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[tab title=”Italiano”]Aspettavamo il suo album con ansia e quando è uscito ha assolutamente tenuto fede alle aspettative, per cui quando abbiamo avuto occasione di scambiare quattro chiacchiere con Redinho sul suo disco di debutto e sulla sua musica in generale non ce la siamo fatta sfuggire. Ne è uscito un dialogo molto interessante, con alcune conferme, come quella sull’importanza che gli anni ’80 hanno nella musica del giovane produttore londinese, e alcuni pensieri interessanti, come quello sulla ciclicità delle mode.
Prima di tutto: qual è l’origine del nickname “Redinho”?
Il mio soprannome da bambino era “Red”, e dopo che ho passato un po’ di tempo in Brasile è diventato “Redinho”, che vuol dire più o meno “little Red”.
Prima dell’uscita dell’album avevi già un legame coi ragazzi di Numbers, dato che hai già stampato degli EP sulla loro etichetta. Come vi siete incontrati, e come e nata poi l’idea di un album?
Conoscevo vagamente Spencer e gli ho mandato una demo di quello che poi è diventato il mio primo EP, “Bare Blips”.
Il primo momento in cui sono passato da “ok, è un bell’album” a “ok, è davvero un bell’album” è stato mentre ascoltavo “Going Nowhere” in macchina, poco dopo il tramonto, con le luci delle altre macchine che illuminavano la strada. Avevi in mente dei posti o dei contesti in particolare in cui ascoltarlo, mentre producevi l’album?
Grazie! Sono cresciuto per un periodo in California, e quel periodo ha ancora una grossa influenza su di me. Dato che mi ci è voluto un po’ a finire l’album, in realtà è stato concepito in diversi posti – credo di aver cambiato casa circa quattro volte mentre lavoravo all’album!
La prima cosa che non ho potuto fare a meno di notare ascoltando il tuo album è il suo essere influenzato, parlando in maniera molto generale, dal suono degli anni ’80; in realtà, poi, ogni traccia ha poi il proprio suono distintivo, quindi credo che il range degli artisti di quel periodo che ti hanno influenzato sia molto vasto: ti va di nominarne qualcuno?
Tornando con la mente al mio periodo in California, mi ricordo che stavo sul sedile posteriore della macchina dei miei genitori e loro ascoltavano sempre Michael Jackson, Beverly Hills Cop e Phil Collins, tutte cose con quel suono assolutamente anni ’80. Amo ancora tutte quelle cose, in particolare il funk e il soul degli anni ’80, Zapp è una scelta ovvia tra quegli artisti.
Oltre agli anni ’80, ci sono anche altre influenze che si riescono a rintracciare nel tuo album, come il funk, l’r&b e l’hip-hop contemporaneo, non solo per via del tuo uso caratteristico del vocoder. Ci sono degli artisti dell’hip-hop/r&b attuale con cui vorresti collaborare?
Amo Hud Mo e Rustie. Recentemente ho prodotto una traccia proprio con Rustie intitolata “Lost”. Credo che Sophie sia fantastica. Mi è piaciuto molto il disco di Casey Veggies, “Life Changes”, di recente. E mi piace anche 100s, con cui ho fatto qualcosa su una traccia intitolata “10 Freaky Hoes”.
Quand’è stato che hai avuto la sensazione che l’album fosse finito? So che molti musicisti sono dei perfezionisti, c’è qualcosa che cambieresti, aggiungeresti o toglieresti dall’album ora che è uscito, se potessi?
Tendo ad abbandonare la mia musica, piuttosto che “finirla”! Arrivo a un punto in cui non c’è più niente che mi infastidisca, niente che mi spinga a cambiarla, o nulla che solletichi la mia pignoleria. A quel punto di solito devo solo smetterla e accettare che ho fatto tutto quello che potevo su quella traccia. E’ importante stare molto attenti col perfezionismo, perchè prima di tutto è un’illusione, e poi ti trattiene dalla possibilità di andare avanti. Può davvero uccidere il tuo spirito creativo.
Hai in mente qualcosa di speciale per la versione live del tuo album, magari per renderlo ancora più dancefloor-fiendly? Farai degli show in giro per promuovere l’uscita?
Faccio dei live con questo materiale da anni. Suonarlo live è stata una parte importante del processo di produzione. Vedere come potevo tradurre questa musica nei club, farla suonare bene tecnicamente ma anche renderla in grado di trasmettere la mia vibe. A volte mi capitava di suonare dopo dei dj techno e la mia vibe svuotava completamente la pista. Ma credo che se non lo fai almeno qualche volta, allora stai facendo qualcosa di sbagliato, haha.
Dato che sembri avere un gusto musicale molto vario, come si nota dallo spettro di influenze che si sentono nell’album, sei anche un dj oppure suoni solo live?
Sto tornando a fare il dj un po’ più spesso. Facevo un sacco di turntablism una volta, soprattutto quando vivevo a Berkeley, California. La scena dei dj scratch all’epoca (2003) era fighissima e mi ha influenzato davvero un sacco.
Molti produttori ultimamente sembrano far riferimento in maniera più o meno esplicita a suoni del passato, come gli anni ’80 o gli anni ’90: perché credi stia succedendo proprio adesso?
