Il clubbing italiano spesso e volentieri è stato fatto da gente improvvisata e/o da cinici affaristi: cavalieri dell’effimero che provavano a sfruttare l’onda del momento – qualunque essa fosse – per arrotondare senza troppa fatica i propri fatturati. Riuscendoci pure, tanto e bene (…”bene” per modo di dire). Ma ora? Ora succede che è arrivata la crisi, la flessione generalizzata dell’esperienza delle discoteche, ed è lei a fare progressivamente piazza pulita in primis di questi figuri. Insomma: se una cosa buona c’è, la crisi di cui tutti parlano e che porta a dire (…anche con un po’ di retorica fastidiosamente gaglioffa) che le discoteche stanno morendo e i club stanno perdendo drasticamente appeal, sta facendo sì che sempre più facilmente solo chi è realmente appassionato oggi ha voglia di andare avanti, nel campo del clubbing. Per tutti gli altri, sempre meno spazio. Finalmente. Almeno questo, via.
E attenzione: perché sì, belli i festival, fantastici i festival, ma l’ossatura culturale del clubbing in una nazione la fanno roccaforti di un certo tipo. Posti più o meno recenti, nati, cresciuti e condotti secondo un certo tipo di coordinate – e con la voglia e la “cazzimma” di portare avanti un discorso continuativo, non una volta all’anno. Non è che una cosa escluda l’altra, sia chiaro: l’epifania annuale di un festival particolarmente riuscito è qualcosa di splendido. Ma chi “porta avanti la torcia” serata dopo serata è un piccolo eroe. Oggi più di prima.
E’ per questo che quando la crew di Riviera Gang ci ha contattato, parlando di come fossero arrivati al traguardo dell’età “adulta” (diciotto anni: nel campo dell’imprenditoria legata alla club culture, un’eternità), è nata subito l’idea di celebrare la cosa, dedicando un articolo fatto e finito dove raccontare… raccontare e ragionare. La festa di compleanno ufficiale è alle porte: il 2 giugno, al La Suerte di Laigueglia, headliner della serata Lil Louis. Uno che, in quanto a storia, due o tre cose le ha da dire… Ma noi vogliamo prima di tutto concentrarci sulla storia di una crew che per diciotto anni si è data da fare nella regione ligure, una regione non sempre sempicissima. Diciotto lunghi anni: e sono ancora qua. In forma. Una storia molto bella.
Quando nasce Riviera Gang? Ma soprattutto: perché nasce? Cosa vi ha spinto a dare vita a questa realtà?
Era il 1999 quando decidevamo di dare vita ad una struttura più o meno definita, raggruppando tutta una serie di persone e ruoli: dj, promoter, bartender, creativi della notte, semplici ed affezionatissimi supporter concentrati in quel posto per certi versi “periferico” che è la riviera ligure. Rivera Gang nasce ufficialmente così. In realtà le nostre esperienze personali, prese singolarmente, sono partite anche da molto tempo prima – per quanto riguarda qualcuno di noi, già dai primi anni ’90, quando il clubbing italiano muoveva i suoi primi passi (anche qui in Liguria). Però ci piaceva l’idea di formare un punto di incontro, qualcosa per raggruppare le “persone giuste al momento giusto” e con l’idea di vivere e costruire il cubbing anche in quest’area che ci verrebbe da definire “rural-turistica”: di fatto, è distante infatti, sia come spazi che come mentalità, dalle scene più o meno undeground delle grandi città o delle mete canoniche stile Ibiza o riviera romagnola.
Ma chi fa parte di Riviera Gang, esattamente? E quante sono le persone che negli anni si sono magari avvicinate al progetto per poi uscirne?
La famiglia è molto grande: come dicevamo all’inizio, comprende diverse persone. Sicuramente mettersi lì a fare un elenco di tutti gli elementi del nostro puzzle sarebbe noioso, forse risulterebbe addirittura borioso e soprattutto rischieremmo di perdere per strada qualche pezzo. Senz’altro diciotto anni di questa esperienza hanno visto tante persone andare e venire, camminando assieme a noi per alcuni periodi, per alcune stagioni. In tanti, a vari livelli, hanno scritto un pezzetto di questa storia e sono cresciuti con noi, prima magari di intraprendere altre strade. Di certo vivere di musica e per la musica, per di più nelle nostre zone, è un bel carico di stress e grattacapi, di cui non è facile farsi carico. Insomma: rispetto a chi c’era, c’è e ci sarà. Ci piace pensare che Riviera Gang Crew sia qualcosa di fluido, qualcosa di molto ma molto più grande dei singoli componenti e anche qualcosa in cui passato, presente e futuro si incrociano e si scrivono passo dopo passo.
