La voce calda, il ritmo della disco music, i bonghi balearici e i suoni ispirati alla musica del passato: Marius Lauber, in arte Roosevelt, riesce a inventarsi neo-tormentoni interpretando paesaggi marittimi all’ombra confortante dei mai scalfiti ’80, e mantiene le distanze dall’elettronica tipica della fredda Colonia, la città in cui è cresciuto. Dopo l’uscita di “Roosevelt”, debutto lungo su Greco-Roman, gli abbiamo rivolto qualche domanda per parlare di cosmic disco, di Nile Rodgers e della traccia perfetta.
In Italia, soprattutto negli anni 80, c’è stata la forte tradizione del “tormentone estivo”, che non rappresenta semplicemente un pezzo che si ascolta continuamente alla radio, dappertutto e ad ogni evento, ma soprattutto quel motivo talmente orecchiabile che nessuno riesce a toglierselo dalla testa. “Colours” e “Night Moves” potrebbero essere due perfetti tormentoni: qual è il segreto per catturare l’attenzione di chi ascolta?
Nessun segreto; tutto sta nella ricerca di quel momento magico in cui un’idea si trasforma in qualcosa di speciale con cui sentirsi connessi, ma non può essere una cosa forzata. Una cosa che ho imparato lavorando a questo disco è che nel mio caso la cosa migliore è concentrarsi all’inizio sulla scrittura della canzone. Esistono trucchetti che possono mascherare un pezzo noioso, ma se si compone una buona base poi la giusta produzione viene da sè.
Per quanto riguarda la musica elettronica Colonia è una delle città più importanti in assoluto: dallo Studio für elektronische Musik della WDR alla Kompakt Records. Il suono di Colonia è decisamente riconoscibile e diverso, per esempio, da quello di Berlino: quanto, e come, questa città ti ha influenzato?
Non ho mai ambito al “suono di Colonia”, ma la mentalità aperta di questa città mi ha aiutato a trovare lo stile che volevo. Per me Kompakt rappresenta da sempre il coraggio di sembrare troppo pop, senza paura, e la capacità di mischiarlo con il dancefloor.
Fondamentalmente sei lontano dallo stile Kompakt; hai uno stile tuo che poco ha in comune con quello di gente come Superpitcher, Mayer o Voigt. Hai seguito un percorso nato spontaneamente o è stata una scelta precisa?
È stata decisamente una scelta consapevole poiché non volevo fare club music, soprattutto in questo disco. Non mi sono mai visto come dj e non ho mai ambito ad esibirmi solo nei club o agli eventi. Posso comunque dire di essere influenzato da certi classici Kompakt: ascoltando tracce come “Über Wiesen” di Thomas & Mayer o i classici romantici di Justus Köhncke o Jürgen Paape probabilmente si sentirebbe subito.
Quando ho ascoltato “Roosevelt” per la prima volta ho subito pensato a cosa sarebbe potuto succedere se il disco fosse passato attraverso le manipolazioni di artisti come Lindstrøm, Todd Terje o Prins Thomas. Poi è successo davvero. Tu che cosa ti aspettavi?
Prins Thomas è uno dei migliori a remixare e ho sempre voluto che lui mettesse le mani su un mio pezzo; quando ha accettato di remixare “Colours” ero felicissimo. Mi sono imposto di non avere aspettative particolari ma alla fine il remix è esattamente ciò che lo rende così speciale per me: lui sa cogliere gli elementi ritmici più importanti e adatti ad un remix per il dancefloor e li enfatizza.
C’è qualcosa che ti lega alla loro musica? Intendo soprattutto la cosmic disco e le cose di Eskimo Records…
Si, soprattutto per i miei remix mi ispiro molto alla scena di Oslo, a gente come Todd Terje, Lindstrøm, Prins Thomas, Diskjokke, Bjorn Torske.
La tua musica è spesso paragonata a quella degli anni 80, a dispetto di un suono molto contemporaneo: cosa pensi di aver ereditato dalla musica di quegli anni?
Per quanto mi riguarda la mia musica non assomiglia a nulla di particolare o – almeno- non ho mai intenzionalmente deciso di fare musica ispirata agli ’80. Nel disco sono molte le influenze del passato, dagli anni 70 come dagli 80 e dai 90. Non ho mai voluto far rivivere un suono in particolare, preferisco essere consapevole dei riferimenti passati e mutarli in un suono, come dici tu, contemporaneo.
Che la disco music ti sia d’ispirazione è innegabile; sul palco, con la tua chitarra, ti muovi addirittura come Nile Rodgers (una cosa adorabile). Ti piace la definizione “indie disco”?
Perché no? Penso di aver sentito parlare di cento generi diversi per la mia musica, e non mi da fastidio. Se la gente ha bisogno di dare un determinato nome per identificare il mio stile va bene così. La mia musica è per tutti e non ho intenzione di dire alla gente cosa sia.
Se potessi duettare con qualcuno del presente o del passato, chi sarebbe e che tipo di spettacolo ne verrebbe fuori?
Mi piacerebbe molto fare una canzone con il cantante inglese Sampha. Sono un suo grande fan da anni e ha una voce unica.
Come sei arrivato su Greco-Roman? Sei anche tu un vero raver, come lo erano Goddard e soci quando hanno fondato l’etichetta?
