Il djing e la club culture in generale non sono fenomeni nuovi ormai già da un po’, per cui è naturale che nel panorama musicale internazionale, ormai sufficientemente variegato da soddisfare le richieste di tutti i gusti, si trovino sia dj con alle spalle una carriera più che trentennale che giovani con una storia un po’ più breve. Savana Potente, che anche quest’anno invade lo Space di Ibiza una volta a settimana per il party We Love…, mette insieme proprio due generazioni diverse, oltre ai tanti altri nomi del proprio cartellone, abbinando un decano del djing italiano come Ralf (responsabile tra l’altro di uno dei mixati promozionali della stagione), che quando la maggior parte di noi giocava ancora coi Playmobil era già Ralf, e una delle più promettenti “rising stars” dello stivale come Yaya. L’occasione di scambiare qualche idea con entrambi è particolarmente interessante per capire qualcosa di più sul rapporto tra chi, all’inizio della propria carriera, ha avuto figure di riferimento a cui ispirarsi e da cercare di superare e chi invece è stato tra i precursori di un mestiere che ora è tra i più gettonati tra i giovani come risposta alla domanda “cosa vuoi fare da grande?”.
Parteciperete assieme a tre date del calendario We Love… allo Space, assieme ad altri grossissimi nomi del panorama internazionale: come vi siete conosciuti, e cosa pensate l’uno dell’altro?
R: Ho conosciuto Yaya in un locale di Torino, in occasione di un party organizzato da Savana Potente, che poi è anche promoter delle serate al We Love. Mi colpì molto il suo stile. Mi piace molto come produttore (ho suonato e risuonato una miriade di sue tracce, da tempi insospettabili), come dj e come persona. Poi, dopo qualche tempo ho approfondito la nostra conoscenza a casa mia, in occasione di un “Bella Ciao” nel quale erano ospiti Lorenzo Lsp e Claude. Mi fece morire dalle risate.
Y: Ralf l’ho conosciuto direttamente a casa sua, ci aveva ospitato alla sua festa Bella Ciao a Perugia, ricordo che dovevano suonare Lorenzo LSP e Claude e avevamo deciso di partire tutti insieme con lo staff di Savana Potente. Una volta arrivati a casa, ci ha presentato la sua donna e abbiamo cenato tutti insieme, poco dopo siamo andati alla festa e al ritorno ricordo che io e Claude avevamo fatto un gran casino a casa sua mentre gli altri dormivano e nonostante non ci conoscesse, ci ha trattato veramente da signori, l’abbiamo svegliato e a continuato a farsi due risate con noi… perché lui è un signore. Da quel momento l’ho amato subito…
Siete in due fasi molto diverse della carriera di un dj: Yaya ormai ha praticamente fatto il salto da “dj emergente” ad habituée dei grandissimi club, mentre Ralf è uno degli artisti più esperti in circolazione, una specie di decano dei dj italiani assieme a pochi altri esponenti di una generazione che ha iniziato a mettere i dischi quando tanti di noi (Yaya compreso) erano piccini. Come vivete questo particolare momento della vostra carriera?
R: Io sono molto soddisfatto e felice di quello che faccio. Innanzitutto perché ho fatto della mia più grande passione, un lavoro e poi perché il piacere e la felicità che mi procura lo stare davanti ad un mixer è esattamente la stessa di trent’anni fa.
Y: La prima volta che ho suonato con Ralf per me è stato un grandissimo onore ed è stata anche una serata indimenticabile, se penso che a 15 anni partivo da Torino in treno con il mio socio Peo per andare a Ravenna allo Zanzibar per ascoltare Ralf, o tutte le altre volte che compravamo un biglietto del treno solo andata, senza sapere dove andare a dormire, solo per andare a sentirlo in giro per l’Italia …be’ direi che fa un certo effetto e posso dire di essere fiero nel condividere una consolle con lui.
Come vivete il rapporto tra dj d’esperienza e nuove leve? Ralf, so che tu a Perugia organizzi un party dove spesso fai suonare giovani italiani non ancora affermati, credi sia importante per un dj avere un mentore più esperto? Yaya, durante il tuo percorso ti è capitato di guardare a dj più esperti di te come fonte d’ispirazione? Se sì, quali?
R: Sinceramente non mi sono mai considerato un mentore di nessuno. Io sono curioso e per me è perfettamente normale e naturale rapportarmi con coloro, giovani e non, famosi e non, che mi colpiscono, per qualche ragione, nel fare il mio stesso mestiere. L’opportunità che ho dato ai dj che ho invitato alla mia festa, per come la vedo io, l’ho data soprattutto a me stesso.
Y: Quando ero più piccolo e alle prime armi, mi piaceva sempre mettermi dietro la consolle e osservare tutta la sera il dj che suonava, il modo in cui mixava, come si muoveva, la pista come reagiva… devo dire che questa cosa mi ha aiutato moltissimo nella mia carriera perché guardare il dancefloor è fondamentale secondo me e Luciano è stato uno tra i dj’s che seguivo di più e che sapeva come far muovere la gente alla perfezione.
Avete fatto due percorsi fondamentalmente inversi rispetto a Ibiza: Yaya ha mosso i suoi primi passi sulla isla blanca per poi diventare “grande” in Italia e all’estero, mentre Ralf ci è arrivato al culmine di una carriera nel nostro paese che molti dj alle prime armi si sognano. Com’è stato il vostro primo impatto con l’isola, e in che cosa l’avete trovata fin dall’inizio diversa rispetto ad altri posti nel mondo?
