Estate, tardo pomeriggio di una giornata di lavoro. Girovagando in rete per perdere tempo anzichè fare qualcosa di produttivo finisco, tanto per cambiare, sul live streaming della Boiler Room, che trasmette dal Melt! Festival. Sul palco ci sono due ragazzi, uno dei quali ha una chitarra, che suonano una sorta di chillwave un po’ più movimentato, o di electropop un po’ più rilassato: chiamatelo come volete, ma mi rapiscono all’istante. Scopro che il tizio con la chitarra è il titolare del progetto, che si chiama Roosevelt, che esce su Greco-Roman e che ha un EP, “Elliot”, in uscita a breve che è davvero gustoso: è nato un fan, e se gli date un’ascoltata anche voi probabilmente ne nasceranno altri, anche ora che l’autunno si sta facendo strada e i suoni estivi come i suoi servono giusto a farci venire nostalgia delle vacanze.
Ho scoperto la tua musica vedendo la tua esibizione al Melt! Festival sulla Boiler Room, e me ne sono immediatamente innamorato e volevo saperne di più, ma cercando “Roosevelt” su Google non ho trovato esattamente quello che cercavo: prima di tutto, quindi, parlaci del tuo nome: come mai l’hai scelto?
Quando pensavo a un nome per il progetto, volevo sicuramente che fosse di una parola sola, mi piace così. Poi un giorno ho visto il nome da qualche parte e l’ho scelto immediatamente. Mi piace anche la connotazione americana che ha. E poi, sia Theodore che Franklin Roosevelt sembrano brave persone.
Com’è andata la tua stagione estiva? La tua musica ha qualcosa di molto estivo secondo me (non solo per via di titoli come “Sea” o “Soleil”), per cui immagino che tu caschi proprio bene nei festival estivi e nei party open air, è così?
L’estate è stata grandiosa, sono stato in un sacco di posti dove non ero mai stato prima, ho suonato a San Paolo, Los Angeles, New York, Barcellona, Praga… La mia musica è assolutamente al posto giusto quando è suonata ai festival. Ma allo stesso tempo non vedo l’ora che sia autunno e poi inverno, perché è il periodo dell’anno in cui puoi fare un tour propriamente detto. Nella stagione dei festival hai sempre questi tre giorni favolosi nei weekend con centinaia di musicisti diversi e folle gigantesche, poi torni a casa e devi riuscire a riprendere a lavorare. Lo trovo piuttosto difficile, soprattutto perché in questo momento sto cercando di finire il mio primo album.
Dicci qualcosa della tua storia musicale. Come hai iniziato a fare musica?
Al liceo suonavo in diverse band, ho iniziato con la chitarra e più tardi ho suonato la batteria. In effetti ho un background di chitarra e indie rock. Poi relativamente presto mi sono trasferito a Colonia, che mi è stata di grande ispirazione. La musica elettronica ha una presenza molto importante in città, così ho iniziato a produrre le mie tracce.
Hai iniziato come produttore o come dj? Direi che sei abbastanza a tuo agio con entrambe le cose. Ce n’è una delle due che preferisci?
E’ stato in effetti all’incirca nello stesso momento, anche se la musica che suonavo all’inizio nei dj set era nettamente più dura e minimale, probabilmente perché non mi azzardavo a suonare qualcosa di diverso da quello che la gente nei clubs si aspettava. Negli ultimi anni però ho trovato il modo di proporre i suoni che produco anche nell’ambiente di un club – almeno, in un modo che mi soddisfa. Probabilmente però preferisco essere un produttore. I dj set mi sembrano ancora come un’aggiunta, qualcosa che faccio oltre a produrre tracce e suonare live. Non potrei mai essere solo un dj, anche se può essere molto divertente suonare dischi che mi piacciono su un buon impianto, però lo vedo più come qualcosa di speciale. Non è il modo principale in cui voglio presentare il progetto – il focus dovrebbe essere sulle tracce originali e sui live shows.
I tuoi dj sets sembrano essere in qualche modo influenzati dalla disco oldschool, mentre le tue tracce suonano più come una sorta di pop elettronico estremamente moderno e con lo sguardo rivolto al futuro, quindi qual è la tua vera natura? Sei un ricercatore di dischi in cerca di perle nascoste o un cantautore che inventa melodie nuove?
Non mi definirei con una singola descrizione, è la parte divertente di tutto questo, che può mutare e diventare qualcosa di diverso in un ambiente diverso. Dico sempre che i miei dj set rappresentano la versione “notturna” di quello che produco. Sempre influenzati dal pop, ma molto più orientati al club, a volte più pesanti, ma anche distaccati da ogni preconcetto. Questo è il motivo per cui a volte mi capita di suonare due ore di vecchi dischi disco. Dipende sempre dalla situazione.
