Metti un ufficio di consulenti d’azienda a Francoforte: giacca, cravatta e un pc che non funziona. Poi metti una consolle di un party a Sao Paulo: Ableton, bootlegs e lo zio di Ricardo Villalobos. Non ci avete capito niente, vero? It’s time for a Reboot.
Prima del successo, prima di Cadenza, Cecille, Cocoon e Defected, chi era Frank Heinrich? E quando è diventato Reboot?
Frank Heinrich era un ragazzo in giacca e cravatta con un normale lavoro d’ufficio! Ho sempre prodotto musica, ma si trattava solo di un hobby… Per parecchi anni ho fatto live set con un mio amico, fino a che non mi è venuta voglia di “mettermi in proprio”: ero resident in un piccolo club e preparai un mio personale live set. Reboot è nato proprio in quell’occasione! Non avevo un nome d’arte al tempo e il promoter continuava a chiedermi cosa dovesse scrivere sui flyer pubblicitari dell’evento. Poi un giorno, mentre ero a telefono proprio con quel promoter e stavo cercando di capire perché il computer continuasse ad andare in crash, lui mi fa: “you have to reboot!” (‘devi formattare’). Reboot… Reboot! Il nome mi si è infilato in testa e l’ho amato subito. Si adatta perfettamente alla mia musica e alla maniera in cui la produco, cercando sempre di ricominciare dal punto di partenza.
La tua musica sembra essere una perfetta definizione di tech house, con sfumature latine ed echi tribali. Ti riconosci in questa definizione? A quali sonorità e a quali artisti ti ispiri?
Mi ci riconosco eccome! L’elemento ritmico/percussivo è certamente quello che caratterizza quasi tutte le mie produzioni. Ma anche il basso è fondamentale per me, è la colonna portante su cui “costruisco” una traccia. Per questo mi ispiro alla musica latina e africana, ma anche al soul, al funk o al jazz… Insomma, a tutto ciò che è poliritmico e molto “groovy”. Ci sono così tanti modi di trovare l’ispirazione giusta, specialmente se ascolti musica non elettronica.
Ero ad Ibiza nell’estate 2009, forse la prima vera estate di Luciano, della sua Cadenza e di un certo tipo di sound, consacratosi definitivamente en la Isla, pochi anni dopo, con la residenza dei Vagabundos al Pacha. Beh, quell’anno dovevi davvero impegnarti per trovare un dj che non suonasse la tua “Caminando”. Come è nata quella traccia magica?
Ero in Brasile per la prima volta, precisamente a San Paolo. Un mio amico mi stava facendo ascoltare alcune musiche popolari brasiliane, ed ecco che viene fuori questa canzone: un canto di protesta contro la dittatura interpretato da una cantante brasiliana, Simone… Io capisco immediatamente di volerla inserire nei miei set e ci costruisco un beat attorno, senza pensare ovviamente di farne una release ufficiale. Qualche giorno dopo suono il bootleg in un mio set e quella sera, in consolle con me, c’era Ricardo Villalobos… lui ascolta la traccia, la riconosce, ed impazzisce letteralmente. Poi si avvicina e mi chiede se ho una minima idea di cosa sto suonando… La versione originale di questa canzone, infatti, è stata scritta dallo zio di Ricardo, Geraldo Vandrè, durante la dittatura brasiliana. E per questa canzone Vandrè venne addirittura arrestato. Fu un momento molto emozionante per Ricardo, che non ci pensò due volte e decise di pubblicare la traccia sotto la sua etichetta, la “Sei Es drum”.
Bootleg, edit, mashup e gente in pista che cerca di “Shazammare” l’intero set: tutte cose all’ordine del giorno nei tuoi set. Ti diverte far impazzire la pista?
Hahaha! Se non mi divertissi a fare quello che faccio, non l’avrei mai fatto… Comunque non si tratta di proporre produzioni ricercate ed esclusive, ma di far divertire la gente. Non c’è niente di meglio al mondo che vedere la gente sorridere.
Sei un producer dall’esperienza decennale, che è riuscito a fare il salto di qualità e ad ottenere un successo planetario, quale pensi sia stato il segreto? Che consigli ti senti di dare ai producer e ai dj?