Quali sono state le prime serate? Quali le prime venue importanti?
Per i primi anni, la location fondamentale è stata sicuramente La Capannina di Alassio, dove è nato il martedì estivo che tra l’altro va avanti tuttora (cambiano diverse location negli anni) e dove sono passati per la prima volta in Liguria tutti i più importanti artisti mondiali delle scene house e techno. Lì è nata la magia, lì si è capito che anche dalle nostre parti c’era terreno fertile su cui far crescere un’idea di clubbing di un certo tipo. Un’altra venue per noi molto importante, nella prima parte della nostra esistenza, è stata il Fermento di Loano, dove facevamo le domeniche – domeniche in cui davvero la scena underground italiana, con tutti i suoi protagonisti dell’epoca, per alcuni anni ha proprio cambiato l’attitudine al divertimento di un gran numero di persone. Un’esperienza importantissima.
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Com’era contattare gli artisti, durante quei primi anni? Quanto è cambiato il mondo del booking, in questi diciotto anni?
Tocca cavalcare anche a noi, per esperienza diretta, il “luogo comune” per cui in principio il rapporto con gli artisti era molto più umano, e meno legato al puro ed asettico business. In un primo periodo, nel clubbing, era molto forte e molto usato il concetto di “movimento”: qualcosa che inglobava un po’ tutti gli attori del mondo del clubbing e li faceva tutti stare “dalla stessa parte”, pronti a fare scudo contro i luoghi comuni negativi, con le istituzioni, contro le perplessità o le malelingue di chi non apparteneva a questa storia. Anche il contatto con gli artisti e con le agenzie di booking teneva conto del concetto di “movimento” ed era insomma abbastanza chiaro che si era tutti sulla stessa barca, a cavallo della stessa storia, ognuno col suo ruolo e con la sua importanza. Ora tutto questo, che in qualche modo portava ad una sorta di auto-tutela in tutta una serie di dinamiche, è per lo più svanito. La scena si è parecchio evoluta: sono stati spodestati un sacco di luoghi comuni deleteri, il che è ottimo, ma forse si è persa un po’ di umanità. Non vogliamo però dare una visione negativa, pessimistica o decadente: questo sviluppo ha molti lati positivi, se la risonanza e gli interessi che girano attorno al clubbing sono diventati così grandi e professionali è sicuramente un aspetto anche positivo, però è bello ricordare che se si è arrivati a questo tutto ciò arriva anche dal lavoro, all’epoca direi quasi visionario e rivoluzionario, fatto in tempi non sospetti da club grandi e piccoli. Noi comunque crediamo che per il clubbing sia fondamentale, ancora oggi, una visione “orizzontale” dove promoter, clubber, dj, resident dj, tour manager e agenzie di booking siano tutti allo stesso livello. Anche perché ognuno è un ingrediente fondamentale per rendere un party davvero riuscito, per renderlo qualcosa degno di essere ricordato.
Perché in Liguria spesso sembra così difficile fare le cose? Vale per il clubbing, vale per la musica live. Penso ad esempio alle incredibili potenzialità di Genova (per numero di abitanti, per storia, per cultura diffusa…) e alla sua cronica mancanza di venue decenti per la musica live. Ma di esempi del genere se ne potrebbero fare tanti.
La Liguria è difficile, questo è un dato di fatto. Lo vedi già da come è fatta: lunga e stretta, con le montagne subito a ridosso del mare. Così incantevolmente bella, ma altrettanto schizofrenica nel dare o non dare spazio ed ossigeno a chi decide di costruire qui la sua vita e le sue cose. E’ una terra florida di idee, di artisti e creativi – ma poco generosa con loro. Il dualismo tra bellezza e limiti lo si percepisce in ogni campo e in ogni momento, nella nostra regione. Forse la amiamo proprio per questo.
Quali sono i dj ospitati che umanamente vi hanno lasciato di più?