Parlando della scrittura delle canzoni, ultimamente sembra che molti artisti elettronici si stiano allontanando dalla struttura tipica dei “dancefloor tools” nelle proprie produzioni, per includere melodie e accordi più strutturati, e cantati: penso a te e a tutta la crew Greco-Roman, ma anche ad artisti come gli Esperanza o Tensnake, giusto per nominarne un paio. Ti riconosci anche tu in questo percorso? E perché credi stia accadendo?
Per quanto mi riguarda, non ho mai imparato a produrre dancefloor tools, e in effetti non mi hanno neanche mai attratto. Ma nella scena dei club c’è sicuramente una domanda di strutture più innovative rispetto ai soliti tool. Mi è anche capitato di aver suonato live in contesti techno/house e la maggior parte della gente è interessata a quello che sto facendo. Il range di situazioni diverse dove ho proposto il mio live set è molto esteso.
Parlando di djing, invece, dicci i tre dischi che non toglieresti mai dalla borsa.
Cambiano ogni momento. Ma questi sono alcuni dei miei preferiti con cui non ti puoi sbagliare:
Sir Own – Hooked (Kon’s Nite Time Remix), Matias Aguayo – Rollerskate (Sanfuentes & Alex Thunder Version), Soundstream – Inferno.
La compilation della Greco-Roman, “We Make Colorful Music Because We Dance In The Dark”, contiene la tua traccia “Sea” nel disco intitolato “Colorful Music”. Hai anche un lato più oscuro, in contrasto con il lato colorato delle tue produzioni?
Mi sento abbastanza a mio agio con il mio lato colorato. Soprattutto con il background che ha la Greco-Roman, mi rendo conto che io faccio parte del lato più pop dell’etichetta. Nei remix però cerco di mostrare un po’ di più il mio lato club-inspired.
Vivi ancora a Colonia? Prendi parte alla scena locale? E parlando di scene locali, pensi che abbiano ancora senso oppure la possibilità di condividere contenuti su internet ha reso il mondo un’unica scena globale?
Adesso vivo a Berlino, perché posso permettermi un appartamento qui dove registrare il mio album, ma penso che tornerò a Colonia a un certo punto. Penso che oggi le scene non siano più così importanti. Mi piace comunque l’idea di condividere lo studio con delle band, o andare in tour con delle band con cui hai fatto amicizia. E’ una sorta di supporto reciproco che non hai quando fai le cose principalmente da solo.
In tema di condivisione del contenuto e di collaborazione, ci sono degli artisti con cui hai in mente o vorresti collaborare? Devo ammettere che l’idea di sentire qualcosa prodotto a quattro mani da te e Totally Enormous Extinct Dinosaurs, con cui sei andato in tour, mi fa venire l’acquolina in bocca.
Ho fatto un remix per una band norvegese di nome ‘Kakkmaddafakka’ di recente, e andrò in tour con loro in ottobre. Oltre a questo, il mio remix per i miei amici di Colonia, i ‘COMA’, esce su Kompakt verso la fine del mese. Appaio anche in due tracce del loro primo album, che sono state prodotte nel periodo in cui ho condiviso lo studio a Colonia con loro.
Ultima, obbligatoria, domanda: piani per il futuro dopo “Eliot” e il tuo remix in uscita su Future Classic? C’è qualche possibilità che ti vediamo in Italia presto?
In autunno e in inverno sarò in tour più possibile in Europa. Spero di riuscire a suonare in Italia prima o poi. In effetti ho suonato a Brunico quest’anno, ed ero molto contento di suonare finalmente in Italia, ma dimenticavo che è la parte tedesca dell’Italia, quindi non è stato molto diverso dal resto dei miei shows. Forse verrò più a sud nei prossimi mesi, ci spero!
English Version:
Summer, late afternoon in a usual working day. Surfing around the Internet to procrastinate the actual work I should be doing I end up, as usual, on the Boiler room live stream, transmitting from the Melt! festival.
On stage there are two guys, one of which holds a guitar, playing some sort of banging chillwave, or something like a relaxed electropop: call it whatever you want, but I was instantly kidnapped by their music. I learn that the guy with the guitar is the main man of the project, called Roosevelt, that he releases for Greco-Roman and he has an EP, “Elliot”, coming out in a few weeks which is really tasty: a fan was born on that day, and if you give him a chance probably some more fans will be born, even now that fall is coming and things sounding so “summer-y” like his tracks are just useful to make us nostalgic of our holidays.
I discovered your music when I saw your exhibition at Melt! festival on the Boiler Room and immediately fell in love with it, so I wanted to know more about you, but looking up “Roosevelt” on Google didn’t really give me what I wanted: first of all, then, tell us about your name: why did you choose it?
When I was thinking of a name for the project, I was just sure that i wanted one word, i kind of like that. Then someday i saw the name somewhere and instantly chose it. The USA connotation that it has is nice as well. Also both Theodore and Franklin Roosevelt seem to be nice guys.
