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[tab title=”Italiano”]Percorro l’Avinguida del Parallel con un sorriso sornione per il gol di Eder rifilato agli svedesi; all’estero il gusto della Nazionale che vince è ancora più dolce. Arrivato in Plaça Espanya vengo investito dalla multiculturalità che porta con sé la vicinanza della Fira de Montjuic nei giorni sonariani ma devo lasciarmela alle spalle in direzione Carrer de Terragona per raggiungere l’hotel in cui potrò, finalmente, incontrare i Red Axes. Mi accomodo nella hall, sosta wc e una volta riemerso dal labirinto sotterraneo, trovo Dori, palesemente stanco per il volo da Israele e il sound check appena concluso, intento a guardare il match Seppi-Mayer. Ricordo che ha avuto un passato da tennista professionista (893° posto nel ranking) ma meglio chiedere.
Eri un tennista professionista, vero?
Si.
Stai guardando Seppi, è italiano come me.
Sei italiano?
Si.
Italiano?
Si, soundwall (dot) it.
Seppi is a good player.
Credi?
Lo so.
(Ok, giusto chi meglio di lui può saperlo…).
Continuiamo a parlare della bontà di Seppi sul verde e Niv non è ancora arrivato quindi nell’attesa vi aggiorno su chi e cosa ha portato Dori e Niv a fondare uno dei progetti più interessanti del panorama clubbing mondiale. Dori e Niv si incrociano per la prima volta all’età di quattordici anni attorno ad un tavolo da ping-pong, su cui Dori, ovviamente, batteva tutti. Da allora hanno incrociato i loro interessi per la musica, prima fondando i Cookies e dopo i Red Cotton, formazione similmente new-wave con Niv alla voce, Dori alla chitarra e in cui militerà anche Yovav, fratello di Niv, protagonista di una gustosissima uscita su Malka Tuti. Dopo aver rilasciato l’album “2006 memory card” la band progetta di muoversi verso Londra ma il viaggio si interrompe ad Amsterdam dove Dori e Niv vengono in contatto con la cultura clubbing. Da allora è iniziato un percorso di fusione tra il mondo clubbing appena sperimentato e quello che hanno sempre fatto, suonare musica dal vivo. Una concezione che stanno portando avanti con i loro show in giro per il mondo, un ponte tra due mondi apparentemente lontani e che dalla parole che seguono capirete essere un punto fondamentale del loro coinvolgimento in questa parte di musica, quella più nostra. Ma Niv è arrivato possiamo iniziare.
Dopo l’esperienza con i Red Cotton, qual è l’ambiente che avete trovato al rientro a Tel Aviv e cosa vi ha portato ad iniziare questa nuova fase della vostra carriera?
Dori: A dir la verità era la prima volta per noi a Tel-Aviv, non ci avevamo mai vissuto prima. Abbiamo condiviso l’appartamento con Niv ed il nostro batterista e quindi abbiamo iniziato ad organizzare dei party illegali in posti abbandonati con un po’ di persone e abbiamo messo su la nostra serata “Break It!”.
Niv: E’ stato un momento di indipendenza, lasciare la casa dove ho sempre vissuto e prendere un appartamento con altre persone.
Ma cosa vi siete portati con voi dopo Amsterdam, quali motivazioni vi ha dato e da cosa siete rimasti affascinati rispetto alla club culture?
Niv: Abbiamo compreso come la musica poteva essere messa insieme e personalmente, non credevo che la propria personalità musicale potesse influire così tanto sulla serata. Sono venuto in contatto con la club music di Tel-Aviv che veniva suonata all’Allenby 58, uno di quei grandi club in stile Ibiza, e ad Amsterdam ci siamo resi conto invece che c’era molto delle nostro influenze all’interno della musica che veniva suonata.
Pochi giorni fa ho visto un video in cui Matthew Herbert argomentava sul ruolo politico della musica (poi ne ha parlato anche nella nostra intervista). Non voglio chiedervi della situazione israeliana, perché viviamo in terre diverse con situazioni politiche diverse. Non abbiamo quel tipo di situazione…
Dori: Lo sai anche tu che l’avete…
Niv: Siete in modalità “beginner”, hai presente quando giochi a Fifa dal livello più basso? Così.
A guardare gli scontri tra tifoserie ad Euro 2016 di questi giorni e tutta la situazione dei rifugiati, non posso darvi torto…ma per ritornare alla domanda. La creatività risulta essere compromessa da restrizioni, dalla situazione politica, dal Tzahal (servizio di leva obbligatorio per tre anni riservato agli over 18 israeliani)?