E’ inspiegabile il carico di magia che ci hanno trasmesso, anche al di là della musica, ospiti come Frankie Knuckles, François Kevorkian, Danny Tenaglia, Louie Vega, Tony Humphries, David Morales. Da ricordare anche il forte attaccamento che è nato subito con tutto il gruppo OstGut Ton durante il periodo vissuto in una delle realtà più underground mai avute in Liguria negli ultimi decenni, il Club 178 di Sanremo. Sicuramente molto importante è stata ed è tuttora per noi la scena italiana. Artisti come Claudio Coccoluto, Joe Montana, Alex Neri, Leo Mas, Stefano Fontana, Lorenzo LSP, Steve Mantovani, Walter S, Pastaboys, Krakatoa, Bruno Bolla. Non possiamo non citare il nostro legame poi con Fabrizio Maurizi, con Giorgia Angiuli e con la “nostra” Carola Pisaturo, che ha da noi praticamente una “seconda famiglia” ligure. Dobbiamo molto in generale alla scena nata nella nostra regione, che in diversi periodi ci ha dato importanti riferimenti musicali: Mario Scalambrin, il nostro “professore” Paolo Kighine, l’amico Giovanni Verrina (a cui mandiamo un enorme in bocca al lupo per lo sviluppo del suo progetto Howl Ensemble). Menzione finale doverosa a colui che forse è il più importante e rappresentativo nostro riferimento da sempre, attaccato com’è esattamente come noi ai nostri luoghi, artefice di tantissimi momenti emozionanti nell’arco di tutti questi diciotto anni: Dj Ralf. E poi non solo persone, anche intere organizzazioni – con cui c’è affinità, rispetto e spesso reciproco supporto. Un legame naturale è sempre stato quello con Torino, visto che la riviera ligure è lo sbocco sul mare per eccellenza per un torinese: e quindi molto belli i rapporti negli anni con Movement, We Play The Music We Love, Shout, Outcast e il nostro amico Gambo, in tutti i suoi progetti. Tanto feeling c’è anche con i ragazzi di Jazz:Re:Found, che con il loro festival e le varie serate in giro stanno facendo un lavoro di una qualità assoluta. Guardando a Milano, menzioniamo l’amico Abstract e tutta la crew del Dude, così come Beppe Converso e il Fabrique. Anche con Bologna sono nati legami forti: pensiamo ai ragazzi di Homequest e a tutta la Bolo Crew.
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Ok. Ora però vorremmo sapere quali sono state invece, in tutte queste anni, le persone o le realtà che si sono dimostrate non del tutto gradevoli…
In realtà, a parte qualche richiesta stramba, non abbiamo artisti da mettere nella lista degli insopportabili. Certo, alcuni magari non hanno brillato per simpatia, ma diciamo che non erano pagati per essere simpatici (risate, NdI)… Forse negli anni abbiamo avuto solo una spiacevole esperienza, con un dj italiano (al tempo) ai vertici. Forse fiaccato dal passare degli anni non ha avuto un po’ di tempo fa molto tatto nei nostri confronti… però dai, nulla di realmente grave.
Qual è il set veramente indimenticabile nella lunga storia di Riviera Gang Crew?
Ricordarne uno solo è impossibile. Questi di sicuro resteranno indimenticabili: Flavio Vecchi alla Capannina, primi anni 2000, un set magistrale, diremmo quasi inarrivabile; Nick Höppner e Ryan Elliott un paio di anni fa in back to back al Club 178; Frankie Knuckles una domenica del 2006 in Capannina, una cosa da lacrimoni; Claudio Coccoluto in generale, perché visto quando spesso è venuto ai nostri party, soprattutto nella prima parte della vista della nostra crew, è difficile scegliere solo uno dei suoi set.
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Doveste scegliere cinque dischi che vi rappresentano?
Roland Clark, “I Get Deep”. Metro Area, “Miura”. John Tejada, “The End Of It All”. Larry Heard, “The Sun Can’t Compare”. Sylvester, “Over And Over”.
In che stato di forma arrivate a questo diciottesimo compleanno? Cosa bolle in pentola per l’immediato futuro?
Arriviamo consapevoli di quanta strada abbiamo fatto, con gli ultimi anni di vita della nostra crew che sono stati di stimolante equilibrio tra difficoltà e grandi soddisfazioni. Ora ci prepariamo alla diciottesima edizione del nostro martedì estivo in Liguria, nella magnifica cornice del La Suerte Summer Club a Laigueglia (una delle location più belle d’Italia, ve lo garantiamo, NdI). Come ogni anno, lo sforzo è stato quello di creare una line up di alto livello. Intanto però la prima cosa da fare è invitare tutti alla nostra festa di compleanno ufficiale, il 2 giugno con Lil Louis (tra l’altro, è la sua primissima esibizione in Liguria). Per quanto riguarda i nostri progetti interni, vi consigliamo di tenere d’occhio The Museri. Per tutto il resto, come direbbe il nostro amico Mr. Puma: alééééééé!