Ogni artista sufficientemente riflessivo e di mente aperta guarda a quello che è successo prima di lui per ricavare idee da manipolare e adattare, e stabilire se il proprio lavoro sta dicendo qualcosa di nuovo oppure no. Gli anni ’80 sono stati un’incredibile orgia di sperimentazione tecnologica, in cui la musica pop era fatta con tecnologia allo stato dell’arte esattamente come in questo momento, e il mondo del suono stava cambiando radicalmente. C’è quel testo di Q Tip che dice “things go in cycles”. La moda è volubile per natura. Il capitalismo desidera il nuovo. Gli umani sono progressisti. Quindi quello che è figo adesso, svanirà, come tutto il resto. Riusciamo, stranamente, a percepire suoni retro come freschi, e come contenenti qualcosa che ci manca oggi. Tutta questa nostalgia è parte del mistero dell’estetica, e ci dice qualcosa di intrigante sulla natura umana.[/tab]
[tab title=”English”]We have been eagerly waiting for his debut album and our expectations have been fully met when it finally came out, so when we had the chance to have a chat with Redinho about his eponymous record and his music style in general we couldn’t miss it. It came out as an extremely interesting conversation, with some confirmations about what we were thinking, like the huge influence the ‘80s had on the young Londoner’s music, and some very deep insights, as his thoughts on the cyclicity in fashion and trends.
First of all: what’s the origin of the nickname “Redinho”?
My childhood nickname is “Red”, and after spending some time in Brazil, “Redinho” (which sort of means “little Red”) became another nickname.
Before the release of the album, you were already linked with the Numbers guys, having released some EPs on their label. How did you meet them, and how did the idea of a full-length come along?
I vaguely knew Spencer and sent him a demo of the first EP ‘Bare Blips’.
The first moment when i switched to “ok, this album is good” to “ok, this album is really good” was when I was listening to “Going nowhere” on a highway, a little after sunset, with the other car lights lighting the street. Did you have any specific places, moments, or any kind of listening experiences in mind when producing the tracks of your album?
Thanks! I spent some time growing up in California, and this part of my life still influences me. Since the album took a while, it was made in various places too – I think I’ve moved house about four times during this period!
The first thing I couldn’t help but notice when listening to your album is its being influenced, generally speaking, by the sound of the ’80s; however, every single track has its own distinctive sound, so I assume the range of your favourite artists from that period to be very broad: can your name a few of them?
Yeah, well going back to my time in California, I remember being in the back seat of my parents’ car and it was all Michael Jackson, Beverley Hills Cop, and Phil Collins stuff with definitive 80s sounds. I still love all of this stuff, especially the funk and soul from the 80s, Zapp is an obvious one.
Besides the ’80s, many other different references can be traced in your album, such as funk, r&b and modern hip-hop, nor only thanks to your peculiar use of the vocoder. Are there any contemporary hip-hop/r&b artists you’d like to work with?
I love Hud Mo and Rustie. I recently did a track with Rustie called “Lost”. Sophie I think is amazing. I really got into the Casey Veggies album Life Changes quite recently. And 100s, who I did some stuff with on a track called “10 Freaky Hoes.”
When did you feel that your album was finished? I know many musicians are perfectionists, is there something you would change, add or remove from your album if you could?
I usually abandon my music, rather than “finish” it! I reach this point when nothing annoys me. Nothing jumps out that compels me to change it, or nothing niggles at me. I usually just have to give in and accept that I’ve done everything I can on that track. It’s so important to be careful with perfectionism, because firstly, it’s an illusion, and secondly, it holds you back from moving on. It can really kill your creative spirit.
Do you have anything special in mind for the live version of your album, perhaps to make it even more dancefloor-friendly? Are you going to do some live shows to promote its release?
I’ve been doing shows with this material for years. Playing out live was a big part of this process. Seeing how I could make this music translate in the clubs, make it sound good enough technically and also get my vibe across. Sometimes I’d be going on after techno DJs and my vibe would clear the room. But if you’re not doing that occasionally, then you’re doing something wrong I think, haha.
Since you seem to have a very broad musical taste, as displayed by the wide range of influences that can be heard in your album, do you dj as well or do you just play your own tracks live?
Yeah, I’m getting back into DJing a bit. I used to do loads of turntablism stuff, especially after living in Berkeley, California. The scratch dj scene at that time (2003) was amazing and it really influenced me.
Many producers, lately, seem to be more or less explicitly referencing sounds of the past, be it the ’80s, the ’90s or both: why do you think this is happening right now?
Any open minded and reflective artist will look at what’s happened before so they can take ideas and manipulate and adapt them, and assess whether their work is saying anything new. The 80s was an unbelievable orgy of technological experimentation. Pop music was being made with cutting edge technology then as it is now, and the sound world was radically changing. There’s that Q Tip lyric that says “things go in cycles.” Fashion is by nature fickle. Capitalism desires the new. Humans are progressive. So what is hot now, will fade, like everything. But after some magical period of time, the contrast that the old creates with the new makes one gravitate towards the past. We can weirdly perceive retro sounds as sounding fresh, and containing something that is missing today. All of this nostalgia is part of the mystery aesthetics, and says something intriguing about human nature.[/tab]
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