Succede che Cristiano Crisci – l’uomo dietro moltissimi pseudonimi tra cui l’eccellente Clap! Clap! – sia invitato negli studi di Radio2 per presentare in anteprima assoluta il suo nuovo disco “A Thousand Skies” durante il programma “Musical Box” a cura di Raffaele Costantino, uno dei più lucidi agitatori culturali (non solo) radiofonici; sala C di via Asiago, un tavolino con un giradischi e tante macchine in stand-by davanti a una piccola platea di fortunati osservatori tra cui il sottoscritto per Soundwall.
Matteo Garrone ci perdonerà il furto del titolo del suo ultimo lungometraggio ma quello che segue è proprio un conciso racconto dei racconti: c’è la storia di un pomeriggio nel quale è stato presentato uno dei lavori più attesi dell’anno – sia nel nostro paese che all’estero considerato il riscontro che Clap! Clap! sta ricevendo in tutto il mondo – e poi ci sono le storie, anzi sarebbe meglio dire le voci, che il produttore di origini toscane ha voluto raccogliere dentro il nuovo disco e, nondimeno, il vissuto dello stesso Cristiano Crisci, neo papà di una bambina di nome Greta alla quale è stato dedicato “A Thousand Skies”.
Ore 18.00 prendiamo posto nello studio mentre sopraggiunge Cristiano Crisci. Il tempo di un saluto e parte l’esecuzione: un mix di circa venti minuti che tocca i momenti salienti del nuovo disco, tenuto fino a quel momento segretissimo da casa “Black Acre” – esce domani “A Thousand Skies”, venerdì 17 febbraio. Il set è energico come da norma (potete ascoltarlo qui attraverso il podcast di “Musical Box” – puntata di martedì 14) ma allo stesso tempo si percepiscono molte novità; non stiamo parlando semplicemente dei suoni e dei campioni utilizzati – che il nostro sceglie/realizza previo intense ricerche che ci sentiamo di definire etnografiche – ma di una spiritualità che risuona forte e chiara e che nel precedente “Tayi Bebba” pareva tenuta sottotraccia.
La conferma arriva direttamente dalle sue parole che seguono l’esibizione. Cristiano ci racconta come per questo suo ultimo disco abbia sentito la necessità di ripartire proprio dal territorio italiano e quindi dalle sue radici culturali. La maggior parte dei campionamenti sono stati registrati nel nostro paese, girando in lungo e in largo: provengono dal sud Italia ma anche dall’inestimabile catalogo di Ernesto de Martino (colui che assieme a Diego Carpitella nelle estati del 1959-1960 raccolse nelle campagne salentine per conto del Centro Nazionale di Studi di Musica Popolare la più ampia documentazione sonora esistente sulle musiche del tarantismo), poi ci sono i “lamenti” (rito tradizionale consistente nel dare espressione al dolore per la morte di una persona – ancora udibile ad esempio in Sicilia), correlati a quello che può essere considerato un ritmo venato di blues. Il produttore ha quindi raccolto frammenti sonori dalle fonti più disparate con l’intento di dare forma ad una propria geografia sonora/esistenziale che tenesse conto delle radici italiane lungo le via dell’Appennino centrale ma anche di tutte le istanze di quei borghi italiani che custodiscono suoni, lamenti e melodie ma anche tradizioni, fiabe e racconti, da rielaborare in musica.
E’ una ricerca guidata dal cuore e dalla testa o, meglio, citando proprio Cristiano una “salvaguardia del patrimonio culturale italiano” attraverso la registrazione e la trasfigurazione di campioni provenienti dalla tradizione popolare; un processo che lo ha sempre interessato e che questa volta è stato incanalato lucidamente nel processo di stesura del disco. Poi, naturalmente, c’è il ritmo di Clap! Clap! e quindi una miscela di hip hop, footwork e UK bass che rende appetibile il tutto anche per chi preferisce abbandonarsi ad un ascolto libero da qualsivoglia concetto di sorta.
Vita e morte, modernità e tradizione, in uno scrigno che si chiama “A Thousand Skies” che è donato idealmente alla piccola Greta ma del quale possiamo trarre godimento tutti. Non ci rimane altro da fare che recuperare il disco, da domani si può!