Soichi Terada è di gran lunga uno dei nostri artisti preferiti degli ultimi tempi: non è solo per i suoi live recenti fatti di house solare e gustosissima, né solo per il suo sorriso contagioso o per le sue camicie a dir poco sgargianti, ma piuttosto per il punto di vista sulla house music che è in grado di offrirci dagli antipodi, freschissimo eppure rispettoso di tutto ciò che è stato prima di lui.
Quello che però forse non tutti sanno, è che sebbene sia salito alla ribalta solo di recente l’ottimo Soichi è tutt’altro che un novellino: i suoi esordi da produttore, secondo Discogs, risalgono addirittura a venticinque anni fa, al 1992.
Grazie a un post sul blog di Simon Reynolds, sempre attento alla ricerca e alla riscoperta di suoni legati al periodo d’oro della jungle e del drum’n’bass, scopriamo anche che Terada non è sempre stato focalizzato sui beat lenti e sensuali che lo caratterizzano ora, ma che, a detta sua, “in the late ‘90s I had a drum and bass disease, personally.”.
Il suo album “Sumo Jungle”, del 1996, ricade infatti appieno nei canoni della jungle del periodo, fatta di beat sincopati e spezzettati e di pad leggerissimi, al punto che siamo assolutamente concordi con Reynolds nel sostenere che in più di un momento ricorda la produzione di Omni Trio, ma la vera chicca che lo rende degno di essere riascoltato oggi, a più di vent’anni di distanza, sono i suoni tipicamente nipponici, ottenuti campionando scontri di sumo dalla televisione e contenenti urla di battaglia, gong e chi più ne ha più ne metta.
Insomma, già vent’anni fa Soichi Terada era interessantissimo nell’offrire un approccio personalissimo alla “nostra” musica, e noi di questo gli siamo estremamente grati, ora come allora.