. Ecco, se vuoi puoi aggiungere questo alla domanda sulle difficoltà: non è difficile ma la vera sfida è descrivere le proprie emozioni in un modo che chiunque possa capire.
Proprio all’interno di questi cambiamenti io nel nuovo album ho sentito delle vecchie canzoni gospel, della disco anni ’70 e – non prendetemi per folle – anche i Bee Gees.
Non sei folle per niente! Quando abbiamo fatto sentire le prime canzoni fatte per “Jungle For Ever” ai nostri genitori, loro ci hanno detto: “hey sembrate i Bee Gees”.
Nel primo album c’erano queste influenze alla Ennio Morricone, mi viene da chiedervi come ci siate arrivati.
Per noi la musica è molto legata a emozioni visive, è come se musicassimo il cinema o un videogame, è come se creassimo territori di fuga emozionali dalla realtà, credo sia normale per noi avere delle influenze tipo quelle che hai citato tu.
Non è un caso, infatti, che spesso i vostri pezzi finiscano nelle pubblicità, in tv o addirittura in Fifa.
Io non credo sia una cosa negativa questa, mi sembra piuttosto un ottimo mezzo per raggiungere più persone possibile e per creare diversi sensazioni, dipende anche da come ti accorgi di queste canzoni o cosa stai facendo mentre le stai ascoltando. La stessa canzone può essere percepita in maniera differente a seconda del luogo o della situazione che stai vivendo.
In questo album cosa vi ha influenzato?
Crediamo che questo album racconti i vari cicli dell’amore, le sensazioni che si provano quando ti innamori. L’amore è una delle cose più potenti che ci sia, soprattutto quelle sensazioni che provi quando ti innamori o quando finisce un amore. Hai presente quelle vibrazioni che hai quando ti stai innamorando, quando ti chiedi se ti ama o se le piaci? La stessa cosa si ripete quando finisce un amore, sono le stesse domande quelle che ti poni. Non è un heartbreak record, un disco di quelli che ti ascolti quando ti sei lasciato, anche perché comunque quando finisce un amore subito un altro sta per iniziare: è un ciclo di vita.
(un album che è un nuovo inizio; continua sotto)
Eppure, non mi è sembrato nemmeno un disco tanto malinconico…
Non lo è, volevamo lanciare un messaggio comunque di positività, dare alla gente una storia positiva, se vuoi voleva essere una forma di contrasto alle breakup songs che spesso girano alla radio, un’altra forma di lettura.
La mia canzone preferita dell’album credo sia “House in L.A.” ed è strano per me, perché di solito mi piacciono le cose ritmate; credo sia per quella forte influenza all’Aaron Neville che ci sento dentro. Posso chiedervi come è nato questo pezzo che, vuoi o non vuoi, è una ballad?
Questa è la canzone di cui siamo più orgogliosi, ci ha fatto sentire realizzati, in termini di produzione e di scrittura. È stato un lungo processo, è anche quella per cui ci è voluto più tempo, forse addirittura sei mesi. Il fatto che all’inizio non sia così semplice percepire le esatte parole del testo, perché sono praticamente solo mormorate, permette a chi l’ascolta di crearsi un proprio immaginario.
C’è più Londra o più California in questo nuovo album?
Molta gente lo percepirà come un disco dedicato a Los Angeles ma non c’è assolutamente l’idea del classico disco della band inglese che va in California. Semplicemente ci siamo innamorati del posto e della gente, dell’allure romantica della California. Abbiamo sognato tanto la California, già da quando eravamo più piccoli e nelle nostre camerette di Londra giocavamo a Grand Theft Auto e pensavamo: “wow, L.A. sembra fantastica”.
Quanto è importante per voi uscire per XL Recordings? Io credo sia la perfetta connessione, non riesco a immaginare la musica dei Jungle se non su XL Recordings.
È così, siamo cresciuti nel quartiere dove XL è nata, abbiamo più o meno la stessa età dell’etichetta, quando siamo cresciuti siamo stati influenzati da ogni artista uscito da XL, da Dizzie Rascal a Jack White e i Radiohead. Se guardi il roster di XL Recordings è incredibile. Agli inizi abbiamo parlato con molte case discografiche prima di firmare con qualcuno e quando andavamo a vedere i loro roster ci accorgevamo che il 90% – hey il 90% non è una percentuale bassa! – degli artisti presenti non avevano nulla a che fare con noi, oppure erano cose super commerciali. XL ci ha dato l’opportunità di essere noi stessi, di lavorare come volevamo senza stravolgere nulla di noi.
Quando ho detto al mio boss che vi avrei chiesto se si può considerare XL Recordings la nuova Motown, mi ha preso per pazzo dicendomi: “Questa è una domanda stupida, ti prenderanno in giro in ogni bar di Inghilterra dicendo che in Italia uno stupido giornalista ci ha chiesto se XL è la nuova Motown”. Correrò questo rischio e ve lo chiedo lo stesso…
Ah, ma non è una follia, crediamo di avere capito molto bene il tuo punto di vista. Non credo tu lo intenda perché ci sono gli stessi suoni, le stesse trombette che fanno (mima un famoso attacco Motown, NdI) “pepepe”, credo sia più per il tipo di emozioni che offre quella musica, tanto quanto la musica che arriva da XL. La somiglianza immagino sia nel fatto che entrambe davano la possibilità al proprio roster di esprimersi con le proprie emozioni lasciando la libertà di essere quello che vogliono essere. Non credo sia una questione di suono quanto di sentimenti e, in quel caso, il paragone ci sta. In XL non importa quale genere tu faccia, che tu venga dall’elettronica o dall’indie c’è sempre un aspetto sentimentale prima che di suono.
Anche perché in entrambi i casi gli errori si contano sulle dita di una mano…
Esatto, e sai perché? Perché c’è una fiducia totale nell’artista e in quello che fa.
Che tipo di reazione vi aspettate dal pubblico con “Jungle For Ever”?
Non ci aspettiamo una vera e propria reazione del pubblico, non ci interessano tanto le reazioni, quanto le emozioni che ogni persona potrà dare a ogni singola canzone. Non c’è una linea fissa per ogni brano, vorremmo ci fosse una libera interpretazione per ognuno di essi.