R: La prima volta che suonai ad Ibiza fu nel 1992, al Pacha e poco dopo alla Terrazza dello Space. Insomma sono entrato dagli ingressi principali. Fu un emozione indimenticabile, come penso sia facile immaginare. La cosa che rende, allora come ora, quest’isola diversa da ogni altra parte del mondo è una speciale atmosfera di libertà e di tolleranza collettiva che davvero si respira ovunque. In definitiva è uno dei pochi posti al mondo in cui la creatività ed il talento vengono valorizzati al meglio.
Y: La prima volta che sono andato a Ibiza avevo 17 anni quindi posso dire tranquillamente che sono rimasto a bocca aperta contando che fino a quel momento non mi ero quasi mai spostato da Torino. Il primo anno sull’isola ho fatto solo festa, dal secondo anno in poi ho capito che c’era una grande possibilità per crescere come dj e creare qualcosa di importante per il mio futuro, allora ho iniziato a concentrarmi sul lavoro, crescendo sempre di più anno dopo anno. Adesso sono 10 anni che vado ad Ibiza e suonare a delle feste come l’Used & Abused all’Ushuaia di Loco Dice, il We Love con Savana Potente allo Space oppure lo Zoo Project di Ibiza mi rende veramente felice e mi ha fatto capire che se una persona vuole raggiungere un obbiettivo basta che ci creda veramente e tutto è possibile.
Ibiza è un crocevia dove si concentrano turisti del clubbing da un po’ tutta Europa, con gli italiani a formare uno dei gruppi più numerosi. Pensate sia vero il detto secondo cui gli italiani all’estero si fanno sempre riconoscere in negativo? Vale la stessa cosa anche a Ibiza?
R: Non credo si possano catalogare gli esseri umani per provenienza geografica. Esistono persone che si sanno comportare ed altre che no. Questo vale in qualsiasi latitudine.
Y: Purtroppo la gente brutta esiste in questo mondo, ma non penso che siano solo italiani, onestamente non ci do molto peso, anzi se parliamo di Ibiza, la gente dovrebbe pensare anche a tutti soldi che hanno portato gli italiani durante tutti questi anni che hanno contribuito a far crescere notevolmente l’isola a livello economico.
Sempre parlando del rapporto tra l’Italia e l’estero, cosa pensate che manchi ancora al nostro paese per arrivare al livello delle grandi destinazioni turistiche del clubbing come Londra, Berlino e la stessa Ibiza, in grado di attirare clubber anche dal resto del mondo?
R: Credo manchi la volontà politica e culturale, da parte della maggior parte delle autorità statali e locali, di far si che questo accada ed è un vero peccato, perché diversamente daremmo vita e molto sviluppo a delle aree di inestimabile bellezza ma, purtroppo, turisticamente ed economicamente molto depresse.
Y: Penso che in Italia ci siano delle ottime locations per fare dei parties, il pubblico è uno dei migliori al mondo senza ombra di dubbio perché è veramente caldo, i problemi riguardano gli orari dei clubs, i permessi per fare delle serate e la polizia. In Italia non hanno ancora capito che le discoteche danno da vivere a tantissime persone, oppure l’hanno capito ma non ti lasciano lavorare lo stesso, quindi diventa veramente complicato riuscire a fare delle situazioni come quelle che si creano a Berlino o a Londra senza avere sempre grossi problemi.
Tre dischi a testa sui quali puntate forte per la stagione estiva appena iniziata.
R: Faccio sempre fatica rispondere a questa domanda, perché i dischi che mi piacciono sono sempre talmente tanti che mi spiace fare favoritismi, ma proviamo: 1) You Can Count On Me-(Blue Mondays Dub)-Pastaboys-Manocalda, 2) Gotham City-Ten Walls-Innervision, 3) No Man’s Land-Riva Starr feat. Carmen Consoli (Riva Starr e Santos Remix)-Snatch
(Avrei voluto inserire anche Yayahuasca di Yaya, ma mi sembrava inopportuno vista l’intervista a due… Mettendolo tra parentesi salvo capra e cavoli. Ahahahah!)
Y: 2) Yaya-Tabula Rasa-Promo, 2) Yaya-Dawara-Be As One, 3) Samu.l-Nostalgia-Suruba
E invece, tre dischi a testa che non togliereste mai dalla borsa.
R: 1) Work It To The Bone-LNR-House Jam, 2) We Need Somebody-Separate Mind-Express Record, 3) Stereotyp-Keepen’Me (Tricus e Vitez remix)-0*RS
Y: 1) Black Mood-Constraction-Nature Beat, 2) Yaya-Our Connection-Desolat, 3) Sonodab Remix-Do The House-Kina Music
Ralf, cosa faresti se fossi Yaya? E Yaya, se fossi Ralf?
R: Esattamente quello che sta facendo lui.
Y: Farei solo feste a casa sua!
Che piani avete per l’estate oltre alle date al We Love…? E più a lungo termine, cosa possiamo aspettarci da voi in futuro?
R: Essenzialmente continuare a divertirmi e far divertire più gente possibile.
Y: Credo che sarà l’agosto più movimentato della mia carriera, 16 date quasi una dietro l’altra in giro per il mondo tra Spagna, Inghilterra, Germania, Russia, Svizzera, Italia, Francia, Portogallo, Croazia, Tunisia ecc… posso dire di essere felicissimo! In futuro altre releases sicuramente ma voglio focalizzarmi più sul mio dj set, cercando di curarlo e migliorarlo sempre di più perché è la cosa che mi riesce meglio sicuramente.