Mi hanno mandato un messaggio perché volevano incontrarmi; in quel momento avevo una sola traccia completa così loro mi incoraggiarono a fare più musica in studio e a completare un disco. Penso che per quanto Greco-Roman sia legata alla mentalità rave, hanno sempre saputo dosare intelligentemente cose diverse tra loro mostrando un roster di artisti molto variegato.
Sembri davvero uno che ha ascoltato tanta, tantissima musica, con una profonda conoscenza della storia della disco (e non solo): preferisci cercare perle nei negozi o passare ore davanti a YouTube?
Diciamo che appartengo all’era digitale quindi cerco musica prevalentemente sul web. Ultimamente sto ascoltando molti mix di DJ e quando mi innamoro di una traccia cerco di scoprire se altri DJ l’hanno suonata nei loro set e mi ascolto anche quelli. È un bel trucchetto per trovare nuova bella musica, sempre interconnessa ma capace di aprire porte che prima nemmeno conoscevi.
A warm voice, the rythm of the disco music, a balearic sound and inspirations from the past: Marius Lauber, aka Roosevelt, can conceive a summer hit taking inspiration from the magical eighties and keeping the distance from electronic music made in Cologne, where he grew up. After “Roosevelt” was released, his debut long playing on Greco-Roman, we made him some question about cosmic disco, Nile Rodgers and how to make a perfect hit.
ENGLISH VERSION:
In Italy, especially during the 80s, we had an important tradition of summer hits; I’m talking not only about a song that you listen on repeat on the radio and at every party, but also about a tune that you can’t get out of your head. “Colours” and “Night Moves” seem to be two perfect summer hits: is there any recipe, or any secret, to capture every listener’s mind?
Not at all – it’s still about searching for that special moment when an idea turns into something special that you feel connected to, but you can’t force that. One thing i learned during the making of this album, is that for me it works better to focus on the song-writing itself first. Lots of production tricks can cover up a boring song – whereas if you wrote a good foundation first, it’s almost like the right production comes natural to you.
Cologne is one of the most important place in the world for electronic music: from WDR studio for electronic music to Kompakt Records. The sound from Cologne is clearly recognizable and very different from the one that comes from Berlin: how, and how much, these two cities have influenced your own sound?
I was never really aiming for a „Cologne sound“, but the open-mindedness of the city definitely helped me to find the style that i want to do. For me Kompakt was always about not being afraid of being too pop, and mixing pop with the dance floor.
You are basically far from the typical Kompakt style: your own style has almost nothing to do with the one from Superpitcher, Mayer or Voigt; was it a natural and instinctive path or was it a precise decision?
It was definitely a conscious decision that i didn’t want to do club music, especially with this album – i never saw myself as a DJ and i never aimed to perform my music in clubs or at parties only. Still i would say that I’m quite influenced by some of the Kompakt classics – if you listen to tracks like „Uber Wiesen“ by Thomas/Mayer, or all the romantic disco classics of Justus Köhncke or Jürgen Paape, you will probably here that.
When I first listened to the album I imagined what could happen if someone like Todd Terje, Lindstrøm or Prins Thomas had the possibility to make a remix. Then it happened: what did you expect? Were you actually waiting for this kind of remix?
Prins Thomas is one of the best remixers for me and I always wanted him to remix a track of mine – so i was really happy when he agreed to remix Colours. I tried not to expect anything specific but in the end the remix is exactly what makes him so special for me: He understands which parts of the track are important for the rhythmical feeling and should be in a dance floor remix, and emphasizes them.
Do you feel any kind of connection between the music you make and the music they make? I mean: cosmic disco and music from Eskimo Records…
Yes, especially for my remixes i’m really inspired by the Oslo disco scene – people like Todd Terje, Lindstrøm, Prins Thomas, Diskjokke, Bjorn Torske,..
The music you make is quite often compared to 80’s music, despite its very contemporary sound: what do you think you’ve inherited from those years?
For me i don’t really sound like a specific area, at least I didn’t plan to do music inspired by the 80s. There are lots of influences from the past on the album, but i think as much from the 70s as from the 80s or 90s. I never wanted to do a specific revival sound, but instead be aware of references from the past and turn it into a, like you mentioned, contemporary sound.
The inspiration you get from disco music is totally clear: on stage, with your guitar, you even move in a very Nile Rodgers way (and it’s adorable). Do you like the definition “indie disco”?
Why not? I think i have heard around 100 different genre names for my music yet, and none of them bothered me.. If people need certain names to pin down what style I’m doing then I’m happy for them to do so. My music is for everyone and i don’t want to tell people what it is.
Imagine a duet with someone from the present or from the past: who is he/she and what kind of show it would be?
I would love to do a track with UK singer Sampha. I’m a huge fan for years now and he’s got one of the most unique voices out there.
How did you get to Greco-Roman? Are you a real raver, just as Goddard and partners were when the label was born?
They gave me a message at some point and wanted to meet me – at a time where i just had one track finished – so they really encouraged me to make more music in the studio and to create a whole release. And I think as much as Greco-Roman is connected to a rave-mentality, they always released a really clever mix of different things and showed a lot of diversity in their artist roster.
You really look like someone that spent a lot of time listening to tons of music and has a very deep knowledge of (not only) dance music history: do you prefere going crate diggin or spending hours on youtube?
I’m definitely a digital native when it comes to this, so when I’m searching for music I do it mostly online. I’m listening to a lot of DJ mixes lately.. then when I love a certain track I try to find out who else played it in DJ sets, listen to those as well.. It’s a really good trick to find great new music that is still related to each other but opens a few new doors that you didn’t know before.