Viviamo in un’epoca in cui scoprire della musica nuova è davvero difficile, soprattutto per chi come noi ne ascolta in grande quantità: l’effetto “Filter Bubble”, quello per cui i contenuti con cui entriamo in contatto sono quelli più affini a quelli che vediamo e sentiamo di solito, fa sì che sia difficile uscire dalla propria comfort zone e avventurarsi in territori nuovi.
Quelle rare volte che avventurarci nel tunnel dei video correlati di Youtube ci porta in posti che non conoscevamo, quindi, ci si riempie il cuore di entusiasmo, soprattutto quando scopriamo qualcosa di davvero degno di nota come San Diego.
Non sappiamo granché di lui, anche “grazie” a un nome impossibile da trovare su Google, e già questo è una rarità in un tempo in cui sappiamo anche il numero di scarpe degli artisti prima ancora che pubblichino le prime tracce: sappiamo, e potevamo intuirlo dall’accento, che è di Roma, e praticamente nient’altro all’infuori delle quattro canzoni che ha caricato, appunto, su Youtube negli ultimi tre mesi.
Sappiamo che se avete apprezzato I Cani nella loro recente svolta più elettronica, o il Cosmo più introspettivo, o se vorreste che i Pop_X fossero un po’ più seri, probabilmente vi piacerà, come pure se, come noi, adorate il vaporwave in tutte le sue manifestazioni, non solo per le palme e i colori fluo che popolano i suoi video ad onor del vero non troppo articolati.
Sappiamo che la prima delle quattro tracce, “Vueling”, è forse la meno matura, al punto che sul finale sembra quasi incompleta, ma la più dichiaratamente vaporwave, con il suo incedere lentissimo, i riverberi dilatati e quel synth malinconico e retrò che starebbe benissimo in un disco di Blank Banshee:
Sappiamo che “Meteo”, la nostra preferita delle quattro, usa un sample che non vi spoileriamo ma che qualunque trentenne riconoscerà all’istante e che solo averci pensato è una delle cose più vaporwave che abbiamo mai sentito, come anche la tonalità ribassata con cui viene usato, ma che sample a parte ha anche un ritornello di quelli che ti rimangono in testa per giorni e un grosso potenziale da hit estiva:
Insomma, sappiamo che è qualcosa che nel panorama italiano secondo noi mancava: non inventa assolutamente niente di nuovo, ma ricombina elementi di artisti e immaginari “nostri” e di recente successo in maniera abbastanza personale e abbastanza paracula da funzionare benissimo, da risultare contemporaneamente familiare e fresco.
Le altre due canzoni, “Dio” e “Agosto”, ve le lasciamo scoprire da soli, ma quello che di certo sappiamo è che quando il fenomeno San Diego esploderà e lo sentirete dappertutto, potrete dire di averne sentito parlare per la prima volta su Soundwall.