Malgrado (o anche grazie a) un’identità oculatamente avvolta nel mistero, quella di Rrose è una figura importante in quell’angolo – non più tanto ristretto – del panorama techno in cui l’orientamento dancefloor si sovrappone ad influenze ambient e alla ricerca di sonorità astratte e ipnotiche. Nel prossimo album del produttore californiano queste contaminazioni diventano un vero e proprio tributo a James Tenney, musicista statunitense fonte di un essenziale contributo, compositivo e teorico, allo sviluppo della musica minimalista e in generale dell’elettronica.
In “Having Never Written A Note For Percussion”, in uscita il 13 aprile su Further Records, Rrose reinterpreta in due versioni, studio e live, l’originale composizione omonima, datata 1971 e basata su un assolo di percussioni in cui la ripetizione di una singola nota si evolve in una scala d’intensità sonora che va dal pianissimo al fortissimo e viceversa. Il riferimento di Rrose è colto e forse un po’ autocompiaciuto, ma esplora la ripetizione, il riverbero e l’influenza dello spazio sulla percezione del suono, elementi comuni anche all’ipnosi da club. Un’esperienza di ascolto “attivo”, da fare rigorosamente in cuffia.