Il predestinato, potrebbe essere questa la definizione perfetta per Richie Hawtin conquistato sin da ragazzo dal fascino techno di Detroit e dai suoi padri fondatori che vive ed osserva nei club della città. Come ci ha raccontato lui stesso, la prima 909 su cui ha potuto mettere le mani è stata quella di Jeff Mills che gli ha anche spiegato perché la ricerca spasmodica nei negozi di vinili in cerca di quello che Jeff aveva suonato in serata non otteneva mai i risultati sperati: semplice, Jeff proponeva al dancefloor un mix di tre o più tracce con l’aggiunta della sua, oggi iconica, 909. Da questa rivelazione nasce la carriera del Richie Hawtin che tutti conosciamo, un ciuffo biondo curioso, geek e sempre pronto ad affrontare il futuro.
Questa introduzione risulterà banale per alcuni di voi ma è stata doverosa per i moltissimi partecipanti a “CLOSER e la Live Performance con Richie Hawtin” workshop andato in onda il 18 settembre nel nuovissimo Apple store di piazza Liberty a Milano. Io ero lì e il mood che mi ha condotto in Duomo dopo una giornata di lavoro era più o meno quello che si ha quando qualche amico, che tenta la strada del successo, ti invita per un semplice caffè e invece sai benissimo che sta per proporti pentole/materassi o quant’altro.
Cosa vorranno venderci Richie Hawtin ed Apple? Nulla!
Il tutto inizia con un rapidissimo sondaggio per alzata di mano da cui si evince subito che dei i partecipanti il 10% sono addetti ai lavori, percentuale simile per dj/producer e tutti gli altri sono fan o curiosi; d’altronde siamo da Apple e non in una music academy. Richie inizia con una piccola intro di se stesso, arriva velocemente a “Decks, EFX & 909” e da lì a Traktor senza tralasciare le fasi salienti di F.U.S.E o Plastikman. Il talk si basa su alcuni aspetti fondamentali: creatività, libertà artistica, futuro. Aspetti che effettivamente rispecchiano a pieno Richie che, senza troppi giri di parole, dice chiaramente “mixare due vinili non è stato mai abbastanza per me“. Arriva il momento di Close, live che da un paio d’anni è in tour mondiale più o meno costante, un’esibizione che nasce con un’idea ben precisa: coinvolgere il pubblico. Detta così sembra una delle tante frasi ad effetto perfette in un comunicato stampa qualsiasi. Richie, conquistando l’attenzione di tutti i partecipanti, ci spiega che invece non è così. La disposizione parallela aperta verso il pubblico dello stage che mostra completamente il performer e non il solito mezzo busto, le action cam che riprendono tutte le angolazioni dello stage da cui prendono forma i visual realizzati live dal suo team e non preconfezionati in studio sono gli aspetti su cui si basa il tutto. Un’evoluzione di Kontakt, di Enter, dei live di Plastikman, un guardare al futuro costante, “sto già lavorando ad un nuovo progetto per il 2021“, e la voglia di sfuggire alla noia di quelle solite due tracce da mixare.
Richie introduce il suo set up, ci parla della configurazione ibrida digitale/analogica, delle tracce che seleziona prima di ogni live, “Quasi 200, anche se ne utilizzo 13/14 al massimo“, e ci svela che l’unica cosa che sceglie prima di iniziare sono i primi due pezzi “da lì nasce tutto, spontaneamente“. Affermazione forte, soprattutto per chi è scettico di natura come il sottoscritto, ma il capitolo successivo si apre con “questo è il motivo per cui alcuni live non sono andati come ci aspettavamo, io e il pubblico non ci siamo trovati” parole sincere che rendono tutto più credibile. Dopo tante parole arriva un quarto d’ora di dimostrazione pratica che trasforma piazza Liberty in un club con un sound system di tutto rispetto e i “crazy ravers”, come li ha definiti Hawtin, abbandonano subito la timidezza iniziando ad ondeggiare sul kick supportando con applausi e urla. Figata!
Ecco, è arrivato ora il momento delle pentole? Sbagliato.
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Richie e il suo team stavano lavorando ad un aftermovie, un film, estrapolando delle parti di ogni live e cercando il giusto match tenendo presente l’obbiettivo: ricostruire l’esperienza Close a distanza, su uno schermo. In questa fase è nata la nuova idea, “one new thing“: Close Combined (Glasgow, London, Tokyo – Live). La release sarà formata da un mixato creato utilizzando le tracce customizzate dal vivo durante i live di Glasgow, Londra e Tokyo e riassemblate in un unico album; poi ci sarà una seconda opportunità, ovvero l’insieme audio/video disponibile con una parte audio leggermente diversa per assecondare al meglio le immagini. Bene, adesso a questo aggiungiamo l’interattività ovvero un app, CLOSER, che ci darà l’opportunità di riempirci le tasche di Richie Hawtin. Come? Grazie a tre pannelli in verticale sarà possibile mixare a nostro piacimento audio e video sfruttando le molteplici camere con cui veniva ripreso lo show cosi da creare un Close a nostro piacimento tutte le volte che vogliamo. La possibilità di aggiornare l’applicazione aggiungendo contenuti A/V manda in pensione il concetto di aftermovie statico e ci introduce cosi in una nuova dimensione.
PS: l’app sarà disponibile anche sul Google Play Store