Il mio consiglio è: amate sul serio quello che fate e lavorate duro. Io ho iniziato a fare musica solo perché amavo fare musica, ed è ancora così, da 20 anni. All’inizio non avrei mai pensato di farne una carriera, è semplicemente successo, ho avuto questa fortuna e ora mi godo ogni singolo minuto.
Ti senti più un producer o un dj? Preferisci i live ai dj set?
Entrambe le cose. Ho iniziato a fare il dj poco prima di comprare la mia prima drum machine. A volte è stupendo passare del tempo da solo in studio, pensando a nuove idee, perdendomi nella musica. Ma poi c’è bisogno di “bilanciare”: frequentare i clubs, presentare la tua musica, condividerla, interagire col pubblico… divertirsi. Amo sia i live che i dj sets: con i live hai il modo di testare le tue produzioni e di perfezionarle, con i dj sets puoi costruire un vero e proprio “viaggio musicale”.
Qual è il tuo setup in studio? Qual è lo strumento a cui non rinunceresti mai nelle tue produzioni?
Uso Ableton come sequencer ma ho un sacco di sintetizzatori, drum machines, percussioni ed anche un sistema modulare. Amo lavorare sugli strumenti analogici. Ho bisogno del “contatto manuale” con lo strumento e personalmente credo che i suoni analogici siano migliori. Poi non rinuncerei mai al mio Moog Voyager, lo uso per quasi tutte le mie produzioni… il suono è così profondo e caldo. Per me è il miglior sintetizzatore analogico di sempre.
Dici Marzo, dici Miami. Anche Reboot è stato in Florida per quella che è la convention di musica elettronica più importante del mondo: il WMC. Domanda inevitabile: che aria si respira? In che direzione si sta muovendo la musica elettronica? Come sta cambiando la figura del dj?
E’ davvero bello vedere così tanta gente avvicinarsi al nostro mondo. E’ uno degli aspetti positivi della globalizzazione: dall’Europa all’Australia, dal Nord al Sud America, ci sono sempre più persone che amano questo genere di musica e che si divertono a ballarla. Indipendentemente dagli stili musicali, che vanno e vengono ciclicamente, quello che conta è che la musica dance si stia ritagliando il posto che realmente merita. Quanto al discorso del dj, per me il dj è sempre stato una sorta di ambasciatore della musica. Certo, ora che è tutto più ingigantito e tutto più facile, è chiaro che ci siano vere e proprie dj popstar, ma a me personalmente non importa, tutto quello che mi interessa e divertirmi e far divertire la gente. Tutto qua.
Cosa aspettarsi da Reboot? Cosa hai in serbo per il futuro?
Un sacco di parties davvero interessanti e ovviamente altre nuove uscite. Quest’anno Cadenza compie 10 anni e per la ricorrenza speciale ho appena mixato una compilation che uscirà a giugno. Quanto alle produzioni, mi ero preso un periodo di “vacanza” dallo studio, solo per ricaricare le batterie, ma ora quel periodo è terminato e non vedo l’ora di tornare a lavoro su nuove idee. Per il resto, l’estate si avvicina sempre di più, e con lei i meravigliosi parties della Isla Blanca… Quindi, ci vediamo lì!
English Version:
Think about a business consultant office: suit, tie and a crashing pc. Then think about a party in Sao Paulo: Ableton, bootlegs e Ricardo Villalobos’s uncle. You can’t understand a damn thing, right? It’s time for a Reboot.
Before success, before Cadenza, Cecille, Cocoon and Defected, who was Frank Heinrich? And did he become Reboot?
Just a guy that worked in a normal 9-5 job with suit and tie! I have always produced music, but it was just a hobby. I used to play live acts with a friend for many years, then it got to the point where I wanted to do something on my own. I had a DJ residency at small club and I wanted to play a solo live act there. I didn`t have a proper artist name at this point, so the promoter kept on asking me what he should put on the flyer then one day he called me whilst I was havving trouble with my computer. It kept crashing, so he said: Ah, you have to reboot. I started thinking about it after and really loved the name. It perfectly fits the way I make music, always trying to find a new start.
