Scusate il ritardo e il silenzio, che abbiamo scelto di rompere solo oggi. Non che la questione non ci importasse, tutt’altro. Siamo stati colpiti talmente forte che c’è voluta una riflessione in più su come comportarsi in una situazione tanto strana quanto surreale.
Stiamo parlando ovviamente dell'”affaire Guetta“, quello che in questi giorni ha monopolizzato le bacheche dei nostri lettori e di chissà quanti altri “curiosi” che si sono trovati a leggere le nostre parole. Perché nei giorni in cui grazie ad un fake Sara Tommasi ha conquistato oltre 70K fan in sole 24 ore, noi non potevamo fare a meno di fare una cazzata simile ai suoi seguaci, credendo ad una news tanto assurda da volerla pubblicare.
Per questo (prima di tutto) vi chiediamo scusa, perché per la prima volta abbiamo mancato il nostro obiettivo principale: quello di potervi fidare al 100% di noi e delle nostre parole.
Il fatto di essere stati in buona compagnia – sono stati tantissimi i siti nel mondo che hanno ripreso e continuano a riprendere la stessa identica notizia – non vale da scusante e siamo sicuri che questo post non accontenterà tutti, anzi. Permetteteci però di anticipare chi ci accuserà di aver lasciato l’articolo così com’era per garantire ulteriori visite al sito: nella nostra storia non abbiamo mai modificato un articolo, una discussione, una critica. Lo stesso è successo in quest’occasione.
Ci teniamo a sottolineare questa cosa perché questa situazione ha destabilizzato anche noi, il lavoro che facciamo quotidianamente. Perché disintegrare qualsiasi tipo di record – in termini di visite – con una notizia del genere non ci rende assolutamente fieri. Anzi, ci fa vedere in modo diverso i contenuti a cui teniamo di più, quelli che meriterebbero davvero le visite che ha ottenuto il post su Guetta.
C’è da rifletterci sopra. Tutti. Una possibile riflessione in più, da parte nostra, è come David Guetta, anzi, ciò che Guetta rappresenta tocchi evidentemente un nervo scoperto che è tale per molte più persone di quanto ci immaginassimo – tocca anche chi non ci legge abitualmente, perché solo così si spiega la crescita esponenziale di views, a livello davvero dei colossi informativi del web, solo per quell’articolo – Perché? Forse perché c’è una saldatura in atto, sul suo conto, tra due fronti contrapposti: quelli per cui la musica elettronica e il deejaying non sono musica (quindi Guetta, eletto a “simbolo dell’elettronica”, è la prova provata delle proprie convinzioni), quella invece per cui la musica elettronica e il deejaying sono forme d’arte troppo nobili e preziose per essere rappresentate da un fenomeno “pop” e commerciale come il Guetta che abbiamo imparato a conoscere negli ultimi anni.
Noi ovviamente ci sentiamo più vicini ai secondi. Ad entrambi, comunque, diciamo: “Attenzione, perché a fare troppo gli indignati fate il gioco l’uno dell’altro”. Spieghiamo meglio: ci vorrebbe forse un atteggiamento più tranquillo, più laico. Ci vorrebbe il comprendere – qualcuno nei commenti l’ha fatto notare – che Guetta comunque non è l’ultimo arrivato, ora farà anche brani particolarmente paraculi e si offrirà in modo sguaiato al mainstream, ma ha una lunga storia dietro di sé fatta e formatasi al 100% dentro la club culture vera. Così come si tratta di capire che delegittimare i numeri e il successo che Guetta ottiene è una forma di “complesso di superiorità” che porta fuori strada. Guetta è criticabile, eccome, ma non deve diventare un capro espiatorio, un fantoccio su cui buttare sempre e sistematicamente i dardi infuocati del rancore.
Sintetizzando, in un mondo ideale meglio una view e un commento in più per elogiare un Theo Parrish (tanto per citare un nome su cui noi nessuno, riteniamo, possa avere qualcosa da ridire) che una view e un commento per insultare Guetta. Il che non significa che noi non parleremo più di Guetta e parleremo solo di Parrish: Soundwall vuole dare una rappresentazione completa del mondo dell’elettronica (e, sempre di più, dei suoi dintorni), Guetta può non piacere ma per molti motivi non lo puoi ignorare. Lo snobismo e il settarismo non sono mai stati una nostra cifra espressiva. Non ci interessano e, ammettiamolo, non ci piacciono. Quello che ci interessa e ci piace è, tra le altre cose, far sì che chi crede che l’elettronica non sia musica e non sia cultura si ricreda.
Perché poi, solo se sei informato su tutto o almeno su molto, e lo sei senza pregiudizi, puoi combattere più efficacemente a favore della “tua” cultura. Quella in cui un set di Theo Parrish in uno scantinato con cinquanta persone vale cento volte quello di David Guetta in un Tomorrowland.