Ad oggi, non c’è niente da fare, Berlino è una città in continuo fermento sia culturale che economico, dall’aria cosmopolita, volta a una sempre maggiore integrazione delle varie etnie che la popolano. Una società evoluta quindi, terreno fertile d’idee, ispirazioni, iniziative che privilegiano soprattutto il lavoro e l’ingegno dei più giovani. Il soggetto in questione giunge proprio da questo contesto ideale, più precisamente da un sobborgo di Berlino Est. Il suo nome è Mike ma chiama se stesso “redhead” o “Rødhåd”, per il suo, evidente, rutilismo. Non vi allarmate non è una malattia contagiosa ma è semplicemente la caratteristica che affligge le persone dai capelli rossi. Lasciandoci alle spalle l’esistenza della superstizione, secondo cui le persone dai capelli rossi portano sfortuna, discriminazione rintracciabile oltretutto nella famosa novella ottocentesca di Verga “Rosso Malpelo”, possiamo affermare tout court che il berlinese Rødhåd ha saputo riproporre al meglio la sua idea di techno come linguaggio scarno ed essenziale nelle produzioni, influenzate senza dubbio dall’allure malinconica della capitale tedesca, come ad esempio nella recente uscita sull’etichetta belga di Kr!z, Token Rec. intitolata “Spomeniks EP”.
Quali sono state le tue influenze musicali durante la tua vita da ascoltatore?
(Ride). Ciò suona un pò come se questi tempi siano ormai passati, no?! Ad essere onesti, certo ho sentito un sacco di cose che sicuramente tutti hanno sentito, ma per me la cosa si basava più su un sentimento che associavo alla musica. I miei genitori avevano gusti musicali differenti, ma ho sempre sentito che per la musica che ascoltavo, ero rispettato e ciò mi dette molta ispirazione. Quando venni in contatto con la musica elettronica, avvenne un cambiamento nella mia mente: “Ok, questo suona meglio del rock‘n’roll e ha più basso dell’hip hop”. Mi aiutò molto anche il fatto di andare a un sacco di club in quel periodo. Ho visto in azione tanti djs nel passato e mi feci un pò un’idea di cosa fosse un dj.
Ti piace rimanere aggiornato su nuovi generi e stili di musica? Se si che metodi usi per fare ricerca?
Per me è sempre importante andare per negozi di dischi, qui a Berlino, o in qualche altro posto. E un’altra cosa importante: mi fido dei miei amici e colleghi per dei consigli e nuove ispirazioni. Dare e ricevere feedback, pur sempre avendo un certo punto di vista prettamente personale sulla musica e sulle cose, è sempre utile.
Vorremmo sapere di più riguardo l’etichetta e i party Dystopian. Come e quando sono nati e soprattutto con quale concept?
Allora il primo evento fu nel 2009. Ho avuto l’opportunità di avere una residenza qui a Berlino durante i nostri eventi in un certo momento, quando già la techno iniziò a crescere di nuovo. Per il nostro primo evento invitammo Ben Klock, Shed per un dj set e uno dei primi live set dei Sandwell District. L’idea del party è semplice: musica e artisti che ci piacciono con un artwork che si conviene al meglio all’atmosfera del party Dystopian. L’etichetta, invece, fu fondata nel 2012 ed è una piattaforma per i nostri artisti e amici. Al momento abbiamo materiale in pubblicazione di Recondite, Alex.do, Felix K e anche Don Williams e molti altri ragazzi stanno lavorando ad ulteriore materiale.
Parlaci della tua relazione con la città di Berlino. In che modo influenza i tuoi gusti musicali nella selezione, ma anche nelle recenti produzioni appunto sull’etichetta Dystopian?
Berlino è la mia città natale così come Dystopian, la mia etichetta natale. Berlino lasciò un marchio su di me, specialmente perché sono cresciuto a Berlino est, infatti vengo da un pò fuori dal centro. So che vuol dire “mura concrete”. Tuttavia, mi sento sempre a casa a Berlino e mi piace il lato cosmopolita della città. È interessante, quindici anni fa anche i taxisti o i baristi non parlavano inglese, adesso lo sanno tutti. É bello vedere questi piccoli cambiamenti. Riguardo Dystopian, mi piace l’idea della malinconia in stile Dystopian come un filo rosso nella musica. Il nome è senza dubbio perfetto per un certo tipo di atmosfere e sentimenti.
Se tu dovessi fare da guida a una persona che non è mai stata nella tua città, quali sono i posti immancabili che le faresti visitare? Ciò comprenderebbe anche negozi di dischi?
