Red Bull Music Academy, tra i tanti focus dedicati alla musica elettronica e non, ha fatto tappa in quella che fu la Baia degli Angeli. Un locale che segna la nascita della club culture in Italia a metà anni ’70, le serate di molti e la carriera di dj come Daniele Baldelli.
Considerabile come il primo vero esempio di club culture italiana, era esploso grazie alla visione del suo proprietario Giancarlo Tirotti che aveva cambiato la destinazione d’uso, da sport club a locale da ballo, e importato due dj newyorkesi (Tom Sison e Bob Day), proiettando in avanti di dieci anni la tranquilla Gabicce.
I due si erano portati dietro la disco di New York, i dischi introvabili e la tecnica di mixaggio e il risultato fu simile all’atterraggio di una navicella aliena in Riviera. L’allestimento, con la consolle montata su un ascensore, faceva il resto. Era lo Studio 54 d’Europa, clientela selezionata e soprattutto agiata. Cambiarono tutte le regole del gioco, il successo fu praticamente immediato e grazie alle prime registrazioni il fenomeno si cominciò a espandere a macchia d’olio.
Successe troppo in fretta evidentemente, la provincia non era ancora pronta (forse non lo è ancora oggi) e, tra droga e ordine pubblico, il locale scemò nei primi anni ’80. Tirando le fila del discorso si possono fare un sacco di considerazioni, due me ne vengono così, su due piedi:
a) Le dinamiche di nascita, crescita e chiusura sono le stesse che coinvolgono i locali italiani di oggi;
b) La Baia degli Angeli come caso isolato, di escapismo ed edonismo, in un periodo che in Italia non viene ricordato positivamente se non come “anni di piombo”.
Tutta l’introspettiva si collega poi alla carriera di Daniele Baldelli e a un’ intervista a Gianni Zuffa, proprietario di Disco Più di Rimini, fatta da Bill Brewster nel 2005, ancora più interessante. Il focus sulla Baia e l’intervista a Gianni Zuffa sono obbligatorie a chiunque si professi clubber ma anche dj o semplice appassionato. È tutto in inglese, quindi se leggerlo è un problema fatevelo tradurre o spiegare. Basta che la conosciate, magari accompagnati da uno dei registrati sopravvissuti, del periodo.
Se tutto ciò non bastasse (come speriamo), potete sempre leggervi il libro di Pierfrancesco Pacoda, dedicato alla nascita della club culture in Riviera, che si chiama appunto Riviera Club Culture. Un ottimo lavoro, che si fa leggere molto bene e che vi darà tanti spunti di riflessione e conoscenza di un fenomeno che è stato mitizzato ma di cui è rimasto pochissimo, addirittura quasi niente a livello musicale e critico.