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[tab title=”Italiano”]Spesso e volentieri la “nostra” musica non ha un testo o delle parole, ma comunica in maniera subliminale, primitiva, usando suoni che parlano direttamente al cuore e alla mente, e proprio la (spesso solo apparente) mancanza di un messaggio intellegibile è stata una delle critiche più feroci mosse alla musica da club, negli anni: ci sono, però, alcune voci entrate di diritto nella storia della musica house scrivendone alcune pagine imprescindibili, e tra queste probabilmente la voce maschile principe del genere è quella di Robert Owens. Suadente e in grado di trasmettere un ventaglio smisurato di emozioni, dalla commozione alla gioia e alla pelle d’oca, la voce di Robert compare in una quantità di autentici capolavori tale che è quasi impossibile sceglierne uno: a gusto personale probabilmente diremmo “Mine To Give” di Photek, ma “Tears” di Frankie Knuckles certamente non è da meno, ne “I’ll Be Your Friend”: se siete appassionati di musica house sicuramente vi siete emozionati grazie alla sua voce.
È passato un po’ di tempo dall’ultima volta che ci siamo sentiti: cos’hai fatto negli ultimi dodici mesi?
Nell’ultimo anno ho fatto quello che mi viene naturale, ho registrato musica e suonato in giro per l’Europa e l’Inghilterra, da tanti anni ormai la musica è la mia vita.
Uno dei tuoi momenti recenti più importanti è stato, secondo me, il tuo dj set alla Boiler Room in ottobre: com’è stato suonare senza un vero e proprio pubblico ma sapendo che, potenzialmente, tutto il mondo ti stava ascoltando?
Grazie. Mi sono divertito durante il set alla Boiler Room ma credo che avrebbero dovuto chiamarmi per un set notturno; di giorno è stato più come se fossi stato a casa, rilassato, a mettere dei dischi. Non ho pensato a quanta gente potesse ascoltarmi, è tutto amore.
Tu hai visto il fenomeno della “club culture” attraverso tutta la sua vita, dalla nascita a oggi, e attraverso diversi continenti: come descrive resti lo stato in cui si trova ora? Il clubbing è cambiato molto in questi anni, in particolare di recente per via degli eventi trasmessi in streaming su internet. Che somiglianze e che differenze vedi tra gli inizi e adesso?
Non seguo molto di quello che succede adesso con la nostra cultura, spesso è una delusione quando vai nei club ultimamente; di recente la più grande soddisfazione per me è, quando suono da qualche parte, incontrare dei bravi dj che facciano l’apertura e sentire l’amore della gente che si unisce con la musica vecchia e nuova.
Continuando a parlare degli inizi della house: sei stato a contatto con alcuni artisti che sono poi assurti allo status di “leggenda” (te compreso), come Larry Heard, Ron Hardy e Frankie Knuckles. Vedi qualche “nuovo” artista che abbia lo stesso talento e la stessa creatività che avevano loro?
Ho incontrato alcuni giovani fantastici ma purtroppo non mi ricordo come si chiamino, lol, un sacco di party bellissimi sono durati solo un momento.
E parlando di artisti più giovani, senti una qualche responsabilità, quando lavori con produttori più giovani di te, a guidarli con la tua esperienza e a comportarti da mentore con loro?
No, a meno che la persona con cui lavoro non sia completamente persa mi tuffo nei progetti col pensiero che io e l’altra persona, noi, stiamo facendo qualcosa insieme, per cui sono sempre aperto all’idea di vedere cosa l’altro possa mettere sul tavolo.
Come funziona in genere il processo con cui scrivi i testi e canti su una traccia di un altro produttore? Viene fuori istintivamente, tutto assieme, o è qualcosa che attraversa diverse revisioni prima della versione finale? Come decidi il tema dei testi? E’ qualcosa che viene prima o dopo aver ascoltato la base su cui poi canterai?
E’ una reazione istantanea per me, i produttori mi mandano le loro tracce strumentali e io scrivo la prima cosa che sento dal vibe della traccia; più potente la canzone, più emozione mi farà riversare all’esterno.
Prendi parte anche al processo di produzione della parte strumentale nelle tracce in cui compari come cantante, oppure ti arriva semplicemente la traccia finita a cui tu aggiungi i vocals?
Qualche volta ho fatto tutto, vocals e musica, ma il più delle volte i produttori mi mandano le tracce strumentali, io faccio i vocals e glieli rimando.