Mah andrei definitivamente con te nel mio vecchio sobborgo e poi prenderei la S-Bahn, per ritornare in centro. Se guardi fuori durante il tragitto di ritorno in treno puoi vedere le molteplici sfumature della città, capirai così Berlino molto meglio.
Che cosa significa il tuo singolare pseudonimo? C’è un rimando a delle sonorità in particolare?
Siccome ho dei capelli rossi naturali, chiamo me stesso “redhead” ma dopo qualche anno suonando dischi, ho deciso di cambiare nome per non entrare in conflitto con altri rossi sulla terra. Ebbi un grosso aiuto da un’iniziativa segreta di stanza a Berlino per trovare un nuovo nome per me. Adesso Rødhåd sembra scandinavo e fui uno dei primi dj ad usare la strana lettera ø.
In che momento hai capito di far tua per sempre l’arte del dijing? C’è un’esperienza che ti ha segnato e di cui ci vuoi parlare apertamente?
Penso il fatto di aver compreso che non avrei passato i weekend a casa o con la mia famiglia, e avrei viaggiato invece per il mondo. Ciò cambiò il mio modo di pensare. Prima, non mi sarei mai aspettato di ricevere soldi per suonare il mio specifico gusto musicale. Adesso è un business odierno e ne sono riconoscente ogni minuto.
Le tue performance sono considerate come delle maratone musicali di chiusura al Berghain che durano anche più di sei ore. Hai bisogno di preparazione per ricreare un certo tipo di atmosfera e per avere la selezione giusta o agisci d’impulso? In secondo luogo sei d’accordo che un dj-set sia come una specie di storia interiore da raccontare e che rivela parti di te che gli altri non vedono?
Non puoi non preparare un lungo set. Certo, hai bisogno delle tue “colonne portanti” nel tuo set per andare nella giusta direzione. Ma per il resto vai dove ti portano le tue sensazioni e sì come hai detto, voglio raccontare una storia con il mio set. Alcune volte la mia storia parla solo di “festeggiamenti e di basso” e alcune volte la mia storia ha un sacco di capitoli e io stesso non so come andrà a finire.
In che modo sei in grado di conciliare la tua vita di dj, promoter, label manager e producer con quella di tutti giorni? Sei mai stato sul punto di mollare tutto per concederti semplicemente una pausa?
Fortunatamente ho una grande squadra che compie una parte importante dell’intero business per me. Ciò mi aiuta a concentrarmi sulle cose che so fare meglio. Al momento è incredibile quanti input e feedback stiamo ricevendo costruendo così Dystopian nel modo giusto.
Solo un paio di mesi fa hai fatto il tuo debutto alla Boiler Room. Cosa si prova a suonare davanti ad una telecamera sapendo che altrettante persone in quel momento ti stavano osservando?
Suonare di fronte ad una telecamera è un po’ strano. Penso che anche mia madre l’abbia guardato. Perciò non potevo fumare più di tanto durante il set. Ho cercato anche di non pianificarmi tutto nei minimi dettagli. Ho solo selezionato qualche disco e volevo far vedere chi era il vero Rødhåd. Il ragazzo dai capelli rossi che stava suonando musica per il momento e si lasciava andare. Alla fine, ho sentito il set alcuni giorni dopo e posso affermare che è andato abbastanza bene!
Un’ultima domanda, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Finalmente ho una buona ispirazione e sto producendo molto al momento. Sta uscendo del materiale su Token e Dystopian, ma sto anche lavorando a grossi remixes. Il resto dei miei piani futuri non posso svelarvelo ma vedrete e sentirete!
English Version:
Today, there is nothing to do, Berlin is a city in steady excitement both culturally and economically speaking, with a cosmopolitan appearance, aimed at an even more increasing integration of the various ethnic groups that populate it. A progressive society, fertile soil of ideas, inspirations and initiatives that gift above all the work and the talent of young people. The subject at issue comes from this ideal context, more precisely from a suburb of East Berlin. His name is Mike but he calls himself “redhead” or “Rødhåd” for his clear rutilism. Do not be alarmed, this is not a contagious disease but is simply the characteristic that afflicts people with red hair. Leaving behind the existence of superstition, that red-haired people bring bad luck – discrimination to be find out also in the famous nineteenth-century novel by Verga “Rosso Malpelo”- we can say that the Berliner Rødhåd has been able to realize his proper idea of techno as a concise and essential language in the productions, affected as well from the gloomy look of the German capital city, such as the upcoming release on the Belgian label of Kr! z, Token rec., entitled Spomeniks Ep.
What were your musical influences during your life as a listener?