Dori: Non ci sono restrizioni, siamo cresciuti molti liberi ed aperti…dopo lo Tzahal molti viaggiano verso mete come l’India e trovano nella trance music una valvola di sfogo per essere ancora più liberi…
Quindi non c’è diretta connessione tra le cose…
Dori: Certo che c’è, tutto è connesso…solo che non vedo un rapporto esterno tra le cose. Quando cresci in Israele vedi e senti cose che appartengono a quel luogo e che ti determinano dall’interno.
Niv: E’ chiaro che in qualche maniera ne risulti affetto, perché è casa tua ma è un discorso del tutto soggettivo. C’è chi dopo lo Tzahal ne esce fuori più maturo, chi invece si perde.
Dori: E dipende anche e molto da quello che hai fatto in quel periodo, molto…
Andiamo sulla musica. I primi tempi avete avuto difficoltà a trovare label disposte ad esportare la vostra musica, poi l’incontro con Cosmo Vitelli e quindi “Tour de Chile” e poi “Ballad of The Ice”.
Dori: E’ stato un incontro importante perché non ha solamente apprezzato la musica, ma ci ha trasferito il suo sapere.
Niv: Ci ha aiutato a stabilire una nostra identità…
Dori: E’ stata la prima persona nel mondo esterno ad Israele a cui è veramente piaciuta la nostra musica e che ci ha permesso di farci conoscere all’estero.
Ora sembra che le etichette facciano a gara per avere una vostra release, sentite questo tipo di pressione?
Niv: Credo che stiamo crescendo e con noi la nostra musica e vogliamo che venga pubblicata su etichette che ci piacciono senza interessarci su quanto siano grandi e importanti.
Dori: E’ vero, la scelta passa per la musica pubblicata dall’etichetta ma molte volte la decisione passa anche per i rapporti che si creano con chi manda avanti le etichette. Il più delle volte la sound signature dell’etichetta e gli ottimi rapporti vanno di pari passo, altre volte la musica pubblicata non è proprio affine alla nostra ma le relazioni mantengono le condizioni per lavorare.
In questo periodo il numero di gig sta rapidamente aumentando e sta anche cambiando la matrice delle vostre esibizioni, penso al Mosaic di Maceo Plex che non sembra essere una venue redaxesiana. Come è stato?
Dori: E’ stata la prima volta e sono rimasto sorpreso di quanto tutto sembrava essere al posto giusto. La gente ha davvero apprezzato.
Niv: Nulla è sembrato essere strano.
E avete suonato solo vostro materiale?
All’unisono: tutto il tempo.
Mi sembra giusto dato che vi configurate più come producer che dj.
Niv: non so se lo è per tutti, ma per noi è questo.
Parliamo della Garzen Records, la vostra etichetta che per adesso ha pubblicato un solo album in formazione Red Axes allargata e in modalità band con il nome “Ahuzat Bait”.
Niv: “Ahuzat Bait” è il vecchio nome di Tel-Aviv ai tempi del protettorato inglese e significa letteralmente “fattoria”.
E avete l’intento di pubblicare solo musica proveniente da Israele?
Dori: No, nell’immediato abbiamo un’uscita programmata di Abrão (cantante brasiliano protagonista di molte delle tracce dei Red Axes, qui l’esempio), poi ci saranno una serie di reissues ed edit. Ci sarà l’uscita di album di band israeliane come i The Crotches, The White Screen e i Siam…
Niv: Totalmente differenti da quello che facciamo noi.
Dori: E tanti, tanti altri progetti che sono ancora in fase embrionale, ma per adesso questo.
Niv: E’ abbastanza difficile all’inizio. Ma abbiamo diversi piani, non solo per quanto riguarda pubblicare musica ma creare qualcosa per la comunità, festival, party.
Sviluppare quindi una scena in senso globale…
Dori: In Israele abbiamo già una scena fatta di amici che sono davvero buoni artisti ma non stiamo parlando soltanto della scena club. Ci sono cantanti, band, designer e sono amici e abbiamo voglia di fare qualcosa insieme e di metterlo fuori perché lo sentiamo e crediamo che ognuno abbia bisogno di una casa e questo è eccitante e divertente.
Niv: Vogliamo dare speranza anche ad altra gente, perché sappiamo quanto è difficile raggiungere una posizione nel campo artistico e in particolare in quello musicale, soprattutto per le band.
La vostra musica si veste di un’estetica psichedelica ed oscura, a mio parere, e volevo chiedervi se la sua produzione avviene in un momento definibile come “driven by drug”?
Dori: Sulle droghe abbiamo posizioni diverse, sicuramente…ma produrre musica è di per sé un drogarsi, suona come un cliché ma entrare nei loop, loop, loop, loop ti dà quella sensazione. Poi è chiaro che c’è influenza come dalle droghe ma anche dal resto…
Niv: Non sono d’accordo nel dire che la nostra musica possa definirsi oscura, dipende sempre dalla soggettività nell’ascolto e per quanto riguarda le droghe: la vita è già abbastanza psichedelica di per sé.
