Sono tantissimi quelli che hanno seguito, e diffuso, una notizia che ha fatto letteralmente il giro del mondo. In meno di 24 ore, la petizione Change “Renew Fabric’s License” viene sottoscritta da oltre 35.000 persone e la pagina Facebook “Save fabric london” raggiunge i 40.000 followers.
Il mitico club londinese, che ha compiuto 15 anni ad ottobre, ha rischiato davvero di chiudere per sempre. Visto quanto accaduto a molti altri club di Londra nell’ultimo anno, il rischio, tra licenze sempre più complesse e nuove normative, era più che reale. Ma il Fabric ce l’ha fatta, seppur con qualche condizione. Ma andiamo con ordine.
Le prime voci iniziano a girare ieri mattina a seguito della notizia pubblicata dal London Evening Standard: “il Fabric rischia oggi la chiusura per 4 casi di morte relazionati con il nightclub…la polizia di Islington rivedrà tutte le licenze del locale stasera”. Subito dopo, il capo dell’ufficio stampa del Fabric, Oli Marlow, conferma la notizia con un comunicato ufficiale sul blog del sito che difende le policy del club “Thanks for the Support”. Da qui la notizia ha fatto il giro del mondo in attesa del verdetto della polizia rivelato solo stamattina. Il Fabric è salvo grazie a nuove misure sicurezza: controllo formale dei documenti di tutto il pubblico in entrata e cani antidroga all’ingresso. Con questa misura il Fabric si converte nel primo club di Londra che si affida a cani antidroga, una servizio che costerà al club 300 pounds per ogni turno della durata massima di 4 ore.
La domanda sorge spontanea. Quando un club si converte in una sorta di banca o aeroporto, resta sempre lo stesso?