Non sono le cinque. Quando mi ritrovo a scrivere sono le sette di pomeriggio di una domenica, l’ennesima, piena di techno, tennis, dolore e resurrezione. Impossibile scrivere alcunchè senza sentire i bpm del cuore, impossibile sciorinare parole inverosimili e clonate (e follemente altisonanti) come synth, sequencer e loop, senza sentirsi fuori dalle corde di quell’elemento imprescindibile chiamato cuore. E’ la recensione più strana, questa. Ho affrontato la pagina bianca con un senso di vuoto misto a disgusto, invaghito dagli angoli salmastri di un programma che si chiama word, ma che se ami la letteratura, o la musica, o tutt’e due può essere world.
“5 AM” è il titolo della prima traccia di “Face To Face”, l’ultimo album de co-fondatore Cadenza Philippe Quenum. Non sono le cinque ma potrebbero essere tranquillamente le due di notte, l’alba o mezzogiorno. O le cinque stesse. E’ l’effetto della musica incredibilmente profonda e avvolgente di questa intro a dir poco penetrante, coltissima nella sua semplicità. “5 AM” è musica allo stato puro, una scintilla di vita fiammeggiante in mezzo alla tangenziale stanca del week end e stranamente desolata. Niente macchine. Niente stupidi clacson e puzza di gomma.
L’album ha dieci canzoni, anzi undici. In realtà non conta, il punto è che “5 AM” vale già (ampiamente) “il prezzo del biglietto”. Perché sapete, ci sono momenti così belli nella vita, come in una storia d’amore, che da soli giustificano tonnellate di delusioni. Li sogni, li vivi e ti sembrano davvero di esistere, ti sembra di superare la morte. Finchè poi non devi chiarire tutto, perché la vita ti presenta sempre il conto, e finalmente ti ritrovi faccia a faccia con lei, con te stesso e col tuo amore, e oggi pure con il buon Quenum. “Face To Face” è un altro pezzo da ascoltare, riascoltare e ricordare (come del resto “Ritual”).
Qualcuno ha scritto che il ricordo ha sempre la sua attrattiva fresca di marea fumosa. Io ci credo, per questo riascolto per bene tutto l’album. Ma poi mi rendo conto che questa è classe cristallina, un viaggio così lungo e intenso che a furia di sognare ti fa sentire quello dentro lo specchio, quello giusto.