E possiamo dire che avete definito insieme ad altri artisti come Moscoman, C.A.R, Lena Willikens, un pack che sta portando avanti una post-era della musica clubbing inserendo stilemi wave e punk?
Dori: Forse. Perché magari c’è più gente che sta pensando fuori dagli schemi ed è un periodo in cui la gente risulta essere più interessata a cose nuove. Anche la prima electro di Ed Banger era qualcosa di nuovo ai tempi in cui è uscita poi è diventata man mano più accettata.
Niv: Credo che ci voglia il tempo giusto per comprendere le cose ed anche i nuovi suoni e portamenti nella musica. Capita anche a noi di ascoltare robe nuove, approcci diversi che magari all’inizio non ci piacciono, poi riascoltando e riprovando entriamo più in connessione e impariamo a comprenderli. È uno sviluppo naturale…un’evoluzione a livello musicale. Ricordo che alcuni fa c’è stata una nuova ondata di garage music, non solo a livello club, ed era completamente diversa dalla musica che ascoltavo a quel tempo e nessuno si azzardava ad utilizzarla nei dj-set, poi tramite gli edit hanno cominciato a suonarla tutti e quindi ad incorporare influenze diverse. Alla fine questo porta a mettere in luce musica diversa e se lo fai bene, funziona.
Avete alcune tracce o artisti che vi hanno avvicinato alla musica elettronica e nello specifico alla club culture?
Niv: Daft Punk – Around The World e poi Kraftwerk, Telex e Yellow Magic Orchestra.
Dori: Ricordo Tsuyoshi Suzuki che mi colpì moltissimo a 14 anni.
Ok finito, buon Sònar.
Grazie e buon inizio partita a Fifa…[/tab]
[tab title=”English”]I’m walking the Parallel Avinguida with a sly smile thanks to Eder and the goal he trimmed to the Swedes; abroad, the taste of a victory is even sweeter. In Plaça Espanya I’m invested from the multiculturalism that brings with it the proximity of the Fira de Montjuic during Sònar, but I have to reach the hotel where, finally, I’ll meet Dori Sadvoniak and Niv Arzi aka Red Axes. When in the lobby I need to find a toilet and once emerged from the underground labyrinth, I find Dori intent on watching the Seppi-Mayer match. I remember he had a professional tennis player career (893th place in the ranking) but better to ask.
You were a professional tennis player, right?
Yes.
Seppi…he is Italian like me.
Are you Italian?
Yes.
Italian?
Yes, soundwall (dot) it.
Seppi is a good player.
Do you believe?
I know.
(Ok, right. Who knows things about tennis better than him…).
We continue to talk about the goodness of Seppi on green and Niv has not arrived yet, so during the waiting I will do a recap of what brought Dori and Niv to found one of the most interesting projects of the global clubbing scene. Dori and Niv cross for the first time at the age of fourteen around a ping-pong table, on which Dori, of course, won over everyone. Since then, they crossed their interests in music, before founding the Cookies and then the Red Cotton, new-wave band composed by Niv on vocals, Dori on guitar and also Yovav, Niv’s brother, that has released recently a nice EP for Malka Tuti. After releasing the “2006 memory card” album, the band plans to move to London, but the journey interrupted in Amsterdam where Dori and Niv get in contact with the clubbing culture. From there began a melting path between the clubbing world just experienced and what they have always done, playing live music. A conception that they are carrying on with their shows around the world; a bridge between two seemingly distant worlds. In the next words you will understand how this seems to be a key point of their involvement in this part of the music. However, Niv has arrived we can start.
After the experience with Red Cotton, what was the environment that you found back in Tel Aviv, and what led you to start this new phase of yours career?
Dori: Actually it was the first time for us in Tel-Aviv, we had never experienced before. We shared an apartment with our drummer and then we started to organize illegal parties in abandoned places with a bunch of people and we put on our evening “Break It!”
Niv: It was a moment of independence, leaving the house where I lived, and take an apartment with other people.
However, what you brought with you after Amsterdam, what grounds has given to you and of what you were fascinated?
Niv: We have understood how music could be mixed together, and personally, I did not believe that your own musical personality could affect so much the evening. I came in contact with club music in Tel-Aviv that was played at Allenby 58, one of those big clubs in Ibiza style, and in Amsterdam it was totally different from that and we realized that there were a lot of our influences into the music played in that kind of clubs.
Few days ago, I saw a video in which Matthew Herbert argued on the political role of the music (then we also talked about in our interview). I do not want to talk about the Israeli situation, because we live in different lands with different political situations. We do not have that kind of situation…
Dori: You know yourself that you have…
Niv: You are in the “beginner” mode; you know when you play FIFA at lowest level? So.