E parlando di cantare: cosa canti nel tempo libero, tipo sotto la doccia, o mentre guidi?
LoL, non canto, passo un sacco di tempo guardando film, pensando e scrivendo.
Come fa un artista come te, con più di trent’anni di carriera alle spalle, a mantenere viva la propria passione? Ti è mai capitato di sentirlo più come un lavoro che come una passione?
Come può essere che vedere la gente che ama la musica sia un lavoro? La loro felicità è la mia felicità, quando intrattengo le persone mi sento completo.
Infine, parliamo di modi per tenere viva la tua passione: quali sono i tuoi piani per il 2014? C’è qualche possibilità che ti vediamo ancora in tour con la band completa?
Si è parlato di una band, ma solo il tempo lo dirà, per il momento mi sto solo divertendo a vedere gente che ama altra gente.[/tab]
[tab title=”English”]Quite often “our” music doesn’t have any lyrics, but it communicates in a subliminal, primitive way, by using sounds that speak directly to the heart and the mind, and quite often the (often only apparent) absence of an explicit message has been one of the heaviest critiques made towards club music through the years: however, there are some voices that deserve a place in the history of house music thanks to the historical moments they marked, and among these the most important male voice is without a doubt Robert Owens. Silken and able to communicate an enormous range of emotions, from commotion to joy and to goosebumps, Robert’s voice appears in a number of masterpieces so big it’s almost impossible to pick one: our personal taste would probably say Photek’s “Mine To Give”, but Frankie Knuckles’ “Tears” and “I’ll Be Your Friend” are certainly not to be forgotten: if you are in love with house music you most certainly have listened to his voice.
It’s been a while since whe spoke last: what have you been up in the last year?
Over the last year, i’ve been doing my natural thing, recording music and DJing all over europe and england, for many years now music has been my life.
One of the key moments of your last year was, in my opinion, your DJ set at the Boiler Room in October: how did it feel to dj without an actual crowd, but knowing that potentially everyone in the world was listening?
Thank you, i enjoyed the Boiler Room set but felt they should have booked me for a night time session, the day one was more like me just chilling at home playing some tunes, i didn’t think about how many people could be watching, its all love.
Having seen the whole “club culture” phenomenon through its whole lifespan, from its birth up to now,and through different continents: how would you describe its current state? Clubbing has changed a lot in these years, most recently with the rise of live streaming events on the Internet. What similarities and what differences do you see between your early days and now?
I don’t follow a lot of whats happening these days with our current culture, its often a let down when you visit clubs these days, lately the greatest joy for me has been when i play out meet new great warm up DJ’s and enjoying the love i feel from people as we unify to old and new music.
Still speaking about the early days of house: you’ve been in contact with some artists that have achieved a legendary status (yourself included) like Larry Heard, Ron Hardy and Frankie Knuckles. Do you see any “new” artist sharing the same talent or creativity that they had?
I’ve met some amazing new young hopefuls but sadly i don’t remember there names, lol, so many beautiful party’s have been just a moment in time.
Speaking of younger artists, do you feel some responsibility, when working with younger producers, to guide them with your experience and to act as a mentor for them?
No I do not, unless the person is totally lost, i go into projects with the thought, we, us, are doing this together so i’m always open to see what someone is bring to the table.
What’s your typical process when writing lyrics and singing on a track by another producer? Does it come out instinctively, all at once, or is it something that goes through many revisions before the final version? How do you decide the theme of the lyrics? Is it something that comes before or after listening to the base upon which you are going to sing?
It’s an instant reaction for me, people send me instrumental tracks and i write the first thing i feel from the vibe of the track, the more powerful the track, the more emotion i’ll pore out of me.
Do you also take part in producing the instrumental part for the tracks where you feature as a singer, or do you just get the finished track and add the vocals?
At some points i’ve did everything vocals and music but most of the time people send me instrumentals and i do vocals and send them back.
And speaking about your singing, what do you sing in your spare time, say, like under the shower, or when driving?
LoL, i don’t, i spend i lot of time watching movies, thinking and writing.
How does an artist like you, with more than 30 years of career behind him, manage to keep his passion alive? Has it ever felt more like a job than like a passion to you?
How can watching people loving and enjoying music be a job, there happiness is my happiness, when i entertain i’m complete.
And speaking about ways to keep your passion alive in the future, what are your plans for 2014? Any chances to see you again playing with the whole live band?
I’ve talked about a band, but only time will tell, for the moment i’m just enjoying people loving people.[/tab]
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