“Quest’anno è stato un anno davvero difficile, almeno fino a questo momento. Ho avuto un piccolo intervento a gennaio che è andato storto e quella che doveva essere una semplice operazione si è trasformata in un vero e proprio incubo. Ho dovuto prendere sei settimane di assenza dal lavoro, annullare un tour negli Stati Uniti e non ho potuto fare altro che sperare in una pronta guarigione. Ho anche rotto con la mia ragazza e avuto una discussione con uno dei miei migliori amici, che non lo è più per me. Sono stati una serie di eventi che sembravano totalmente fuori controllo e mi hanno davvero buttato fuori equilibrio. Così sono stato costretto a ritardare la compilazione di questo progetto e credo che il prodotto finale sarebbe potuto essere ancora migliore se non fossero successe tutte queste cose. Le emozioni e le esperienze sono veramente importanti per me e sento di aver bisogno di perdermi nella musica e nel mio lavoro per tirare fuori il mio meglio.”
Matt, credimi, fatico davvero ad immaginare un lavoro diverso, sia per peculiarità che per qualità, da quanto ci hai consegnato. Trentatré tracce – diciannove nel primo CD dal titolo “White Skies”, le restanti quattordici nella seconda raccolta intitolata “Maestros And Memories” – fanno di questo Balance una delle note più liete, almeno se si pensa alle compilation, di questo inizio di 2013. Un anno che evidentemente non è iniziato nel modo migliore per il buon Radio Slave. Eppure, dicevamo, le due raccolte sono veramente valide: la prima, coerente col suono rotolante e ipnotico che Matt Edwards è solito proporre sia in studio che durante i suoi dj set, è la classica compilation in 4/4 orientata al tanto caro dancefloor; la seconda, vetrina dei brani dei suoi produttori preferiti, rappresenta quanto l’autore ci invita ad ascoltare a casa, in un ambiente intimo e avvolgente.
Nell’artista inglese convivono diverse anime, questo è chiaro da tempo senza che questo nuovo Balance stia qui a ricordarcelo con queste due prove di gusto e bravura, e forse è proprio questa la peculiarità meno sottolineata quando si parla di Radio Slave: troppo spesso infatti le sue capacità, il suo gusto e la coerenza di certe scelte sono costrette a lasciare gli onori della ribalta alla sua creatura, la mai-banale Rekids, che rappresenterà pure un ragionevolissimo motivo di vanto, ma che al tempo stesso rappresenta solo uno dei diversi aspetti che andrebbero presi in considerazione quando si sta parlando del britannico.
E così, se da un lato cavalchiamo proprio quel suono che siamo soliti toccare con mano quando maneggiamo un disco a sua firma – magari azzardate e andare a ripescare il suo remix per Dj Hell e P.Diddy, v’aspetta una mezz’ora niente male –, è proprio il “Maestros And Memories” a mostrarci quei tasselli che ci mancavano per completare il mosaico che compone la personalità e il gusto dell’artista. Per una volta lasciamo perdere Nina Kraviz, Larry Heard, il suo recente remix per Ovum, Thomas Melchior, Delano Smith e le abilità di remixer tipiche di personaggi di livello come Rhadoo, Fred P e Prins Thomas. Per una volta spazio a Quiet Village, l’altro alias, a Ryuchi Sakamoto, a Joe Claussell, a Linda Law e a Theo Parrish.
Fatelo.