Looking at the fights between supporters at Euro 2016 and the whole situation of the refugees, I cannot blame you… but to return to the question. Creativity is compromised by restrictions, the political situation, the IDF/Tzahal (compulsory military service for three years reserved for over 18 Israelis)?
Dori: There are no restrictions, we have grown free and open…many guys after Tzahal fly in India to take the trance journeys and this is a great moment of freedom.
Therefore, there is no direct connection between the things…
Dori: Of course there is, everything is connected… I just do not see an external relationship between things. When you grow up in Israel you see and hear things that belong to that place and they determine you from the inside.
Niv: It is clear that in some way it affects the results, because it is your home, but it is entirely subjective. Some people after the IDF comes out more mature, the others lose themselves.
Dori: And depends a lot about what you did during that time, it depends a lot…
In the beginning, you had difficulty finding a label willing to export your music, then the meeting with Cosmo Vitelli and “Tour de Chile” and then “Ballad of The Ice”.
Dori: It was an important meeting because it has not only enjoyed the music, but he has transferred his knowledge to us and he was the first person in the world outside Israel, who really liked our music and that allowed us to make ourselves known abroad.
Niv: It has helped us to establish our own identity…
Now seems that there is a fight between labels to get you on their roster, you feel this kind of pressure?
Niv: I think we are growing and with us also our music and we want to be published on labels that we really like without concerning about how big and important they are.
Dori: It’s true, the choice pass by the music released by the label but many times the decision also involves the relationships that are created with who run the labels. Most of the time, the label’s signature sound and the excellent human relationship go hand in hand, sometimes the published music is not exactly akin to ours but the relations maintain the conditions to work.
In this period, the gigs number is rapidly increasing and there’s also a spreading of your names in venue not properly Redaxesian. Now I’m thinking of the Maceo Plex‘s Mosaic that you attend. How was it?
Dori: It was my first time and I was surprised about how everything seemed to be in the right place. People really enjoyed.
Niv: Nothing seemed to be strange.
And you played only your material?
In unison: All the time.
It seems fair since you configured more as producers then djs.
Niv: I do not know if it works for everyone, but for us this is it.
Let’s speak about Garzen Records, your label, by now only has just released an album with a Red Axes enlarged band mode called “Ahuzat Bait”.
Niv: “Ahuzat Bait” is the old name of Tel-Aviv at the British protectorate time and literally means “house mansion”.
And you want to publish only music from Israel?
Dori: No, we have the immediate outlay schedule of Abrão (Brazilian singer starred in many of the tracks of Red Axes, e.g), then there will be a series of reissues and edit. There will be the release of albums of bands like The Crotches, The White Screen and Siam…
Niv: Totally different from what we do.
Dori: And many, many other projects that are still in their infancy, but for now this.
Niv: It is quite difficult at first. But we have different levels, not only with regard to releasing music but to create something for the community, festivals, parties.
Then develop a scene in a global sense…
Dori: In Israel we have a scene made up of friends who are really good artists but we are not talking only of the club scene. There are singers, bands, designers and they are friends and we want to do something together and to put it out because we feel it and we believe that everyone needs a home and this is exciting and fun.
Niv: We want to give hope even to other people, because we know how hard it is to reach a position in the artistic field and in particular in music industry, especially for bands.
Your music gets a psychedelic and obscure aesthetic, in my opinion, and I wanted to ask you if its production takes place in a time defined as “driven by drug”?
Dori: On the drugs, we have different positions, surely… but producing music itself is a drug, it sounds like a cliché but going into the loop, loop, loop, loop gives you that feeling. Then it is clear that there is influence as from drugs but also from the rest…
Niv: I don’t think our music could be defined obscure, it depends always by your own listening and life is already quite psychedelic in itself.
We can say that you have defined along with other artists like Moscoman, C.A.R, Lena Willikens, a pack that is pursuing a post-era in clubbing music filled with wave and punk stylemes?
Dori: Maybe. Because there are more people who are thinking out of the box and this is a period in which people are more interested in new things. Even the first electro Ed Banger was something really new at that times, then has become gradually more accepted.
Niv: I think there is the right time to understand things and for new sounds and behaviours in music. It happens also to us to hear new stuff, different approaches that maybe at the beginning we do not like, then listen again and trying again, we get more access and we learn to understand them. It is a natural development… an evolution in the music. few years ago, I remember there was a new wave of garage music, not only at club level, and it was completely different from the music that I heard at the time and no one dared to use it in the DJ-sets, then via the edit began play it all, and then to incorporate different influences. This leads to highlight different music and if you do it right, it works.
You have few tracks or artists that led you to approach electronic music and club culture in particular?
Niv: Daft Punk – Around The World and then Kraftwerk, Telex and Yellow Magic Orchestra .
Dori: Tsuyoshi Suzuki, I remember I was really impressed when fourteen .
Ok done, good Sònar.
Thank you and good start for the beginner match…[/tab]
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