(He laughs). That sounds that these times are already over, not?! Anyway to be honest, of course I heard a lot of the stuff everyone heard but, for me, it was more about the feeling I associate with music.
My parents had a different taste in music, but i always felt that listening to my music was respected and gave a lot of inspiration to me. When I got in contact with electronic music, I had this changing expericence in my mind: – “ok, that sounds better than rock ‘n’ roll and has more bass than hip hop”. It also helped that I went to a lot of clubs at that time. I saw so many djs in the past and got the idea what is like to be a dj.
Do you like to stay updated on new genres and styles of music? If yes, what methods do you use to do research?
For me it is still important to go to record stores, here in Berlin, or somewhere else. And another important thing: I trust my friends and colleagues for tips and new inspirations. Giving and getting feedbacks and, having a certain and personal point of view on music and things, is always helpful.
We would like to know more about the Dystopian parties and label. How and when they were born, and especially what is the concept behind them?
Actually, the first party was in 2009. I got the chance to have a residency here in Berlin at our parties at a time, where techno just began to grow again. To our first party we invited Ben Klock, Shed dj set and one of the first live sets ever of Sandwell District. The idea of the parties is easy: music and artists we like with an artwork fitting to the dystopian vibe. The label was founded in 2012 and it is a platform for our artists and friends. At the moment we have stuff coming out from Recondite, Alex.Do, Felix K and also Don Williams and some other friends working on other material.
Tell us about your relationship with the city of Berlin. How it influences your musical tastes in the selection, but also in recent productions precisely on the label Dystopian?
Berlin is my home town as well as Dystopian my home label. Berlin left a mark on me, especially when you grew up in east berlin as I do. In fact I am coming from a little bit outside of the city centre. So I know what “concrete walls“ mean. But, I still feel home in Berlin and like the cosmopolitan style of the city. It’s interesting, 15 years ago even the taxi drivers or the bartenders couldn’t speak english, now everyone does. It’s nice to see such little changes. And regarding dystopian, I like the idea of the melancholic, dystopian style as a fil rouge in the music. So the name is perfect for a certain kind of feeling and atmosphere.
If you had to guide a person who has never been in your city, what are the inevitable places that you would visit? This would also include record stores?
I would definitively go with you to my old suburb and than take the S-Bahn to the city centre back. If you look outside during the train ride and see the many shades of the city, you will unterstand Berlin much better.
What does your pseudonym mean? There is a reference to a particular sonority?
Because I have natural red hairs, I called myself “redhead” but, after some years spinning records, I decided to change the name to not get in conflict with other redheads on earth. I got huge help from a Berlin based secret initiative to find a new name for me. Now the name Rødhåd looks scandinavian and I was one of the first djs which used the strange Ø with the line between.
At what point did you realize you would become a dj? There is an experience that has marked you and you want to talk about openly?
I think to realize that you don’t spend your weekends home or with your family, but travelling instead through the world, changed my mind. Before, I would never expect that I will get money for playing my specific taste of music. Now it’s daily business and I am thankful every minute.
Your performances are considered as music marathons at Berghain that last more than six hours. Do you need to prepare to recreate a certain type of atmosphere and to have the right selection or you act under the impulse of the moment? Secondly, do you agree that a dj-set is as a kind of inner history to tell and that reveals parts of you that others do not see?
You can’t prepare a long set. Of course you need your “columns” in your set to get the right direction. But the rest is “go with the flow” and yes, like you said, I want to tell a story with a set. Sometimes my story says simply “party and bass” and sometimes my story has a lot of chapters and even myself dont know the end of the book.
How are you able to conciliate your life as dj, promoters, label manager and producer with that of all days? Have you ever been about to give up everything just to give yourself a break?
Thankfully I have a great team who make an amazing and important part of the whole business for me. It helps me to concentrate on the things I can do best. But yes, at the moment it’s incredible how much input and feedback we are getting and is important to set up the dystopian in a right way.
Just a couple of months ago you made your debut on Boiler Room. How does it feel to play in front of a camera knowing that so many people at that time were watching you?
Playing in front of a camera is a little bit strange. I think even my mother watched it. So I couldn’t smoke too much during the set. But, I tried also not to plan everything too detailed. I just packed some records and wanted to show the real Rødhåd: the guy with the red hairs who’s playing the music for the moment and go with the flow. In the end, I heard the set some days later again and i can say: it worked out quite well!
One last question, what are your plans for the future?
Finally I have a good studio flow and I am producing a lot at the moment. Some music on TOKEN and DYSTOPIAN came up, but I am also working on huge remixes. The rest of my future plans I cant talk about now, but you will see and hear from it!