How was your summer season? Your music has a very “summer-ish” vibe in my opinion (not only thanks to track titles like “Sea” or “Soleil”), so I guess you fitted pretty well with the summer festivals and open air parties, is it so?
This summer was great, I have been to lots of places that i’ve never been before, played in Sao Paulo, Los Angeles, New York, Barcelona, Prague.. My music is definitely in the right place when it’s played at festivals. But I’m also really looking forward to fall and winter, cause it’s the time where you can tour properly. In the festival season you always have this great 3 days on week-ends with hundreds of different musician and huge crowds, and then you get back home and have to manage to get back to work again. I find that quite hard, especially because right now I am trying to finish my debut album.
Tell us something about your musical history. How did you first get involved with music?
In high school I played in different bands, I started with guitar and played drums later. I really come from a guitar / Indie rock music background. I moved relatively early to Cologne, which inspired me a lot. Electronic music is really present in the city, and so i started to produce my own tracks.
Did you start out as a producer or as a dj? You seem to be quite comfortable with both. Do you prefer any of the two sides?
It was actually around the same time, although the music I first played during a DJ-Set was really harder and more minimalistic. Probably because I didn’t dare to play something else than the people in clubs were expecting. Over the last years I figured out how to implement the sound that I produce in a club environment – at least in a way that I am happy with. I probably prefer to be a producer though. DJ Sets still feel like an addition, something that I do next to producing tracks and playing live-shows. I could never be just a DJ, although it can be really fun to play the records that I like on a good soundsystem. But i see it more as a special thing. It’s not how i want the project to be presented primary – the focus should be on the original tracks and the live shows.
Your dj sets seem somehow influenced by oldschool disco, while your own tracks sound more like an extremely modern and forward-looking electronic pop, so what’s your real nature? A record crate digger looking for hidden gems to rediscover or a songwriter trying to invent fresh melodies?
I wouldn’t define me on a single description, that’s the fun part of it, that it can mutate into something different in another environment. I always say that my DJ-Sets represent the „Night-Version“ of what I’m producing. Still pop-influenced, but way more club-orientated, sometimes heavier, but also detached from any directions. That’s why i happen to play two hours of old disco records sometimes. It always depends on the situation.
Speaking about songwriting, lately it feels like many electronic artists are moving away from the usual “dancefloor tool” structure in their production, to feature more structured melodies, chords and lyrics: I’m thinking about you and the whole Greco-Roman crew of course, but also about acts like Esperanza or Tensnake, just to name a few. Do you feel the same way? And why do you think this is happening?
When it comes to me, i never learned how to make dancefloor tools, and I was never attracted by them as well. But in the club scene there’s definitely a demand for more innovative structures than the usual tools. I even play the live-set in techno/house settings sometimes and most of the people are interested in what I’m doing. The range of different occasions that i already played the live-set is really big.
As a dj, tell us your three records that will never leave your bag.
It changes all the time. But these are some favourites that you can’t fail with: Sir Own – Hooked (Kon’s Nite Time Remix), Matias Aguayo – Rollerskate (Sanfuentes & Alex Thunder Version), Soundstream – Inferno.
Greco-Roman’s label compilation, “We make colorful music because we dance in the dark”, features your track “Sea” in the “colorful music” disc. Do you also have a darker side as opposed to the colorful nature of your productions?
I feel quite comfortable on the colourful side. Especially with the background that Greco-Roman has, I’m aware of the fact that i mark the more pop-side of the label. In remixes i try to show a bit more of the club-inspired side that i have.
Are you still based in Cologne? Do you participate in the local scene? And speaking of local scenes, do you think they still matter or the possibility to share content on the Internet has made the whole world a huge, global, scene?
Right now i live in Berlin, because I can afford a flat here in which I can record my album, i plan to go back to Cologne at some point though. I think nowadays scenes are not that important anymore. I still like the idea of sharing a studio with bands, or going on tour with a befriended band. It’s a mutual support that you don’t get when you mostly do things on your own.
And speaking of sharing content and collaborating, are there any artists you are planning or willing to collaborate with? I must confess that the idea of listening to something coproduced by you and Totally Enormous Extinct Dinosaurs, whom you toured with, sounds awesome to me.
I recently did a remix for a band from Norway called ‘Kakkmaddafakka’, i will also go on tour with them in October. Besides that, my remix for my Cologne friends ‘COMA’ is out on Kompakt Records later this month. I’m also featured on two tracks of their debut album, that were made during the time i shared a studio with them in Cologne.
Final, obligatory question: plans for the future after your remix coming out on Future Classic? Any chances of seeing you around in Italy any time soon?
During fall and winter i will tour as much as possible in Europe. I hope to play in Italy at some point. I actually played in Brunico this year, and i was really happy to finally play in Italy, but I forgot that this is the German part of Italy, so it didn’t feel different than most of our shows. Maybe it takes me a bit more south in the next months, i hope so!