Your music seems to be a perfect definition of tech house, with a bit of Latin music and some tribal echoes. Do you recognize yourself in this description? Which artists inspired you in your productions?
Yeah sure. The rhythmical/percussive element is something that flows through almost all of my productions. It is mostly inspired by latin music, african music or Jazz – so basically everything polyrhythmical and very groovy. The bass is also a huge factor for me, it’s the foundation of all my productions and elementary to carry a track. Also, I take a lot of influences from classic, soul or funk music. There are so many ways to find inspiration, especially from non-electronic music.
I was in Ibiza in 2009 and I clearly remember one thing from that summer: it was really, really hard to find a dj that did not play your track “Caminando”. Can you tell us about the story behind this wonderful production?
When I visited Brazil for the first time, my friend in Sao Paulo played me some traditional music and this song came on, it was interpreted by a singer called Simone I know straight away that I wanted to use this as an element of my DJ set and produced the beat around it. There was no intention to ever actually released it at all. A couple of days later I played with Ricardo Villalobos and dropped the track. He totally flipped out and asked me if I even knew what I was playing! It turns out the original version was written by his uncle during the dictatorship and he got arrested for performing it. Obviously it was a really emotional moment for him and I knoew I had to release it on his Label Sei Es Drum after that.
Bootleg, edit, mashups, and mad people trying to “Shazam” the entire set: that’s a Reboot gig. Do you enjoy watching people going literally crazy for your music?
Haha! I wouldn’t be doing what I do if I didn’t love it! It`s not just about my productions, for me it`s the whole party experience, with people smiling and having a great time, that what I love so much. There’s nothing better in the world than making people happy and smile!
You got more than ten years of production behind you when you reached the global success, if there is one, what do you think has been your secret? What advice would you give to the producers and djs?
The only advice I can give is to really enjoy what you are doing, stay true to yourself and keep on working hard. I started producing music as a hobby, because I loved it so much and still do. That hasn’t changed for more than 20 years now. In the beginning, I didnt intend to make a carreer out of music, it just sort of happend by coincidence. It`s been a great gift to have had this opportunity and I enjoy it every single minute of it.
Do you feel more a producer or a dj? Do you prefer to live dj set?
Equally both. I started DJing just before I bought my first drum machine but I love to do both! Sometimes it’s so nice to spend time on your own in the Studio, taking time to think about new ideas and get lost in producing but on the other hand I need the balance. Just being at the party, presenting your music, interacting with the crowd and having a good time together. I like playing live as much as DJ sets, with a live act you can present your own productions and try to improve your tracks while actually on stage while with a DJ set you have more time to work with the people and take them on a longer journey.
What is your studio setup? There is a tool or a maschine you can’t “live” without?
I use Ableton as a sequenzer and hardware for the sound processing. I`ve got a lot of synthesizers, drum machines, percussions and a modular system. I just love working on analog gear. I need the surface feeling and I personally have the impression that it sounds warmer. I would never ever give my MOOG Voyager away again either, I use it in almost every production. It just sounds so phat and warm. For me it’s the best analog Synthesizer ever.
It’s March: WMC time. Also Reboot went in Miami for the the world’s most important convention of electronic and dance music, and here comes the question: what’s going on out there? In which direction is moving electronic music? how is changing the role of the “dj”?
It’s really nice to see our interpretation of dance music find more and more fns all over the world. Especially in the US. This is one of the good points of globalisation, from Australia over Europe to north and south America are people that enjoy and love the music we make. Thats a massive step in the right direction. I don’t really want to talk about all the different styles that are coming and going, what’s important is that people have a great time dancing to the music we make. I believe that electronic music is getting back the reputation it really deserves. The DJ has always been some kind of ambassador for music and that will never change, But of course there are some dj’s that actually became popstars. I don’t know nothing about that, I just wanna go out there and have fun!
Tell us about your future plans: what to expect from Reboot?
Loads of freaky parties and of course some fresh productions! I took some time out of the studio to recharge my batteries but thats done now and I’m looking forward to getting back to work on new stuff. Also it’s our 10 year Cadenza anniversary which I have just done a mix compliation for, that should be released in June. Not to forget the Ibiza season is getting closer and closer! I’m sure we will have the chance to party together on the Isla Blanca. See you there!